La piccola fata
Iniziò
tutto un mattino di fine inverno, in quel mondo ovattato appena prima del
risveglio. Nel silenzio della casa quel suono, un piccolo “etcì” soffocato,
risuonò forte come un colpo di cannone. Faticando per emergere dai sogni, mi
guardai intorno e rivolsi uno sguardo interrogativo alla gatta Bianca acciambellata
ai piedi del letto.
“Devo
averlo sognato” mi ripetevo, ma non riuscivo a convincere nemmeno me stessa.
Qualcuno aveva starnutito nella casa silenziosa. Saltai giù dal letto e,
rinunciando alla tentazione di preparare per prima cosa un bel caffè, mi misi a
cercare ovunque. Naturalmente fu Bianca a farmi capire che c’era qualcosa tra i
vasi di piante, puntando in quella direzione e agitando nervosa la coda.
Mi
abbassai per vedere meglio, ma c’erano solo la terra umida e gli steli della
Spathiphyllum e della Zantedeschia.
Poi,
proprio mentre guardavo quel nulla, un altro piccolo “etcì” mi fece distinguere
una figurina trasparente, che si faceva piccola piccola dietro le foglie della
Calathea. Era tutta verde, alta più o meno dodici centimetri e con ali
piuttosto grandi che vibravano rapidamente. Era difficile da distinguere,
perché incerta come un’immagine sul punto di svanire.
«Non
temere. Non ti farò del male» cercai di rassicurarla, parlando pianissimo per paura di fare qualcosa di sbagliato. La
piccola figura si portò esitante sul bordo del vaso.
«Hai
preso freddo, poverina» dissi vedendo come rabbrividiva stringendo le piccole
braccia al corpo. Lei annuì. Le proposi un poco di latte caldo con miele e
annuì di nuovo, volando rapidamente vicino ai fornelli. Preparai in silenzio un
caffè per me e misi a scaldare un po’ di latte.
Spezzava
il cuore, vederla seduta a gambe incrociate sulla cucina a protendere le manine
verso la fiamma in cerca di un po’ di calore. Così le offrii una presina imbottita
come cuscino, versai il latte nel tappo di una bottiglia di plastica, aggiunsi
una goccia di miele e glielo porsi, raccomandandole di stare attenta a non
scottarsi.
Il
mio premio fu sentire per la prima volta la sua voce, mentre mi ringraziava.
Era una voce da ruscello, trillante eppure distinguibile.
Preparai
la colazione per Bianca e infine io e la piccola fata ci dividemmo un biscotto,
osservandoci a vicenda con aperta curiosità. Adesso la sua immagine era di un
bel verde intenso, con striature più scure. Aveva lineamenti delicatissimi, con membra
esili e affusolate. Teneva le ali riunite dietro la schiena, come una farfalla,
e quelle erano la cosa più sorprendente di tutte, ornate di venature di mille
sfumature di verde come le foglie degli alberi.
Parlammo
per un po’, scambiandoci i rispettivi nomi e raccontandoci nel nostro amore per
le piante, la cosa che più ci univa. Poi la piccola fata si alzò, mi ringraziò
ancora per l’ospitalità e disse che doveva andare. Aprii a malincuore la
finestra e la guardai volare rapidamente sulle foglie dell’albero davanti alla casa,
dove mi fece ancora un piccolo saluto prima di svanire chissà dove.
Ma
fu al mattino dopo che mi resi conto di non aver sognato. Al risveglio tesi l’orecchio,
sentendo solo il silenzio che avvolgeva la casa. Ma quando mi alzai dal letto
non riuscivo a credere ai miei occhi. All’improvviso tutte le piante che tenevo
in casa e sul balcone erano fiorite. I ciclamini splendevano di fiori accanto
alle primule colorate, alle viole, alle rose e ai gerani. In casa, tutte le
orchidee avevano aperto corolle di mille colori. Le piante verdi avevano
gettato nuovi germogli. Ero stupefatta e felice, per quella fioritura
improvvisa che aveva trasformato la mia casa e il mio balcone in un giardino
impossibile, con tutte le piante fiorite nello stesso tempo.
Sapevo
chi dovevo ringraziare, ma non come farlo.
Da
allora, una piccola lanterna accesa orna il mio balcone nelle sere più fredde e
accanto c’è sempre una minuscola tazza di porcellana per bambole, piena di
latte caldo e miele. A volte la ritrovo intatta al mattino, ma altre volte è svuotata
e i pezzetti di biscotto sul piattino sono spariti. Saprei comunque di avere
ricevuto visite, perché i miei fiori e le mie piante in quei giorni sono più
belli e più colorati, anche se hanno ripreso a fiorire solo quando è giunto il
loro tempo.
Non
ho mai più rivisto la piccola fata, ma sapere che c’è riempie ogni mio giorno di
felice mistero e di stupore per le piccole cose che troppo, troppo spesso dimentichiamo
di vedere.
L'immagine è mia. Chi è arrivato a leggere fin qui può guardare bene il centro della foto... C'è un contorno d'ali... Forse?