Le urla
Le urla erano ancora troppo vicine per fermarsi, “ Bigfool … Bigfool … Bigfool “ ripetevano ossessivi. Bigfool … il grande scemo. A lui non è che quel nome importasse molto, anche perché nel villaggio tutti i ragazzi da sempre l’avevano chiamato così. A volte scandivano il suo nome nel modo in cui si acclama un eroe, come quando con una spallata aveva fatto cadere tutte le mele dall’albero o come quando con un tronco aveva costruito un ponte per attraversare il ruscello. Ma questa non era una di quelle volte: gridavano il suo nome per deriderlo e lo facevano spesso. Era in quei momenti che sentiva la necessità di nascondersi nel bosco, dove nessuno di quei mocciosi avrebbe mai avuto il coraggio di addentrarsi. Ma lui sì , lui lo sentiva come una calda coperta in una fredda giornata d’inverno.
Nel bosco trascorreva molto tempo a raccogliere frutti e funghi o più semplicemente si trastullava a spiare gli animaletti che numerosi l’abitavano, ma in questi giorni che anticipavano l’inverno non vi era nulla da raccogliere e nessun rumore tradiva la presenza si esseri viventi. Fu così che si ritrovò a girovagare senza una precisa meta, certo solo che comunque per un po’ sarebbe stato nascosto lì - come del resto faceva spesso - quando, da oltre una collinetta, tra i cespugli, sentì come un rantolo. Non era un grugnito, lui lo sapeva riconoscere un cinghiale, e nemmeno un cervo o un … “ORSO” … gli si strozzò in gola l’urlo. Non serviva neanche avvicinarsi oltre per vederlo meglio, da quanto era grosso, e con stupore si accorse che certamente anche lui aveva notato la sua presenza, ma nonostante ciò non sembrava reagire e tantomeno aggredirlo, anzi, dava l’impressione di voler dire qualcosa, con un lamento sempre più debole, soffocato … rassegnato.
Riconoscendo negli occhi dell’animale la paura, si avvicinò con movimenti lenti ma decisi, da vero cacciatore, tanto da sentirne il fiato sul viso, fu allora che si accorse che la bestiola era caduta in una tagliola lasciata lì chissà da chi. Non era stata posizionata certo per l’orso, anche perché quello era forse il primo che si vedeva libero da quelle parti. Il ragazzo si ricordò di un orso che aveva visto qualche tempo prima chiuso in gabbia e già allora aveva provato tanta tristezza.
Sussurrando parole senza senso allo scopo di calmare l’animale, si chinò ai suoi piedi e con movimenti lenti iniziò a liberarlo dalla trappola. L’orso non reagiva, forse stremato o forse, e questo era quello che gli dava il coraggio di proseguire, fiducioso nel piccolo uomo.
Si narra che spesso Bigfool venga visto al margine del bosco insieme a un orso e che con questi trascorra gran parte del suo tempo; si narra anche che, se qualcuno prende in giro il ragazzo, dal bosco si levino spaventosi ruggiti. Si narra, ma quel che è certo è che da quel giorno il ragazzo stesso si è trasformato in orso e, come il suo compagno del bosco, si erge a difesa di chi un orso non ha.
Nel bosco trascorreva molto tempo a raccogliere frutti e funghi o più semplicemente si trastullava a spiare gli animaletti che numerosi l’abitavano, ma in questi giorni che anticipavano l’inverno non vi era nulla da raccogliere e nessun rumore tradiva la presenza si esseri viventi. Fu così che si ritrovò a girovagare senza una precisa meta, certo solo che comunque per un po’ sarebbe stato nascosto lì - come del resto faceva spesso - quando, da oltre una collinetta, tra i cespugli, sentì come un rantolo. Non era un grugnito, lui lo sapeva riconoscere un cinghiale, e nemmeno un cervo o un … “ORSO” … gli si strozzò in gola l’urlo. Non serviva neanche avvicinarsi oltre per vederlo meglio, da quanto era grosso, e con stupore si accorse che certamente anche lui aveva notato la sua presenza, ma nonostante ciò non sembrava reagire e tantomeno aggredirlo, anzi, dava l’impressione di voler dire qualcosa, con un lamento sempre più debole, soffocato … rassegnato.
Riconoscendo negli occhi dell’animale la paura, si avvicinò con movimenti lenti ma decisi, da vero cacciatore, tanto da sentirne il fiato sul viso, fu allora che si accorse che la bestiola era caduta in una tagliola lasciata lì chissà da chi. Non era stata posizionata certo per l’orso, anche perché quello era forse il primo che si vedeva libero da quelle parti. Il ragazzo si ricordò di un orso che aveva visto qualche tempo prima chiuso in gabbia e già allora aveva provato tanta tristezza.
Sussurrando parole senza senso allo scopo di calmare l’animale, si chinò ai suoi piedi e con movimenti lenti iniziò a liberarlo dalla trappola. L’orso non reagiva, forse stremato o forse, e questo era quello che gli dava il coraggio di proseguire, fiducioso nel piccolo uomo.
Si narra che spesso Bigfool venga visto al margine del bosco insieme a un orso e che con questi trascorra gran parte del suo tempo; si narra anche che, se qualcuno prende in giro il ragazzo, dal bosco si levino spaventosi ruggiti. Si narra, ma quel che è certo è che da quel giorno il ragazzo stesso si è trasformato in orso e, come il suo compagno del bosco, si erge a difesa di chi un orso non ha.
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