Babbo Natale e
il drago
Mirra
e Mina erano due draghette gemelle, uguali in tutto e per tutto. No, veramente
in qualcosa erano diverse. Mentre una era azzurra come il cielo, l’altra era
rossa come il tramonto.
Ma,
quel che più conta, erano diverse nel carattere. Una era buona come un angelo,
l’altra era proprio monella.
Le
urla di mamma drago risuonavano spesso nell’accogliente caverna che era la loro
casa: «Ma insomma! Chi ha rovesciato tutta la farina? Chi ha rubato la
marmellata di rovo?»
«Non
sono stata io!» si difendeva subito una delle gemelle spalancando gli occhioni.
E la mamma le credeva, poiché aveva proprio l’aria innocente, e sgridava l’altra.
«Mina! Sempre tu mi fai disperare.»
Il
guaio è che Mina non era affatto una peste. Anzi, era così buona che si
prendeva spesso la colpa per le marachelle della sorella. Però un po’ le
dispiaceva, passare sempre per cattiva.
Ultimamente,
poi, Mirra, ci aveva preso gusto a quella specie di gioco e a volte, mentre la
mamma non guardava, lo faceva apposta a combinare qualche guaio, solo per il
gusto di vedere incolpare la sorella.
Quella
sera, l’aveva combinata proprio grossa. Aveva sollevato il coperchio della
pentola in cui stava cuocendo l’arrosto per la cena di Natale, e con una
vampata di fuoco l’aveva completamente carbonizzato. «Tanto a me l’arrosto non
piace,» disse sottovoce alla sorella «e poi così avrò io anche i tuoi regali di
Natale, perché tu sarai messa in castigo.»
Mina
era inorridita, ma ancora una volta si prese senza fiatare la sgridata ingiusta.
Tutta
avvilita, si rincantucciò all’entrata della caverna. Tanto, i draghi non
soffrono il freddo, perché hanno il fuoco dentro.
Fuori
infuriava una forte tempesta di neve, con raffiche di vento forte che facevano
volteggiare i bianchi fiocchi leggeri. Mina ne prese uno con una zampetta,
osservando incantata la sua bella forma elegante, ma il suo calore la sciolse
in un attimo, trasformandola in una goccia d’acqua.
Mina
era così triste, che qualche goccia d’acqua le scese anche dagli occhi, offuscandole
per un istante la vista. Tanto che le sembrò di vedere, in mezzo alla tempesta
di neve, una figura in movimento. Sbatté gli occhi per liberarli dalle lacrime
e si accorse che un omone grande e grosso si stava davvero avvicinando.
«Salve
Mina! Cercavo proprio te,» la salutò. «È
proprio l’ora di mettere un po’ di cose
a posto.»
L’omone
entrò nella caverna, presentandosi gentilmente a mamma drago, che comunque lo
aveva riconosciuto immediatamente. «Babbo Natale, che onore ricevere la vostra
visita nella nostra umile caverna.»
Babbo
Natale, perché era proprio lui, spiegò che era venuto perché sapeva che in
quella caverna vivevano due draghette e lui aveva bisogno dell’aiuto di una
delle due, che sapeva essere una draghetta molto buona. Mamma drago, ancora in
errore, iniziò subito a decantare la bontà di Mirra, ma Babbo Natale le spiegò
chiaro e tondo come stavano le cose.
Mamma
drago ci rimase malissimo e voleva correre ad abbracciare Mina e a scusarsi con
lei per tutte quelle ingiustizie, ma Babbo Natale tagliò corto. Era in
emergenza, spiegò, perché doveva volare a consegnare i regali a tutti i bambini
e i draghetti buoni del mondo, ma con quel tempo lui e le sue renne si
sarebbero congelati. Certo se una draghetta gentile si fosse offerta di
accompagnarlo, di certo il suo calore lo avrebbe salvato dal congelamento…
Mina
non ci pensò su un momento, e si offrì di buon grado. Volarono per tutta la
notte, ridendo e scherzando come due vecchi amici, lei e Babbo Natale. Fu una
notte piena di magia e quando all’alba rientrò stanca alla caverna, pensò che
quello era il migliore Natale di sempre.
Al
risveglio trovò sotto l’albero tutti i suoi regali e in più una cosa che non
sarebbe mai aspettata. Un bellissimo fiocco di neve di puro cristallo che non
si sarebbe mai sciolto, con i ringraziamenti speciali di Babbo Natale.
Ma
secondo voi, Mina era la draghetta rossa o quella azzurra?
Buonanotte. Buone fiabe
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