La fiaba del giorno
La stanza
incantata
Marilù
era davvero, davvero stanca di stare ferma a letto.
La
malattia era più lunga e noiosa del previsto e ormai le sembrava che il tempo
si fosse fermato. Per fortuna, le avevano portato tanti libri pieni di belle
storie e illustrazioni meravigliose. Quando era troppo stanca per leggere,
Marilù osservava incantata le figure piene di particolari, accarezzava piano
col ditino i contorni delle ali di una fata mormorando “come sei bella…” oppure
fingeva di accarezzare la pelliccia setosa di un cerbiatto o quella folta di un
lupo.
Senza
nemmeno accorgersene, lasciava che la fantasia la portasse lontano, dove erano
ambientate quelle storie, in folte foreste e in regni incantati, nelle tane dei
conigli, sulle nuvole o su altri pianeti.
Erano
tante avventure diverse, tante vite possibili che le servivano per consolarsi
della sua, che al momento era tutta racchiusa in quella stanza dalle pareti
noiose e dal soffitto bianco.
Quello
che non sapeva, era che le creature magiche avvertono una specie di richiamo,
quando un bambino pensa tanto a loro.
Marilù
non poteva vederli, perché erano invisibili, ma in quel momento nella stanza
con lei c’erano ben due gnomi, quattro elfi bambini, tre folletti e una fata.
Più diversi animaletti fatati.
“Questa
bambina ci vuole bene” stava mormorando commosso un elfo bambino, e poi rivolto
alla fata: “Non possiamo aiutarla?”
La
fata, a cui tremavano un po’ le ali come se le stessero facendo il solletico,
scosse dolcemente la testa: “Non possiamo interferire, lo sapete bene. In
qualche modo la stiamo già aiutando, perché le nostre storie le tengono
compagnia. Credo che senta il tocco lieve delle nostre mani, quando le
accarezziamo la fronte. Di più, non possiamo. Abbiamo il divieto assoluto di
portarla fuori da questa stanza, se non con la fantasia.”
Un
folletto rimase a capo chino per un momento e poi fu chiaro che aveva avuto un’idea,
perché nel mondo magico si sa che i folletti hanno il cervello fino. “E se
portassimo il mondo nella stanza?”
Tutti
lo guardarono meravigliati. Nessuno ci aveva pensato.
Ma
certo! Era così semplice.
Detto
fatto, davanti agli occhi di Marilù il soffitto iniziò a colorarsi dell’azzurro
del cielo. Si fece avanti uno gnomo dei boschi: “Vorrei iniziare io, se non vi
dispiace.”
All’assenso
degli altri, iniziò a far svanire le pareti, facendo apparire i contorni degli
alberi del suo bosco, che conosceva così bene. Ben presto la stanza si riempì
di profumo di resina e del canto degli uccellini. Marilù era incantata.
Sospirava soddisfatta, crogiolandosi ai raggi del sole.
Quando
toccò agli elfi, l’aria si fece frizzante e profumata, mentre dolci onde orlate
di spuma si infrangevano dolcemente su bianche scogliere e spiagge rosate. Sul
blu del mare navigavano soffici vele bianche, che sospingevano velieri d’argento.
I
folletti portarono nella stanza le distese di fiori primaverili delle
brughiere, i paesaggi dei regni di ghiaccio, le aspre cascate delle terre
impervie.
La
fata portò un incantevole giardino nella luce dorata del tramonto, pieno del
profumo dei fiori e dei voli delle farfalle e poi delle lucciole.
Quando
fu scesa la notte, furono gli animali e invitare in quella piccola stanza i
cieli immensi trapunti di stelle, le cime degli alberi viste in volo, i laghi tranquilli
in cui si specchiava la luna.
Infine
il lupo evocò una splendida luna piena, per cui iniziò a cantare dall’alto di
una rupe, sempre più dolcemente, fino a quando Marilù, felice come non era mai
stata, si addormentò con un sorriso beato.
Anche
le creature magiche riposarono, quella notte, di un sonno sereno.
E
al mattino dopo, Marilù era guarita.
Quel
bagno di felicità le aveva fatto così bene da far fuggire via la malattia.
Passarono
molti anni, dopo di allora. Marilù diventò adulta e poi anziana. Ma fu sempre
serena e felice, perché sapeva che, anche se invisibile, il mondo magico con le
sue meraviglie era sempre accanto a lei.
Nessun commento:
Posta un commento