La mia fiaba per oggi.
Il
nonno e le stelle
A
Claudette il nonno era sempre sembrato un po’ burbero, anche se pensava che,
chiamandosi lui Claude, fra loro dovesse esserci un legame speciale.
Il
nonno, serio e di poche parole, spariva per intere giornate in montagna, per
tornare a sera con le gambe stanche e il volto arrossato dal sole.
“Dove
sei stato tutto il giorno?” voleva sapere Claudette incuriosita.
“A
parlare con le stelle” diceva lui allungando le gambe sul tavolino davanti al
divano.
Così,
quel giorno, si era un po’ preoccupata quando il nonno si era messo a
osservarla con aria critica e infine aveva detto: “Ti sei fatta grande. È ora
che impari a parlare con le stelle anche tu.”
L’aveva
portata nel negozio del suo amico Pierre, dove le aveva comprato dei vestiti
adatti, dei calzettoni pesanti e un paio di scarponicini da montagna con una
stella alpina ricamata sul fianco.
“Domani
ci si sveglia presto!” le aveva detto contento riportandola a casa.
Claudette
quasi non aveva chiuso occhio per l’attesa, e quando il nonno l’aveva svegliata
molto prima dell’alba, non aveva fiatato e si era vestita di buon grado.
La
mamma in cucina le aveva già preparato il latte caldo per la colazione e un
piccolo zaino con la borraccia piena d’acqua, il pranzo al sacco, la giacca
impermeabile. Sembrava un po’ emozionata anche lei. “Il nonno ha portato anche
te, a parlare con le stelle?”
“Certo,
piccola. Molte volte. Vedrai, sarà un’esperienza che ricorderai.”
Si
incamminarono nel silenzio della notte, solo Claudette e il nonno.
Quando
ebbero superato le ultime case del villaggio e si furono addentrati nella
foresta, il nonno prese a fischiettare di buonumore.
Claudette
non vedeva molto, dato che era ancora buio pesto, ma i passi sicuri del nonno
la guidavano sullo stretto sentiero che saliva e saliva. Lì, in montagna, il
nonno si muoveva agile e veloce come un ragazzo. Era talmente a suo agio che
Claudette si sentiva lei anche perfettamente al sicuro e protetta anche in mezzo alle ombre fitte proiettate
dagli alberi.
Ben
presto, gli alberi si fecero più radi, rivelando le cime delle montagne
innevate illuminate dalla luna. Approfittando di una breve pausa, la ragazzina
sollevò lo sguardo e improvvisamente capì il significato dell’espressione “parlare
con le stelle”.
Sopra
di loro e intorno a loro il cielo si spalancava in tutte le direzioni, popolato
da fittissime stelle brillanti e così vicine che sembrava di poterle toccare
con la mano.
“Manca
ancora poco” le disse il nonno beandosi di quello stupore. E iniziò a
raccontarle le storie di quelle montagne, le leggende segrete tramandate di
bocca in bocca. Claudette non l’aveva mai sentito pronunciare tante parole
tutte insieme e proseguiva felice seguendo il sentiero, che terminava in un
grande pianoro.
Erano
arrivati al culmine di una montagna abbastanza piccola, ma dalla cima
pianeggiante coperta dalla bassa erba d’alta quota.
Claudette
spalanco le braccia e con la testa rovesciata all’indietro iniziò a girare su
se stessa, gli occhi fissi a quel cielo meraviglioso. Le sembrava quasi che il
mondo si fosse rovesciato, e che da un momento all’altro avrebbe potuto cadere in quel cielo immenso e
stellato, che già iniziava lentamente a scolorare a est.
Quando
fu stanca di quel gioco, sedettero sull’erba a riposare e consumare una
sostanziosa colazione. Il nonno la incoraggiò anche a mangiare un bel pezzo di
cioccolato, mentre osservavano l’alba e le stelle che sparivano pian piano.
“Allora,
piccola Claudette, hai sentito parlare le stelle?”
“Eccome!”
rispose la ragazzina, comprendendo per la prima volta che cosa voleva davvero
dire sentirsi al settimo cielo.
E
non dimenticò mai, mai per tutta la vita, il giorno in cui il nonno le aveva
insegnato a parlare con le stelle.
Buonanotte. Buone fiabe.
Sono felicissima che siano tante nuove fiabe da leggere.
RispondiEliminaGrazie!
RispondiElimina