Questa deliziosa immagine ha ispirato la fiaba di oggi.
Gasp e i libri
Gasp
era un topino vivace. Aveva quel buffo soprannome perché combinava spesso
marachelle e, quando era colto sul fatto, emetteva quel versetto strano, un “gasp”
soffocato, prima di darsela a gambe.
Gli
piaceva rovistare in cucina e far sparire qualche biscotto o un po’ di marmellata.
Gli piaceva andare di nascosto a curiosare nelle soffitte o a esplorare buche
nel terreno e nei tronchi degli alberi. Gli piacevano le cose che piacciono ai
topini, anche quando non dovrebbero farle, perché si tratta di azioni
imprudenti o pericolose.
Tante
volte se l’era cavata per un soffio, quando si era infilato nella tana di un
gufo irritabile o in una casa abitata da un gatto. Ma gli era sempre andata
bene, e questo lo aveva reso più spavaldo.
Quel
giorno era attratto da un odore strano e rosicchiò rapidamente la boiserie che
gli ostacolava la strada per raggiungere una stanza scura.
Le
pareti erano ricoperte di scaffali, su cui riposavano file e file di strani
oggetti rettangolari. A che cosa potevano mai servire? Era da loro che veniva
quell’odore curioso. Un misto di carta, inchiostro e… ma sì: avventura.
Un
rumore improvviso lo fece sobbalzare. “Gasp” fece il topino, prima di infilarsi
nuovamente nel buco della boiserie e rimanere immobile.
Non
si sentiva più niente.
Dopo
un po’ infilò il musino nel buco e si azzardò a rientrare nella stanza.
“Aha!
beccato!” disse una voce allegra.
Era
di una topina davvero carina, che lo guardava sorridendo dall’alto di uno
scaffale, dove sembrava intenta a rosicchiare uno di quegli strani oggetti.
“Che
cosa sono quelli?” chiese Gasp.
“Si
chiamano libri”
“E
sono buoni?”
La
topina si mise a ridere di gusto. “Buoni? Beh, dipende.”
“Ma
scusa, non lo stavi mangiando?”
La
topina continuava a ridere. Il guaio era che quando rideva diventava ancora più
carina.
“Dai,
vieni qui” lo invitò infine.
Gasp
si arrampicò sullo scaffale e vide che sul libro aperto c’erano file di strani
segni, neri come formichine.
“Che
cosa sono quelli?” chiese sconcertato.
“Sono
parole. I libri non si mangiano. Si leggono.”
Gasp
assorbì quell’informazione, ma faticava a concentrarsi, anche perché la topina,
da vicino, era ancora più graziosa. “Gasp” annaspò lui, cercando di darsi un
contegno.
Le
sue emozioni e la sua confusione dovevano essere evidenti sul suo musetto,
perché la topina si addolcì. “Se vuoi ti insegno,” propose con gentilezza.
Gasp
avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riusciva a parlare. Aveva la gola secca.
La
topina prese il suo silenzio per un sì, e si accomodò vicino a lui su una bella
poltroncina.
Così
Gasp ebbe la sua prima lezione di lettura, a cui ne seguirono molte altre.
Nella
stanza dallo strano odore, il topino scopriva straordinarie avventure, storie
di topini coraggiosi come lui, fiabe incantate. E la sua nuova amica lo faceva
ridere e divertire, insegnandogli sempre cose nuove.
Ora
Gasp non si metteva più tanto nei guai. Appena aveva tempo, approfittava di
ogni luce per mettersi comodo con un buon libro, a leggere.
Aveva
scoperto un modo meno pericoloso per soddisfare la sua curiosità e un mondo che
non aveva mai nemmeno immaginato.
Passarono
molti pomeriggi felici, Gasp e la topina, immersi nelle letture. E quando
diventarono abbastanza grandi si sposarono e si trasferirono in un posto che
aveva ancora più scaffali pieni di libri, dove vissero felici e contenti,
circondati da nidiate di topini curiosi.
bella, bella, bella!!!!! Bravissima e grazie per essere passata da me, un abbraccio lory
RispondiEliminaGrazie a te per la visita Lori! Un abbraccio
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