sabato 11 ottobre 2014





Ecco la fiaba per il fine settimana. per l'immagine, devo ringraziare Il Castello di Avalon, che ha inondato il web di splendidi fiori. 



La Terra dei Fiori Blu
Stefania guardava fuori dalla finestra, in quel pomeriggio piovoso, e si annoiava.
I pomeriggi piovosi possono essere deprimenti, quando hai solo nove anni e sei a casa della nonna, senza niente di bello da fare.
La nonna si avvicinò e si mise a guardare fuori anche lei.
Sospirarono all’unisono.

- Questa giornata mi ricorda tanto quella in cui visitai la terra dei Fiori Blu – disse la nonna disegnando un cuoricino col dito sul vetro appannato, subito imitata da Stefania.

- Dov’è? – chiese la bimba aggiungendo un altro cuoricino.

- Oh. Nessuno lo sa. Ero una bambina come te, a quei tempi. Un  giorno, stavo vicino alla finestra a guardare la pioggia e la vidi. Una creatura bellissima, leggera, che sembrava fatta di gocce di pioggia. Stava seduta sul ramo di un albero che si vedeva benissimo dalla mia finestra.

- Un albero come quello? – volle sapere Stefania.

- Sì. Proprio come quello. La strana creatura mi fa un cenno, e io apro la finestra. Entrò in casa. La sua sola presenza illuminava la stanza. Aveva ali leggere e trasparenti. Mi strizza l’occhio, mi prende per mano e ci solleviamo in volo.

- E poi?
Adesso la bimba stava disegnando sul vetro il contorno del ramo che vedeva dalla finestra, completamente assorta nel racconto.

- Non avevo paura. In un batter d’occhio mi trovo in cima a una collina che scende dolcemente fino al mare e il terreno è completamente ricoperto di bellissimi fiori blu. 

- Che fiori erano?

- Non l’ho mai scoperto. Fiori come non ne esistono da nessuna parte. La creatura alata mi sorride, e io mi metto a correre e a raccogliere un bel mazzo di quei fiori. Lì non pioveva, sai, c’era un bel sole. Poi mi siedo accanto alla fata (perché mi sa proprio che era una fata) e lei in un istante intreccia due bellissime ghirlande che ci mettiamo sulla testa. Sembravamo proprio due regine. Poi mette i fiori avanzati in un’ampollina di vetro decorata in argento, fa un gesto con la mano e all’interno c’è un liquido blu, luminoso come una notte di luna piena.

Orami sul vetro della finestra, accanto ai cuoricini disegnati con le dita, erano comparsi i rami intricati di un albero, con qualche uccellino posato e fiori. Seduta sul ramo, una figura alata.
La nonna proseguì il suo racconto.

- La fata mi consegna l’ampolla, poi mi prende per mano e mi riporta in volo fino a casa. Io mi ritrovo esattamente dietro la finestra, e fuori piove. penso di aver sognato, ma ho ancora in mano la bottiglietta con il liquido blu. La apro con cautela e…

- Non, nonna. Non ti fermare. Dove stai andando?
La nonna le fece cenno di pazientare e andò a frugare in un cassetto.
- Ma dove l’avrò messa? Ah, eccola qui. Guarda tu stessa.
Con queste parole porse a Stefania un bottiglietta minuscola, contenente un poco di liquido blu che sembrava vibrare di luce.

- Coraggio. Prova. – la incoraggiò la nonna.
Stefania sollevò con cautela il coperchio e si accorse che c’era uno stelo con un cerchio in fondo, come quelli per le bolle di sapone. Se lo avvicinò alle labbra e provo a soffiare.
Ne uscì una bolla di sapone con riflessi blu, grande e perfetta. Ma all’interno della bolla si vedeva chiaramente una fata seduta su un ramo che salutava con la mano.
La bolla si sollevò in alto, in alto, mentre la bambina non la perdeva di vista, affascinata. Poi scoppiò.
Stefania subito ne soffiò un’altra. Dentro a questa vide una collina coperta di fiori blu e una bambina in abiti antiquati che li raccoglieva.

Così, una bolla dopo l’altra, la bimba vide svolgersi sotto ai suoi occhi la storia che la nonna le aveva appena  raccontato.
Quando arrivò all’ultima scena si avvide che il liquido blu era quasi finito e richiuse il coperchio in silenzio.
- Non ti preoccupare- le disse la nonna con una lieve carezza sulla guancia. – Sembra sempre finito, ma ce n’è sempre abbastanza per un’altra giornata di pioggia…

Ormai scendeva la sera e non si vedeva quasi più nulla. Ma, appena prima che calasse il buio, Sefania ebbe l’impressione di vedere una figura lieve, seduta sul ramo, che la salutava con la mano.
    

giovedì 2 ottobre 2014

Dov'era finita la cantafiabe?

Dov’era finita la cantafiabe?


Un po’ di silenzio, c’è stato.
Stavo riordinando le idee e facendo bilanci. Sono passati ormai sei mesi dal fatidico corso be.a.blogger con Chiara Maci e ricordo che ci aveva suggerito di porci obiettivi semestrali, da raggiungere sempre.
Allora bilanci e progetti. Sentire le compagne di corso, per sapere che cosa succede.
Curare le bozze della prima fiaba pubblicata in un’antologia (la trovate su www.giardinodellefate.wordpress.com) e riordinare le emozioni. È stato bello esserci, sapere che la fiaba - la mia fiaba - era stata scelta per la pubblicazione tra tante altre e fare parte di un progetto insieme a persone fantastiche. È stato bello l’impegno per portare un po’ di magia e di fantasia in un mondo che se le sta perdendo per strada. 
Sarete voi a giudicare se, almeno un po’, ci siamo riusciti. 
E poi, nuovi progetti.
Un blog nuovo di zecca, inaugurato proprio oggi, perché è il giorno dedicato agli angeli custodi e spero che porti fortuna.
E infine, sullo sfondo, il lavoro incessante del Tai Chi e la ricerca di equilibrio tra cuore, mente e istinto.
Sembra facile, detto così.
Invece succede spesso che la mente vuole andare da una parte, ma il cuore o l’istinto non ci stanno. O che si scambino le parti.
È un’arte strana, da seguire. Quando funziona, però, è davvero una magia. E allora può succedere di passeggiare in un parco, in un bel pomeriggio di ottobre e di incontrare una farfalla stupenda che gentilmente si posa su una foglia e si presta a fare da modella. muovendo appena le ali.
E all’improvviso sembra che tutto intorno sussurrino le fate, che la magia e l’armonia siano ovunque, solo che a volte ci dimentichiamo come si fa a vederle.



Ma oggi le ho viste, quindi è stato un buon giorno. A cui spero seguirà una buona notte, popolata di fiabe.
Buonanotte. Buone fiabe.

 


mercoledì 1 ottobre 2014

Le coccinelle con l'ombrello




Eccoci!

Vi spiegherò domani il perché del mio silenzio degli ultimi tempi ma, intanto, una fiaba.




Le coccinelle con l’ombrello


Era un’estate piovosa. Piovosa come non se ne ricordavano.
Uomini e animali si lamentavano di quel tempo impietoso che li costringeva a trascorrere lunghi giorni rintanati al chiuso a masticare noia.

- Ma smetterà mai di piovere? si chiedevano i ragni costruendo ragnatele inutili, i bambini guardando gli ombrelloni chiusi sulla spiaggia, gli uccellini nel nido che rimandavano ormai da troppo tempo il loro primo volo.  

Continuava a regnare il buonumore, invece, nella casetta di Madame Coccinella e dei suoi bambini. Lì, mentre una bella torta cuoceva nel forno, i coccinellini si divertivano con mille giochi diversi.
Un po’ giocavano al tiro a segno uno sulla schiena a puntini dell’altro, un po’ giocavano a mimetizzarsi (il che non era facile dato il colore rosso acceso), un po’ leggevano libri di fiabe. Ma i giorni passavano, la pioggia non cessava e i giochi consueti ormai iniziavano a venire un po’ a noia.

Prima che la situazione peggiorasse, Madame Coccinella decise di che era tempo di fare una gita.

- Una gita? Ma piove! provarono a ribattere i piccoli.
- Ebbene, che piova! rispose senza scomporsi la mamma, mentre un grande sorriso le si disegnava sul musetto furbo.
- Ho giusto avuto un’idea…

La vecchia macchina da cucire fu messa all’opera, mentre una bella foglia lucida di magnolia veniva faticosamente portate in casa.
– Su, svelti! sollecitava  Madame, sfregandosi le zampette.

In men che non si dica, ecco confezionati tanti splendidi ombrellini tutti verdi e lucenti.

- E adesso, in marcia!

I ragni smisero di tessere le loro tele per osservare la famigliola, tutta felice e baldanzosa, che se ne andava a spasso per il prato con quegli strani arnesi.   
Ragno Chinotto, che giustappunto stava appeso a riposarsi in un angolo della cucina, rimase tanto sorpreso che ruzzolò dritto nella farina. Ne uscì tutto bianco come una spuma di birra e da quel giorno diventò noto a tutti come Ragno Spuma.
Per fortuna, aveva un buon carattere e non se la prese.

Le coccinelle in fila indiana continuavano la loro marcia, su e giù per i fili d’erba del giardino, e poi con decisione sui rami più bassi della robinia che, vedendo quello spettacolo, iniziò a ridere a più non posso. Avete mai visto una robinia ridere? No? È proprio da non perdere. Le foglioline leggere e i fiori bianchi si scuotono tutti, tanto che alla fine, invece di una albero, sembra di vedere solo una cascata bianca e verde di leggera allegria.

E le coccinelle su su per i rami, quasi impettite con i loro ombrellini ben alti sulla testa.
- Basta, basta. Per carità! implorò infine la robinia.
- Vi regalo volentieri uno dei miei fiori per cappellino. Uno a ciascuno di voi. Basta che scendiate.

E così fu fatto. A ogni coccinella fu regalato un bel fiore, che messo sul capino faceva una gran bella figura. Ma di mollare gli ombrellini, le coccinelle non ne vollero proprio sapere. Saltarono giù dai rami della robinia, spalancando le alucce.

Solo che gli ombrellini le facevano ruotare in modo strano, tanto che giunsero a terra ridendo come matte e vorticando come i semi degli aceri.

Gli uccellini, per guardare quello spettacolo, si sporsero tanto dal nido che ruzzolarono giù anche loro e finalmente provarono l’ebbrezza del primo volo.
Anche i bambini, visto quell’insolito spettacolo, uscirono in giardino sotto la pioggia fine per giocare con le pozzanghere e fare torte di fango.

Fu un pomeriggio pieno di risate e di allegria, quello. Tanto che la pioggia, alla fine, si mise a ridere anche lei e lasciò spazio a un bellissimo arcobaleno.
I giorni di brutto tempo erano finiti, ma l’estate no e tanti altri bei giochi attendevano la famiglia di coccinelle, che però continuò a conservare gli ombrellini dietro alla porta, perché non si sa mai…