lunedì 28 aprile 2014

State arrivando!





State arrivando. Un’altra comunicazione: “Ci sono Emanuela.”
Il convegno a Feeria sta per avere inizio. Mancano solo una manciata di giorni, ma voi ci siete. Me lo dite voi, me lo dicono i sogni e le fiabe in cui continuo a “inciampare”, che parlano di cani potenti. Se “Donne che corrono coi lupi” dice il vero, sono le forze più profonde che stanno arrivando, quelle più fedeli e affidabili. L’istinto che si accende come una torcia per illuminare la strada.
La fiaba in cui in particolare continuo a imbattermi è intitolata “I tre cani” e figura in parecchie versioni tra le fiabe italiane. A volte il cane è uno soltanto e si chiama Spezzaferro. Sempre, sono animali in grado di spezzare le catene, di eliminare le costrizioni, di vincere i draghi. Mi piace che siano qui con noi, adesso.
In molte versioni della fiaba, i cani vengono scambiati con tre pecore.
Oh, ok. Vi faccio un riassunto. Un vecchio mugnaio alla sua morte lascia al figlio e alla figlia i suoi unici averi: una casa e tre pecore. Il giovane, mentre porta a pascolare le pecore, incontra uno strano vecchio che lo convince a scambiare le sue pecore con tre cani. La sorella si arrabbia moltissimo e il giovane parte con i suoi tre cani in cerca di fortuna. Come nel “Gatto con gli stivali” questi animali saranno gli artefici della fortuna del ragazzo, che grazie a loro riuscirà a uccidere un drago e a conquistare la mano di una bella principessa. Ma prima dovrà subire ingiustizie (in alcune versioni verrà imprigionato, in altre verrà tagliato in due dalla sorella invidiosa) e sempre si salverà per l’intervento dei tre cani.
Mi sembra che la simbologia di questa fiaba sia abbastanza chiara. Scambiare le pecore con i cani sembra un’esortazione a “uscire dal gregge” a non avere paura e percorrere nuove vie.
I cani in questa fiaba sono meravigliosi. Abbattono muri e draghi, spezzano catene, liberano dalla prigionia e dalla morte. Il protagonista li chiama e loro accorrono, fedeli e possenti.
Chi non vorrebbe degli alleati così?
Con loro al nostro fianco, non ci sarà da avere paura. Potremmo appendere le nostre fiabe agli alberi di Feeria, sentendoci al sicuro. 
Non c’è un altro luogo in cui vorrei essere adesso, se non qui.
Non vedo l’ora di iniziare.
 

sabato 26 aprile 2014

Gratitudine

Gratitudine


Finalmente le ho trovate! Le orchidee blu che volevo da tempo. Sembrano pezzi di cielo catturati nei petali. Irreali, tanto sono belle.
Se fosse una fiaba, mi piacerebbe raccontare di un mondo di fiori tutti bianchi e di come hanno avuto i colori per mano di una fata, che ne ha rubato alcuni al mare, altri al cielo…
Ma è iniziato il conto alla rovescia per la Disfida e, anche se non lo faccio apposta, mi sento raccogliere le forze. Come se mi stessi ritirando per quello che verrà.
Vi prego, non voletemene. Ogni cavaliere si ritira in solitudine la notte prima del torneo e io ho solo iniziato un po’ prima. E siccome sento che me ne sto andando sempre più nel mio mondo di fantasia, ci tenevo, oggi, a parlarvi di gratitudine.
Non mi piace il buonismo a tutti i costi e probabilmente non arriverò mai a essere grata a chi mi fa del male per quello che mi insegna, però è vero che a volte, in mezzo a tante cose che vanno bene, abbiamo la tendenza a concentrarci sulle poche che non vanno.
L’esercizio della gratitudine ci riporta nella giusta misura. Alcuni consigliano di scrivere ogni sera almeno cinque motivi di gratitudine nella giornata appena trascorsa, altri insistono sulla necessità di trovarne almeno cento. Ci ho provato: è possibile.
Questa sera, probabilmente, ne potrei trovare anche molti di più.
Non solo per le orchidee celesti, ma anche e soprattutto per qualcosa di ancora più raro e prezioso: tutti voi, che siete stati con me fino a qui.
L’insegnante di una scuola importante mi ha scritto che presenterà la disfida agli allievi al rientro dalle vacanze pasquali. E mi ha scritto nonostante i giorni di festa, con una cortesia squisita.
Un’altra scuola inizierà a maggio un corso di scrittura sulle fiabe e sarà con noi.
Da un mese a questa parte sono entrata in contatto con persone meravigliose, coraggiose, appassionate e gentili.  Non lo sapete, ma avete fatto moltissimo per me, che avevo attraversato abbastanza baratri da aver quasi perso la fiducia nei miei simili. Sono grata a voi e sono grata alle fiabe, che hanno il potere misterioso di risvegliare il lato migliore di ognuno, chissà come.
Sono grata per ogni lettera che mi è arrivata, per ogni persona che si sta avvicinando al luogo simbolico delle fiabe con il suo bagaglio di esperienze, di sensibilità, di magia e di incanto. Anche se magari è rimasta in silenzio fin qui e sta, come me, raccogliendo le forze ritirandosi in se stessa per trovare qualcosa di bello da dire, quando sarà il momento, per mezzo di una fiaba.
A tutti voi, dal profondo del cuore, grazie.




venerdì 25 aprile 2014

Le fate in giardino



Le fate in giardino


Un pomeriggio sonnacchioso, con migliaia di piumini che volteggiano lenti nell’aria.
Un piccione posato a pochissima distanza da me che si scrolla le piume, tranquillo e incuriosito.
E se quei piumini bianchi fossero minuscole fate?
Il giardino è da sempre un luogo in cui ci si aspetta un incontro con le creature incantate. Forse perché ogni creatura viva possiede un suo incanto.
Delle tantissime amiche piante che condividono con me l’appartamento e il balcone, saprei dire di ognuna che personalità ha. In qualche modo ci “parlano” se sappiamo ascoltare. C’è il papiro, che è un po’ il compagnone del gruppo, sempre pronto a farsi un’abbondante bevuta e a levare gli steli eleganti ornati in cima da quei buffi pennacchi baldanzosi. C’è l’aristocratica amaranta, che si irrita subito e ingiallisce le foglie se le annaffiature e la luce non sono di suo gusto. Le esuberanti orchidee, con le loro profusioni di fiori simili a farfalle. La spettinata asparagina che butta steli lunghissimi per ogni dove… e poi naturalmente le petunie, i gerani, i gelsomini, i ficus, la gardenia…
Quando il cuore è tranquillo, è facilissimo vedere  in ognuna una presenza incantata.
E il cuore tranquillo me lo hanno insegnato le fiabe.  Perché non si entra a Feeria con il cuore chiuso, questo è sicuro.
Se ci si approda per sbaglio, si rimane come ciechi e sordi. Non si scorgono gli scoiattoli che corrono veloci sui rami, le fate che posano pazientemente ghirlande di rugiada sui fiori, gli gnomi che si nascondo nelle loro casette ai piedi degli alberi.
Mi sono tanto stupita, approfondendo la medicina cinese, di scoprire che c’è tutta una scienza per far funzionare bene il meridiano  del cuore. Per questa medicina, ricordo, la salute e il benessere sono legati  allo scorrere armonioso dell’energia nei diversi meridiani. Il meridiano del cuore si chiude quando qualcuno a cui vogliamo bene ci dice parole che feriscono, per esempio. Si chiude per i sentimenti non ricambiati, per le piccole sgarberie, per le ingiustizie. Mi piace pensare che tanti millenni fa uomini saggi abbiano costruito una scienza del benessere che si basa anche su una sorta di pulizia mentale, sull’equilibrio dei sentimenti, delle emozioni e dei pensieri. Capire che a volte l’ispirazione non arriva perché siamo noi che in quel momento abbiamo il cuore chiuso può servire. Non sempre è facile riaprirlo, ma sapere che si può fare è già molto. Quando l’irritazione e le piccole noie del vivere prendono il sopravvento e ci troviamo sbarrate le porte di Feeria, possiamo ritrovare l’accesso calmando la mente, riaprendo il cuore.
A volte restare per qualche tempo tranquilli in mezzo al verde è un toccasana. Quando il cuore ritorna tranquillo, ritorna anche l’incanto.   
E i piumini dei pioppi potrebbero davvero essere minuscole fate che volteggiano nell’aria.

mercoledì 23 aprile 2014

La parte critica


Ieri ho taciuto volontariamente una parte critica del lavoro, cioè, appunto, le critiche. Nostre e degli altri. Iniziamo dalle nostre. Abbiamo bisogno di osservare il nostro lavoro con occhio critico, se no rischiamo muoverci a casaccio, senza un orientamento.
In ogni caso, la nostra parte più critica deve stare zitta e buona mentre lavoriamo. Io la immagino come Assurancetourix, lo stonato bardo di Asterix che finisce spesso legato e imbavagliato durante i festeggiamenti di fine avventura.
Un eccesso di critiche mentre siamo al lavoro, spesso serve solo a bloccarci. Sommersi da quintali di critiche, rimaniamo schiacciati e non produciamo più nemmeno una riga. Meglio di no.
Mentre lavoriamo, lavoriamo. Certo, alcune scelte ci piaceranno più di altre. È normale e va bene, ma non soffermiamoci a criticare ogni sillaba.
L’ideale è, una volta completato il lavoro, lasciarlo riposare un po’. Staccarsene. Poi tornarci sopra a mente fresca. A quel punto, gli errori più grandi saranno evidenti e le correzioni verranno abbastanza naturali.
Il che non significa indolori.
Tiriamo giù Assurancetourix dalla pianta, lo sleghiamo e gli togliamo il bavaglio. Sbagliare non piace quasi a nessuno, eppure non conosco persone assolutamente e sempre infallibili. Fare sempre meglio, sì. Pretendere la perfezione sempre, no.
Nelle redazioni dei giornali ho scoperto diverse cose utili. In primo luogo, anche se si può sviluppare col tempo un certo istinto su quello che può andar bene o no, a volte si prendono lo stesso cantonate pazzesche. Ci sono articoli su cui avrei scommesso parecchio e che non sono piaciuti a nessuno e altri che magari ho fatto di malavoglia e che invece sono piaciuti.
Succede. E poi, le critiche degli altri. Nel corso degli anni, ho conosciuto tanti capiredattori che hanno fatto della capacità di criticare in modo sensato una vera e propria arte. Se un pezzo va corretto, va corretto, ma avere redattori in lacrime o depressi in ogni angolo non giova a nessuno. Allora, critica costruttiva. Dire esattamente che cosa non va bene e perché aiuta moltissimo. Se un pezzo è sbagliato, bisogna rifarlo. Ricordando che a essere sbagliato è il pezzo, non l’autore. Gli attacchi personali sono una di quelle che cose che è meglio evitare e di solito la dicono più lunga su chi li fa che su chi li subisce. Con le critiche giuste, quasi tutti arrivano a quello che, secondo me, è il punto di equilibrio: tra l’amor proprio e l’amore per quello che si sta facendo, vince leggermente quest’ultimo. Da entrambe le parti. Allora si possono accettare le critiche, se sono finalizzate solo a produrre un lavoro migliore. E pazienza se ci tocca ammettere di non essere infallibili.
Piacevole, non le è mai, ma si può fare.
Fuori dal punto di equilibrio, invece, succedono i disastri. Sbaglia di grosso chi critica in stile panzer, sbaglia di grosso chi scatta per ogni osservazione ed è troppo poco affezionato al proprio lavoro per accettare di migliorarlo. Perché si può sempre migliorare.
Per quanto mi riguarda, spero di continuare a farlo per tutta la vita.


martedì 22 aprile 2014

E ora, scriviamo!





È venuto il momento di prendere carta e penna e di mettersi al lavoro. Niente scuse, niente tentennamenti.
Lo facciamo insieme, ma lo facciamo adesso. Oggi venite a Feeria con me.

Prendiamo lo spunto del “palloncino rosso” che tanto sembra non piacere a nessuno e in ogni caso non ce lo “perdiamo”, anzi…
Ho detto carta e penna: va bene qualunque tipo di penna, anche una vecchia matita, anche un vecchio pennarello. Va bene qualunque tipo di carta, anche un foglio di quaderno o un tovagliolino di carta (mi è capitato di usarne, quando ero magari in un caffè e non avevo altro per scrivere sottomano).

Iniziamo:

C’era una volta un palloncino rosso.


Per ora non sappiamo altro. Il ‘c’era una volta” c’è sempre nelle mie fiabe. Poi magari lo tolgo in revisione, ma è sempre lì. Perché quando si entra a Feeria, si sente qualcosa. Io sento un piccolo sussulto di gioia e un senso di piacevole aspettativa che mi fa chiedere tutta contenta “Chissà che cosa succederà adesso?” .
Il ‘c’era una volta’ di solito è la via più accessibile per arrivarci. Mi basta scriverlo, ed ecco che sono a Feeria (o Fantasia o il Luogo delle Fiabe o come vi piace chiamarlo).
Sono a casa.
Il palloncino rosso: per ora sappiamo solo che è un palloncino, quindi può volare, e che è di colore rosso. Ancora non vedete la storia, le storie? Non c’è problema, andiamo avanti.

Si allontanava nell’aria, più su sempre più su.  Vedeva il bambino che fino a poco prima l’aveva tenuto legato al polso farsi sempre più piccolo e lontano… Lo aveva lasciato andare apposta, gli era sfuggito per sbaglio?
Eccole qui, le mie amiche. Le domande. Per scrivere una storia bisogna farsene tante. Sono loro che la fanno procedere. Qui c’era un’altra possibilità di sviluppo. Quella di un palloncino che non può volare, magari perché è legato a un sasso, magari perché e gonfiato male.. va bene lo stesso, solo che dobbiamo seguire una linea narrativa e ho scelto quella del palloncino che vola.
Iniziamo il racconto mentre sta succedendo qualcosa. Quello che viene prima (il papà ha comprato il palloncino al bambino e quello che ne consegue) il lettore può facilmente immaginarlo senza bisogno che glielo raccontiamo noi. Quindi, se non ci serve per la storia, lo eliminiamo.
Adesso abbiamo un palloncino (rosso) che vola nell’aria. Siamo all’inizio della storia e quindi le possibilità di sviluppo sono infinite. Il palloncino può avventurarsi per i mari del Sud e finire su un vascello pirata, nell’Isola-che-non-c’è o nella giungla. È uno sviluppo che mi piacerebbe, ma non oggi. Può finire in un giardino incantato. Magari ci sono alberi da cui pendono profusioni di smeraldi, rubini, perle e pietre preziose. Mi piace, ma forse un’altra volta. Potrebbe continuare a salire, salire e finire nel cielo pieno di stelle, incontrare gli abitanti della luna o il Piccolo principe sul suo asteroide. Nel regno delle fiabe, tutto è possibile. Non ci sono limiti, se non quelli che ci mettiamo noi.
Poiché non so se questa è la vostra prima volta a Feeria, ho deciso di coccolarvi un po’ e  di non farvi venire le vertigini tutto in una volta. Quindi terrò questa fiaba un po’ più vicina alla terra e vi riporto un pochino più giù.

Era una bella giornata di sole e il palloncino si cullava nell’aria tiepida continuando lentamente a salire verso le nuvole.
Vedeva sotto di sé la pianura verde e le montagne in lontananza verso cui lo sospingeva gentilmente la brezza.

Ok, ho deciso, del tutto arbitrariamente, che si va in montagna. Poiché mi seduce l’idea del palloncino rosso su uno sfondo verde vivo, lo voglio portare sullo sfondo degli abeti che ricoprono i fianchi dei monti. Se il palloncino avesse un colore diverso, la storia prenderebbe tutta un’altra direzione.
Notate che adesso noi siamo con il palloncino. Ce ne allontaniamo solo se qualcuno fa qualcosa a sua insaputa per nuocergli. Se no, rimaniamo con lui.

Gli sembrò di metterci solo un istante, per arrivare più vicino alle altissime montagne. Ne vedeva i fianchi ricoperti di folti boschi e le cime innevate.

Anche qui, come in altri punti della storia, possiamo scegliere tra un’infinità di sviluppi. Se ho voglia di ridere, posso immaginare che il palloncino incontra un’aquila miope che più miope non si può, che lo scambia per uno strano uovo e cerca di portarselo nel nido per covarselo. Oppure posso farlo rimanere impigliato nei rami di un bosco abitato da gnomi, fate e folletti. Io ho deciso di “volare basso” per oggi, quindi lo porto a scoprire una cascata.

A un tratto, sentì un rumore stranissimo. Una specie di fruscio, ma forte, che sembrava provocato da mille teli di seta strofinati insieme. Fu allora che vide la cascata. L’acqua cristallina sgorgava da un punto più alto della montagna e precipitava in basso formando un lungo nastro celeste, ricamata a tratti  di candida spuma.
L’acqua scorreva in una gola di rocce e le goccioline d’acqua degli schizzi formavano piccoli arcobaleni sospesi che sembravano disegnati sul cielo.
Il palloncino rimase a osservare incantato quello spettacolo.

Ancora, trovando l’acqua, si aprono infiniti ventagli di possibilità. Può scoprire le Ondine o i pesci o le sirene. Può conoscere gli animali di montagna che si avvicinano ai corsi d’acqua per bere.
Io, però, ho in serbo per lui un tiro mancino del nemico più imprevedibile che ci sia. L’aria.

Non si accorse, così, che una corrente d’aria lo stava trascinando sempre più vicino alla cascata e alle rocce. Fino a quando – swap! - fu risucchiato di colpo in un’oscura caverna.
Ben presto non riuscì a vedere più niente per il buio. Aveva solo un gran freddo e la sensazione viscida che danno a volte le caverne. Iniziò anche ad avere paura che quella corrente d’aria lo sospingesse contro le rocce aguzze.

Adesso il nostro palloncino non è in una bella situazione, lì, tutto solo, al buio. Facendo associazioni con il suo colore – è rosso – potremmo immaginare una sorta di percorso di crescita in cui il palloncino deve trovare le proprie risorse, il proprio coraggio. Deve capire che può cavarsela da solo, che ha le risorse per farlo. Non ho molta voglia di approfondimenti simbolici, in questo momento, quindi ve la cavate con qualcosa di meno complicato. Naturalmente, anche qui potrebbe entrare lo zampino di qualche personaggio o oggetto magico che lo cava d’impiccio. Magari nella caverna abita un potente mago buono o cattivo che… ma no. Vi porto in un’altra direzione.

In quei momenti il palloncino pensò davvero di essere molto sfortunato. Finire così, in una caverna paurosa, solo e abbandonato da tutti. In quel momento si sentì tradito dal bambino che lo aveva lasciato andare, e si convinse che era stata una terribile cattiveria, da parte di quel bambino, portarlo via dai suoi amici palloncini solo per mandarlo a finire solo e abbandonato in quel brutto posto. Ma, mentre la strana corrente continuava a trascinarlo, ecco che vide in lontananza una piccola luce, là in alto.
Una piccola luce che si avvicinava rapidamente, mentre lui, sempre sospinto dalla corrente, si avvicinava a tutta velocità all’apertura. Sembrava un po’ stretta, sperava di non finire contro le rocce ma… no, ecco, era fuori!
Dall’altra parte della montagna.
Il paesaggio era meno aspro, su quel versante. Vedeva una dolce conca verde, con qualche roccia e, appoggiato a una roccia, un bambino dall’aria molto triste.
Era un bambino venuto da un paese lontano, e ancora non si sentiva a casa, in quella terra vicino alle montagne. Gli mancavano i suoi amici, gli mancava la sua dolce lingua che aveva sentito parlare fin da quando era nato. per questo se ne stava lì, tutto solo, appoggiato a una roccia su un prato.
Il palloncino forse un po’ si era ferito, uscendo dalla montagna. Perché iniziò a scendere lentamente verso quel prato. E mentre scendeva si accorse che attaccato in fondo al cordino che lo legava c’era un messaggio. Fino a quel punto era stato tanto occupato a guardarsi intorno che non se n’era accorto.   
Il bambino triste sollevò lo sguardo e lo vide, mentre lui scendeva ondeggiando dolcemente sul prato d’erba. Il bambino lo raggiunse di corsa, lo sollevò con delicatezza. Vide il messaggio attaccato al suo cordino. C’era scritto: “Se tu hai trovato questo palloncino, sei una persona fortunata. Qualcuno nel mondo ti vuole bene.”
Il bambino fece un largo sorriso, mentre il palloncino si sentiva scoppiare d’orgoglio. Era stato scelto per fare il messaggero! Non era stato abbandonato. Lui era il messaggero che portava parole in grado di far nascere sorrisi dove prima c’era solo tristezza.
Tutte le preoccupazioni del passato furono spazzate via dal sorriso di quel bambino che lo teneva delicatamente tra le mani. E poi, chissà, forse quel bambino sarebbe stato capace di riparare il palloncino e di farlo volare ancora e avrebbe trascorso insieme chissà quante ore felici…

Ma questa è un’altra storia.
Spero che vi siate divertiti. Se la storia non vi è piaciuta, meglio. Perché adesso dovete prendere carta e penna (ok, va bene anche la tastiera del computer) e scriverne una voi. Su un palloncino rosso, seguendo una delle tante tracce che vi ho dato o inventandone di completamente nuove. Se avete i vostri bambini con voi, fateli entrare in questo gioco, fate loro domande sulle avventure del palloncino, su quale direzione dovrebbe prendere la storia. Un giorno, chissà quando, ve ne saranno grati.
L’ultimo avvertimento, prima di lasciarvi andare: quando la fantasia è lanciata al galoppo in questa maniera, non riesce a fermarsi di colpo. Non cercate di andare a dormire direttamente dopo un’attività creativa intensa: non ci riuscireste.
Datevi un po’ di tempo di “decompressione” e, soprattutto, datelo ai bambini. Rilassatevi un attimo. Se volete, preparatevi un bel bagno caldo, magari con l’aggiunta di un sacchetto di fiori di tiglio e lasciate alla mente il tempo per calmarsi. Oppure fatevi una camomilla.
Io vi aspetterò ancora qui, domani, alle porte di Feeria.





sabato 19 aprile 2014

Appuntamento con l'artista

L’Appuntamento con l’artista è un’altra tecnica consigliata da Julia Cameron per aumentare la creatività. Questa volta si tratta di riservare circa due ore la settimana per giocare, oziare, fare cose mai fatte prima, tornare bambini, sperimentare.
Se le Pagine del mattino sono la disciplina, l’Appuntamento con l’artista è la leggerezza. Per qualsiasi opera creativa, servono entrambe.
Quando ho scelto il nome per il mio sito di fiabe, l’ho scelto ispirandomi a un movimento della forma lunga del Tai Chi Chuan che si chiama “Avanzare verso le sette stelle” e che amo moltissimo proprio perché è una combinazione di forza e leggerezza.
Curiosamente, mentre molti comprendono subito l’utilità di scrivere le Pagine del mattino ogni giorno, l’Appuntamento con l’artista  può incontrare molte resistenze, all’inizio. Sembra più facile comprendere la necessità del lavoro assiduo, piuttosto che quella di lasciar correre, di giocare.
Che cosa si può fare per l’Appuntamento con l’artista? Si possono prendere matite colorate a poco costo, glitter colorati, stelline, ritagli di giornale e quello che suggerisce la fantasia  e giocare su un foglio di carta dando vita alle proprie speranze e aspirazioni. Si possono visitare negozi insoliti: una libreria indiana, un negozio di giocattoli, un negozio di stoffe… e guardare tutto con occhi nuovi, lasciandosi incuriosire da quello che si vede.  Si può trascorrere un po’ di tempo in un parco o in un pasto tranquillo in mezzo alla natura. Si può sedere al sole senza fare assolutamente nulla, a parte lasciar vagare la fantasia. Si possono sfogliare libri di fiabe e incantarsi sulle illustrazioni. Si può prendere posto ai tavolini di un caffè e annotare su un taccuino tutto quello che passa per la mente.  L’importante, qualsiasi cosa si faccia, è farlo da soli e tornare un po’ bambini.
Di questo tempo “perso” si viene ripagati con una maggiore facilità nel creare associazioni, con una maggiore fluidità, quando si torna al lavoro, nel lasciar scorrere i pensieri. Se non si riescono a ritagliare due ore la settimana, anche una sola può bastare.
Niente scuse: un’ora la settimana la possono trovare proprio tutti. Magari approfittando di questi giorni di festa.
E, a proposito, buona Pasqua!


venerdì 18 aprile 2014

Come "allenare" la fantasia


Oggi vorrei spezzare una lancia in favore di tutti coloro che pensano di non essere dotati di fantasia e di doversi rassegnare per il resto della vita.  Niente di più sbagliato.
La fantasia, l’abbiamo tutti. Se può sembrare, una volta diventati adulti, che alcuni ne abbiano più di altri è solo perché alcuni continuano a esercitarla, mentre altri no.
La buona notizia è che si può recuperare, che la fantasia si può letteralmente “allenare”.
C’è un libro che insegna come fare e che non a caso è famosissimo. Si intitola la Via dell’artista, Come ascoltare e far crescere l’artista che è in noi, di Julia Cameron. È stato pubblicato per la prima volta nel 1992 e si continua a trovare nelle librerie.
Mi rendo conto che usare la parola “arte” o “artista” rischia di suscitare una sorta di diffidenza, quindi mi fermo un attimo per chiarire che cosa è per me un artista.
In pratica, lo siamo tutti.
Un artista, per me, è chiunque in un dato momento sia davvero impegnato in un’arte.
Lo so che nella società occidentale, fortemente orientata al risultato, di solito non è così. Poiché si valuta tutto in termini monetari, un artista, nella concezione comune, è qualcuno le cui opere valgono molto denaro. Questa concezione, però, ha dei seri limiti. In primo luogo, non permette di collocare tutti gli artisti che oggi sono riconosciuti come tali, ma che in vita loro non hanno visto un centesimo per le loro opere. Vincent van Gogh non è certo stato un campione di vendite. Tomasi di Lampedusa non è arrivato nemmeno a vedere la stampa del suo Gattopardo. Eppure hanno prodotto indiscutibili opere d’arte.
D’altra parte ci sono le opere effimere, che magari vendono moltissimo per un periodo limitato di tempo e poi finiscono rapidamente nel dimenticatoio.
Allora si può allargare un po’ la concezione di Arte guardando a Oriente. In molte culture orientali, il risultato finale dell’atto artistico ha una certa importanza, ma il processo della creazione ne ha di più.  Quello che conta è la disciplina, la dedizione, il modo in cui il processo di crescita dell’artista si intreccia profondamente con la creazione dell’opera.
Chi ha letto “Scrivere Zen” può capire di che cosa sto parlando. Si tratta di scegliere una forma d’arte (che può essere anche l’arte della cucina, della ceramica o del tiro con l’arco) e avvicinarsi nel modo corretto. Poi si può creare un capolavoro o no, si può fare centro o no, ma l’artista conserva la sua dignità, appunto, di artista.
L’intuizione di Julia Cameron è stata in parte anche questa. Concentrandosi sul processo, si possono migliorare moltissimo le proprie prestazioni e sgomberare il campo da tutti i pregiudizi e le convinzioni errate che possono intralciare il cammino.
Quello che ha ideato lei, è un percorso articolato in 12 settimane, che tocca ogni volta un tema specifico e propone esercizi appositi.
La nostra Disfida inizierà tra meno di due settimane e non ci sarà il tempo, qui, di seguire il percorso completo. Però potremo vedere insieme alcuni punti importanti e allenare un po’ insieme la fantasia.
Gli strumenti proposti sono molto semplici.
Il primo, le Pagine del mattino. Si tratta di scrivere ogni mattino, appena svegli, tre pagine assolutamente libere. Ma proprio libere. Si possono scrivere i sogni fatti, i pensieri che si affacciano alla mente, qualsiasi cosa. Anche “Non so cosa scrivere” va bene. Anche una serie infinita di lamentele va bene. Lo scopo è di rendersi conto di quello che ci affolla la mente e di iniziare ad aprire un po’ la strada alla fantasia. In questo caso, nemmeno la grammatica e l’eleganza dello stile contano. Si può scrivere davvero male, se viene così. L’importante è scrivere. E poi rileggere periodicamente quello che si è scritto, a distanza di qualche mese.
Il secondo strumento è l’appuntamento con l’artista, ma lo vedremo domani.

giovedì 17 aprile 2014

Fantasia, Ristoro, Evasione, Consolazione


Meno stanca, oggi, posso trovare il modo di raccontare in modo più comprensibile quello che ieri non era altro che una manciata di pensieri sparsi. Se io sono l’arciere, il bersaglio ieri era caduto per terra, e avrei potuto centrarlo solo per pura fortuna o per errore. Ero un po’ sopraffatta, anche dalla miriade di falsi bersagli di cui parlavo in uno dei primi post (Il vero bersaglio) e che naturalmente stanno spuntando da tutte le parti: “Il tuo obiettivo sono 100 fans per la tua pagina di un social network!”  “Potresti diventare ricca e famosa!” “Promuovi la tua attività e aumenta le vendite!” e così via.
Ma oggi il bersaglio è al suo posto, e io sono pronta a mirare.
Si tratta di una reazione (spero comprensibile) alle accuse più o meno velate per cui starei facendo quello che sto facendo qui solo perché: a) non ho niente di meglio da fare; b) mi piace perder tempo invece di pensare alle “cose serie”.
Nessuna delle due è vera.
Ho una vita pienissima. Per annoiarmi, dovrei metterci davvero tantissima buona volontà.
Non mi piace perdere tempo e, se scelgo un obiettivo, lo faccio per l’intima convinzione del suo valore.
Ho bazzicato abbastanza a lungo il mondo editoriale da sapere che, se cercassi fama e soldi a buon mercato, mi converrebbe senz’altro provare a scrivere un thriller, un libro del tipo “Cinquanta sfumature di grigio” o, meglio ancora, finire in prigione per qualche misfatto e poi scrivere un libro sulle mie esperienze. Questa in particolare sembra una via molto agevole, oggi. Amanda Knox, Fabrizio Corona e molti altri insegnano…
Se scrivo fiabe, se cerco di promuovere le fiabe, è perché credo che oggi più che mai siano necessarie. Non una scorciatoia per pubblicare (Signori, pubblico regolarmente da 15 anni. Il brivido di vedere il mio nome stampato si è decisamente affievolito), né per cercare di fare soldi a tutti i costi (ci sono vie più facili e remunerative, e ne conosco anche alcune, solo che ho scelto di non percorrerle perché mi rimorderebbe la coscienza) ma perché c’è qualcosa di nostro, di tutti noi, che si sta estinguendo e che considero prezioso.



E questo qualcosa che si affievolisce di giorno in giorno è la capacità di immaginare, per noi stessi e per gli altri, un mondo migliore di come è adesso.   

Quando sono state scritte Le Mille e una notte, l’idea di una macchina in grado di trasportare le persone in volo da un luogo all’altro in tempi brevissimi era pura follia. Guardate adesso. Le storie che narravano dei mondi sottomarini erano letteralmente incredibili. Guardate adesso. La luna e le stelle erano irraggiungibili. Guardate adesso. Quello che vogliamo realizzare, quello a cui aspiriamo, dobbiamo prima di tutto essere in grado di immaginarlo. È questa (o anche questa) la “capacità elfica” di cui parla Tolkien. La capacità di immaginare soluzioni e mondi alternativi. “Spegnere” la fantasia, in noi stessi e nei nostri bambini, sarebbe un pericoloso autogol. Ridurci, come stiamo in buona parte facendo, a fruitori passivi delle fantasie altrui, anche.
Non sono mai riuscita a esprimerlo bene, ma quello che volevo fare, regalando fiabe ai bambini che conoscevo, era stringere un’amicizia, un patto sacro, tra loro e il mondo fatato. Farceli entrare, in quel mondo, da protagonisti, con il loro nome, con la loro storia. Affinché quel mondo magico, elfico, incantato, potesse accompagnarli per il resto della vita. E magari sussurrare al loro orecchio soluzioni preziose quando meno se lo aspettano, ma ne hanno bisogno.
Lo so: sono un po’ visionaria, un po’ troppo “fantasiosa”. È una vita che me lo dicono.
Ma, dovete ammetterlo, questa è una bella fantasia.
Tornando a Tolkien, secondo lui, il valore delle fiabe risiede, oltre che nell’indubbia valenza letteraria e artistica di alcune di esse, anche nella capacità di offrire benedizioni che invece sono tipiche delle fiabe, mettendole a disposizione  tanto dei piccoli quanto degli adulti.
In particolare le fiabe sono in grado di offrire, secondo Tolkien: Fantasia, Ristoro, Evasione, Consolazione.
E adesso ditemi, onestamente, vi sembra poco? Vi sembra poco importante?



mercoledì 16 aprile 2014

Mosaici di pensieri

Questa sera la stanchezza è troppa e i pensieri non riescono a collegarsi per bene in un discorso finito. Mi vengono in mente mille cose che vorrei dire, ma sono disorganizzate, ancora.
Quindi le consegno così, in un caos apparente.

"Le cose non devono necessariamente cambiare il mondo per essere importanti"
(Steve Jobs)

Questa è una risposta al "chi me l'ha fatto fare!" che ogni tanto si affaccia sulla soglia dei miei pensieri come un coniglietto saltellante nel bel mezzo delle attività più diverse. Io me lo immagino rosa, ma è meglio non chiedermi perché, perché non lo so.  

Sembra una cosa così futile, scrivere fiabe, quando il mondo a volte sembra proprio andare a rotoli...
Eppure, secondo me, lavorando su noi stessi, ognuno nel proprio piccolo, forse potremmo farlo andare meno a rotoli, questo mondo. Piccole cose vicine, a volte bastano. Una mano tesa quando serve, un sorriso regalato, smettere di correre un attimo per ascoltare. 
Un proverbio cinese dice che Il rumore non fa bene, il bene non fa rumore. Non c'è bisogno di dirlo, il bene che si fa. Ma è importante farlo, almeno ogni tanto. E le fiabe sono dei promemoria formidabili, per questo.

J.R.R. Tolkien (sì, l'autore del Signore degli anelli) in Albero e foglia scrive: "La mente che pensò leggero, pesante, grigio, giallo, immobile, veloce, concepì anche la magia atta a rendere cose pesanti, leggere e atte a volare, a trasformare il grigio piombo in giallo oro, l'immobile roccia in acqua veloce. (...) Un potere essenziale di Feeria è dunque quello di rendere immediatamente effettive, con un atto di volontà, le visioni della 'fantasia' (...) Alla capacità elfica, all'Incantesimo, la Fantasia aspira, e quando riesce nel suo intento è, di tutte le forme di arte umana, quella che più gli si avvicina."
La fantasia può fare grandi cose. Ne sono sicura. E se sbaglio, ecco qua:

"E' impossibile vivere senza sbagliare nulla, a meno che uno non viva la propria vita in maniera così prudente che è come se non avesse vissuto affatto, nel qual caso avrà già fallito in partenza."
Queste non sono parole mie. Sono J.K. Rowling, la straordinaria autrice di Harry Potter.
E... sì, quelli che vedete nell'immagine sono tappi di bottiglia e lattine vuote. Forse cose senza senso, prese singolarmente, ma messe insieme per bene possono creare quello che vedete.
Forse anche i mosaici non sono male, dopo tutto. 

martedì 15 aprile 2014

Come può un bimbo non ancora nato scegliersi il nome?

Vi avevo lasciato, ieri, con questa domanda e oggi sono qui con la risposta.
Lo hanno fatto due genitori che conosco.
Talmente rispettosi della nuova vita da non vole imporre un nome scelto da loro, hanno fatto così:  hanno attribuito un nome diverso a ogni giorno della settimana, lasciando che fosse il bimbo, in qualche modo, a scegliere il proprio nome e il proprio destino con il giorno della nascita.
E così quel bimbo, in parte, si è scelto il nome.
Vi avevo detto che le fiabe sono tutto intorno a noi e questa è una fiaba bellissima.  Una delle tante che ci circondano ogni giorno, ma che a volte siamo troppo impegnati per vedere. A testa bassa sugli impegni della giornata, troppo spesso lasciamo che la poesia ci sfiori senza nemmeno accorgercene.
Io credo di essere stata "rovinata" in giovane età dal Piccolo Principe.  Mi aveva colpito soprattutto quell'uomo che stava sempre a fare i conti e di cui  il Piccolo Principe diceva: "Non è un uomo. E' un fungo."
Per quanto non abbia niente di personale contro i funghi, spero di non diventare mai uno di loro.
Ma intanto le Fate Madrine si stanno dando da fare per aiutare la Disfida a prendere il volo.
Oggi due signore adorabili mi hanno dato una mano. Forse non immaginano quanta gratitudine provo per loro.
Ormai i miei sogni sono popolati da cavalieri in torneo e vessilli al vento.
 
Non posso fare a meno di pensare, questa sera, a uno dei principi del Taoismo (credo che sia di Lao Tzu). Si tratta di una massima che richiama in parte quel "Conosci te stesso" che troneggiava all'ingresso della grotta dell'Oracolo di Delfi. Dice più o meno così: "Chi conosce gli altri è potente, ma chi conosce se stesso è invincibile."

Mettersi alla prova è sempre una buona occasione per conoscersi un po' meglio, specie se si fa in modo giocoso e inoffensivo come in questa sfida.
Spero che vorrete mettervi alla prova in tanti.

lunedì 14 aprile 2014

Come si scrive una fiaba?

La stanchezza è tanta, oggi, per una giornata densa di lavoro. Ma il tempo per una piccola storia, per aggiungere un piccolo tassello a questo puzzle che si sta componendo su queste pagine lo trovo.
Allora, si parlava di fiabe, del luogo in cui nascono gli spunti per le fiabe. Non ho parlato di una delle fonti più meravigliose: i sogni. Molto spesso i sogni offrono fiabe complete, che magari non comprendiamo, ma che sono già quasi perfette così.
Altre volte  le immagini e le cose straordinarie che accadono nei sogni diventano come trampolini di lancio per far partire una storia. Una bicicletta che si trasforma in un cavallo e ci corre incontro, un bosco magico e selvaggio in cui all'improvviso compare un cartello con una scritta...
Potrei andare avanti a lungo, ma credo di aver reso l'idea. Alice nel Paese delle Meraviglie è un esempio classico di cose talmente sorprendenti da poter essere "arrivate" solo dal mondo dei sogni.
E poi?
E poi si compone la storia, una lettera dopo l'altra, una parola dopo l'altra.
Quando le persone mi chiedono "Ma come si fa a tradurre un libro intero?" la mia risposta di solito è "Una pagina alla volta."

I manuali di scrittura creativa propongono diverse "formule" per far funzionare una fiaba. Contengono spesso molti consigli utili e sensati, ma la verità è che poi le fiabe tendono a sfuggire agli schemi. Per esempio, è vero che molte fiabe seguono una traccia "classica" che sembra un cammino iniziatico, in cui l'eroe si allontana da casa, affronta diverse prove che lo trasformano e lo rendono finalmente in grado di provvedere a se stesso, ma ce ne sono moltissime che sfuggono completamente a questo schema narrativo. Si può per esempio constatare (tristemente) che quando si tratta di personaggi femminili è più frequente lo schema in cui l'eroina è imprigionata o chiusa da qualche parte. La Bella Addormentata prigioniera del suo castello, La figlia del Mugnaio che deve filare la paglia in oro chiusa in una stanza, la Bella che accetta di vivere rinchiusa nel castello della Bestia...
In ogni caso, sarebbe molto triste cercare a tutti i costi di comprimere una bella storia in una forma non sua, solo per adattarla a "modelli" che funzionano molte volte, ma altrettante no.
Se vi piace scrivere fiabe, o storie, il mio consiglio è quello di ascoltare tutti i consigli, di leggere i manuali, di seguire eventualmente dei corsi... e poi di decidere di testa vostra.
La cosa più importante, alla fine, è che la storia che avete scritto possa piacere a voi, magari ricordando che Via col vento è stato giudicato "un romanzo che non avrebbe mai fatto guadagnare un penny a nessuno" e che persino Harry Potter è stato rifiutato da diversi editori, all'inizio.
Siate voi stessi, esprimete la vostra fantasia, ascoltate i vostri sogni, e sono certa che le fiabe verranno. E saranno belle, saranno vostre.
E poiché qui siamo nel mondo delle fiabe e dei giochi, vi lascio con una sorta di indovinello, a cui risponderò domani:
come fa un bambino non ancora nato a scegliersi il nome?





sabato 12 aprile 2014

Il était une fois...






Scrivere, in generale, è un mestiere come un altro. Me ne rendo conto quando sbuffo sui comunicati stampa o su qualche articolo che non ho voglia di scrivere. Ma c'è un momento, quando si cerca l'ispirazione o un'idea, che invece è più simile a uno stato d'animo.
C'è pace, calma, un modo diverso di guardare quello che ci circonda.
Come ho scritto  ieri, a volte tutto quello che dobbiamo saper fare è guardare quello che la vita ci mette davanti.
Se qualcuno volesse scrivere una fiaba e non osasse, magari perché non lo ha mai fatto, vorrei che trovasse in queste pagine il supporto che gli serve per lanciarsi.
Perché si impara. Mi sembra ieri, quando sono entrata in una redazione per la prima volta con un master sottobraccio, un premio letterario nel cassetto e una fifa tremenda.
E mi ricordo uno per uno i "magoni" che ho buttato giù per le lavate di capo dei caporedattori o dei direttori, quando qualcosa che avevo scritto non andava o quando non riuscivo a scrivere l'articolo che avevo in mente nei tempi stabiliti.
Ma si impara. Sono grata a tutti gli ottimi maestri che ho avuto, nel corso degli anni. Perché mi hanno insegnato a sedermi al tavolo e a scrivere anche quando l'ispirazione sembra essersi andata a nascondere chissà dove, e a mettere insieme lo stesso un lavoro, magari non magnifico, ma onesto.
Per le storie, poi, la ricerca di quel "qualcosa" che può metterle in moto è un attimo magico. A volte è una domanda oziosa mentre ancora mezzo addormentati ci beviamo il caffè: "Che cosa succederebbe se..." se gli animali potessero parlare, se diventassi all'improvviso altissima o minuscola, se la farina di riso della pappa per bambini si trasformasse in neve, se nascosta in un angolo della stanza ci fosse una fata, se si potesse davvero camminare sull'arcobaleno per arrivare... dove?
Altre volte è un'immagine, una frase catturata passando per strada, qualcosa che leggiamo e che all'improvviso ci fa scoccare quella scintilla che ci fa dire: "Qui c'è una fiaba nascosta, qui c'è una bella storia!"
Mi è piaciuto moltissimo, leggendo Vita di Pi, il racconto dello scrittore che sta scrivendo faticosamente un romanzo, ma poi qualcuno gli dice che ha una storia per lui e all'istante lui abbandona quello che sta scrivendo e si butta sulla nuova storia. Perché lo chiama.
In quelche modo, le storie adatte a noi ci chiamano.
Basta solo ascoltare.

venerdì 11 aprile 2014

Sotto un cielo indaco

Di tutte le sfumature del cielo, quella che preferisco di più è quel colore tra il blu e il viola di certe notti d'estate, quando sembra davvero una coperta di seta indaco, ricamata di stelle.
E sotto un cielo così, una volta, c'era un giovane principe con una piega amara disegnata sulle labbra. Una di quelle pieghe che vengono dopo una delusione di cuore.
Stranamente, il principe era in fila davanti a una discoteca. Non ci andava mai, ma lo avevano trascinato gli amici, cercando di distrarlo dai suoi pensieri.
La fila si muoveva lentamente, lentamente, e a un certo punto il principe fu stanco di guardare il cielo indaco e iniziò a guardarsi intorno, distratto. Almeno fino a quando il suo sguardo non inciampò in due occhi verdi come i prati inglesi, che lo osservavano curiosi.
Gli occhi verdi appartenevano a una ragazza minuta, tranquilla e serena in mezzo alla folla. Qualche occhiata, qualche battuta sulla lentezza della fila, che invece sembrava all'improvviso avere iniziato a muoversi troppo velocemente. Ancora qualche occhiata all'interno della discoteca e poi ognuno a casa sua, con quella sensazione che prende, a volte, come di aver lasciato andare qualcosa di prezioso.
Passarono due giorni appena, e gli amici trascinarono questa volta il giovane in una piccola birreria nascosta tra i vicoli, in una parte completamente diversa della città. Una grande città. Luci soffuse, musica dal vivo, ma due occhi verdi indimenticabili che ancora una volta lo fissavano curiosi. Lui sorrise. Lei sorrise. Ognuno in compagnia dei propri amici, ogni tanto si cercarono con lo sguardo. Ma poi ancora a casa, e ancora quella sensazione di aver lasciato andare qualcosa di prezioso.
Passò una settimana. Amici diversi, che questa volta portarono il principe in una piazzetta rumorosa e affollata. E lì, in mezzo alla folla, due occhi verdi e la stessa ragazza che gli sorrideva serena.
Ogni volta che si voltava, il principe, trovava quegli occhi a osservarlo.  
E finalmente capì. Si raddrizzò un poco, si scusò con gli amici, si avvicinò alla giovane dagli occhi di smeraldo e le disse: "La prima volta è un caso. La seconda è fortuna. Ma la terza è destino."
Fu così che il giovane principe e la giovane serena si incontrarono e poi si sposarono e poi ebbero una bellissima principessina, vivendo per lunghi anni felici e contenti.

Vorrei tanto averla inventata io, questa storia. Invece no. L'ha scritta la vita. A volte al Cantafiabe rimane solo il compito di essere veloce ad acchiappare le storie che incontra sul suo cammino.
Magari sotto i bei cieli estivi.
 

E ora si vola


Lo devo dire, questa Cantafiabe è un mito.
Mail di oggi:
L'idea mi è piaciuta fin dall'inizio e sono pronta ad appoggiarla! Contate su di me!!!! :-)
Andrò a rileggere il regolamento :-)

E ora si vola!
Ogni giorno cerco di ritagliare il tempo necessario e fare una piccola cosa per promuovere la nostra Disfida. Persone che ho conosciuto negli anni, luoghi in cui ho trovato ispirazione o semplicemente che mi sono piaciuti e in cui secondo me c'è la possibilità si far volare idee nuove. Come aquiloni. O farfalle.
Ho una bella storia in serbo, ma adesso non ho tempo e dovrò pubblicarla questa sera. Ovviamente è rigorosamente fuori concorso e non ci sarà nessun riferimento a questa storia su Facebook.
Ho solo voglia di raccontarla.
Nel frattempo, invito tutti a iniziare a esercitare le ali della fantasia.
Ci sono molte cose da sapere, che possono aiutare a costruire una fiaba, e spero che da qui all'inizio della Disfida sarà riuscita a pubblicarne un bel po'. Così, chiunque avrà voglia di partecipare potrà mettere da parte le reticenze e scrivere la sua fiaba.
A presto!


giovedì 10 aprile 2014

Il tempo rotto

Da quando è iniziata questa "cosa" (progetto, iniziativa, pazzia?) il mio tempo si è rotto. Non funziona più come prima. Nelle giornate lunghissime riesco a far rientrare migliaia di cose, ma non so come mai.
So solo che è passata appena una settimana da quando ho inaugurato questo blog, ma a me sembra un secolo. Quasi  una separazione netta tra un "prima" e un "dopo" e l'impressione che non tornerò mai più quella di prima.
Stupidaggini, naturalmente. Forse solo il mix di tensione nervosa, entusiasmo e lavoro che si accumula impietosamente da tutte le parti.
Perché di lavoro ce n'è ancora tanto tanto.
E i comunicati stampa che si accumulano sul mio tavolo, le scadenze di lavoro segnate in rosso sull'agenda, le commissioni che non si possono rimandare e la "vita vera" che alla fine supera lo sbarramento e ruggisce per richiamare l'attenzione.
Lo so che succede così.
Chissà quante volte è successo. Eppure è il richiamo delle fiabe, che sento più forte, anche se sussurra appena.
Frasi o immagini catturate passando di corsa, un orologio per bambini rotto e buttato tra i rifiuti, i nomi degli esercizi delle arti marziali, ovunque ci sono fiabe nascoste, che chiedono di venire alla luce.

Potete pensare quello che volete, naturalmente, ma non è la carenza di cose da fare che mi ha spinto in questo progetto.
Sono state le fiabe e le domande inespresse.
Una domanda riguarda riguarda me e il " sarò in grado di farlo?" che da quando è nata l'umanità ci spinge a cercare i nostri limiti. La seconda riguarda le persone. Chiedo se mi aiuteranno a capire che cosa cercano nelle storie, di che cosa hanno bisogno. La terza riguarda questa professione da Cantafiabe, e qualche risposta sta già arrivando.
E forse, questo tempo che percepisco come "rotto", in realtà si è solo "aggiustato". Nel Tao Te Ching è scritto: "Chi è depresso, vive nel passato. Chi è ansioso, vive nel futuro. Chi è in pace, vive nel presente."
Io sto vivendo nel presente. Ogni giorno è un regalo che ha un sapore diverso da quelli che lo hanno preceduto. Posso solo esserne grata.
Almeno fino a domani.   



mercoledì 9 aprile 2014

Regolamento definitivo

REGOLAMENTO DEFINITIVO
Il presente regolamento annulla e sostituisce quello precedente.


    La prima e al momento unica Disfida delle Fiabe sul Web è una competizione giocosa aperta a tutti coloro che amano le fiabe. Non ci sono premi in palio, se non la soddisfazione morale.
I primi 10 qualificati verranno messi in contatto con una società che si è offerta di pubblicare le migliori fiabe della competizione e potranno liberamente scegliere se accettare i termini del contratto proposto.
   
La disfida si svolgerà dal 5 maggio al 5 giugno 2014 e ogni concorrente può partecipare con il numero di fiabe che desidera, anche una sola nel corso di tutto il mese.

Ogni fiaba dovrà contenere lo spunto o gli spunti più votati alle ore 21 del giorno precedente e andrà consegnata entro la mezzanotte.

Gli spunti del giorno saranno scelti dal pubblico di giorno in giorno dall'elenco pubblicato sulla pagina Facebook La Disfida delle Fiabe, cliccando sul tasto “mi piace” degli spunti preferiti.

Tutti potranno proporre nuovi spunti in qualunque momento, purché non lesivi o offensivi.

Alle ore 21 di ogni giorno verrà consultato l'elenco degli spunti e quello in quel momento più votato (ad esclusione di quelli già utilizzati) dovrà essere l'argomento di una fiaba da presentare entro la mezzanotte del giorno successivo (per esempio: se lo spunto più votato alle ore 21 del 5 maggio fosse "Un palloncino rosso", i concorrenti pubblicheranno entro la mezzanotte del 6 maggio una fiaba su un palloncino rosso o in cui un palloncino rosso ha una parte rilevante).
   
Gli spunti già utilizzati non saranno più validi.

Per consentire una lettura agevole, le fiabe dovranno contenere tra le 2000 e le 3000 battute, spazi inclusi.

Se un concorrente preferisse scrivere una fiaba più lunga, la può suddividere in più parti, pubblicandone una al giorno e impegnandosi a far rientrare lo spunto del giorno nelle diverse parti che compongono la fiaba.

In caso di spunti con numero di votazioni pari, i concorrenti dovranno far rientrare tutti gli spunti con pari votazione nella fiaba per quel giorno.

Tutti possono votare le fiabe preferite per tutta la durata della competizione attraverso la pagina Facebook, cliccando su “mi piace” in corrispondenza della fiaba o del link della fiaba preferita.

Vincerà l’autore della fiaba che a fine Disfida, avrà ottenuto in assoluto il maggior numero di “mi piace”.

I partecipanti alla disfida conservano la proprietà intellettuale delle loro opere.

Ogni fiaba potrà essere corredata da una sola immagine.

Tutti sono invitati a mantenere la competizione entro limiti di civiltà e comune senso del pudore. Eventuali contenuti offensivi o lesivi saranno cancellati.

In caso di scorrettezze da parte di un concorrente, per esempio con l'utilizzo di fiabe già esistenti o con la pubblicazione di materiali lesivi o offensivi,  il concorrente in questione rimarrà escluso dalla competizione. 

La partecipazione alla Disfida è completamente gratuita

Regolamento definitivo, aggiornato al 9 aprile 2014
per eventuali informazioni scrivere a info@fiabesettestelle.it

Finalmente!

Finalmente, qualcuno ha accetato la sfida.
Onore al coraggioso! 
Iniziavo a disperare che qualche impavido l'avrebbe mai raccolta.
Ok si ricomincia.
Il punto della situazione al momento è il seguente:
Ho contattato tutti quelli che propongono fiabe su commissione che ho trovato: 10 siti o pagine facebook.
Aggiungendo me, fanno 11.
(Se c'è qualche Cantafiabe che io non ho trovato e vuole partecipare alla Disfida, è pregato di farsi avanti con un messaggio sulla pagina Facebook o scivendo a: info@fiabesettestelle.it).

Fino a oggi ho collezionato:
3 no, non ho tempo (ieri ne è arrivato un altro)
1 forse
1 sì, accetto
 Gli altri a oggi non mi hanno risposto.

Mentirei, se non ammettessi di essermi sentita come Cappuccetto Rosso in procinto di essere sbafata dal lupo. 
Stavo già per gettare la spugna?
Giammai!

A questo punto l'idea è questa: si apre la competizione a chi vuole partecipare, professionista o no, anche con una sola fiaba.
Per come avevo ideato la competizione in origine, i punti salienti erano la velocità e la continuità.
Le fiabe richieste erano però molto brevi.
Una cartella editoriale (una pagina, in sostanza, da 30 righe con 65 battute l'una) conta circa  2000 battute. Quindi quello che richiedevo era una fiaba da una pagina, una pagina e mezzo. Per un professionista non è davvero molto.
Adesso, visto che una competizione comunque è divertente se è... competitiva, si modificherà il regolamento, lasciando solo il vincolo della velocità e aprendo a tutti. Ottimisticamente, io immaginavo almeno una mezza dozzina di Cantafiabe in competizione. La cosa evidentemente non è successa, almeno fin qui, e questo significa che siamo solo in due in Italia, a fidarci abbastanza della nostra fantasia da accettare la sfida per come era posta.
Adesso che cosa succederà?

Succederà che tutti potranno partecipare con una fiaba compresa tra le 2000 e le 3000 battute (le conta il computer), fermo restando che la fiaba deve essere scritta sullo spunto che risulterà il più votato del giorno alle ore 21 e dovrà essere consegnata entro le ore 24 del giorno successivo.
Noi due impavidi (e forse il terzo Cantafiabe indeciso) ci sfideremo ogni giorno o quasi. Gli altri, potranno partecipare anche con una sola fiaba nel corso dell'intera competizione.
Il vincitore, a questo punto, sarà semplicemente l'autore della fiaba che avrà ottenuto il maggior numero di "mi piace" nel corso dell'intera disfida.
A breve verrà pubblicato il nuovo regolamento.
Restate nei paraggi: il meglio deve ancora venire!

martedì 8 aprile 2014

Cani di pietra rossa....

Cani di pietra rossa, posti a guardia del passaggio...
Ho voluto fotografarli, perché so che c'è una storia, nascosta in questa immagine. E prima o poi la scoverò.
Ma intanto è una bellissima metafora di quello che succede quando si vuole entrare a Féeria, nel mondo incantato.
La strada è libera, ma ci sono quei cani di guardia...
Mi ricorda tanto quello che succede quando si capisce di voler scrivere. Molti, quasi tutti, prendono la notizia con la stessa espressione che avrebbero se annunciaste loro che avete intenzione di farvi rotolare giù dal Monte Bianco chiusi in una botte (inutile dirlo, questa non è una buona idea). Altri iniziano a spostare nervosamente lo sguardo di qua e di là con l'aria da dobbiamo-assolutamente-impedire-questa-catastrofe. Altri ancora cercano in tutti i modi di rendervi ragionevoli e di farvi desistere. Se poi annunciate di voler scrivere fiabe, le reazioni sono più o meno le stesse. Moltiplicate per dieci.
Non ci sono, a mio parere, altre professioni osteggiate come quella di scrittore. Se un giovane dice di voler fare l'ingegnere, l'avvocato, il contabile o di voler studiare le abitudini sociali di un rarissimo primate in via di estinzione o del calamaro gigante va bene. Ma scrivere! Andiamo!
E fiabe, poi...
Eppure lo sappiamo, noi mamme, quando teniamo i nostri bambini tra le braccia, che hanno bisogno di fiabe quanto di latte e di abbracci. Lo sappiamo nel corso degli anni, quando li accompagniamo nel sonno con i racconti di principesse e castelli incantati, di fate e lupi, di maghi, animali parlanti  e oggetti magici.
Sarebbe una pessima idea, farli crescere senza.
C'è una parte, della fiaba L'Acqua della Vita, che è la mia preferita. Quella in cui la principessa fa lastricare d'oro la strada che porta al suo castello e ordina alle guardie di ammettere alla sua presenza solo colui che la percorrerà "dritto, al centro della strada".
Direi che così si entra nel mondo incantato. Dritti, al centro della strada.
Oggi mi sento come una specie di guida turistica di Féeria, davanti al cancello, in attesa dei visitatori a cui far fare una bella visita guidata...
"Tranquilli, signori! I cani di pietra non mordono!"
Ma restate al centro della strada.
    

lunedì 7 aprile 2014

Cose che succedono

Sembra che ogni giorno abbia una sorpresa in serbo, da quando è nata questa idea.
Ma quella di oggi mi ha stupita.
Altra lettera, di cui condivido un estratto:

Buon giorno Emanuela,
bella l'idea della disfida delle fiabe.
La tecnica degli indizi è una di quelle che prediligiamo qui (...) la nostra missione però è in effetti una "sfida" alla vita frenetica, un invito a recuperare il piacere e la lentezza di perdersi in una storia,
nei tempi e negli spazi che richiede, lasciando che si inserisca in modo armonioso nella vita quotidiana.
Lo scrivere una favola al giorno è un ritmo un po' serrato per i nostri standard, i nostri autori e noi stesse siamo madri e lavoratrici, prima che inventafavole, e il gesto 

Direi che la nostra opzione per la partecipazione alla disfida potrebbe essere  "a posteriori", 
potremmo infatti pensare di partecipare realizzando un'edizione speciale (...) con le storie meglio riuscite della disfida, 
(...) Saremo felicissimi di ospitare sul nostro shop le fiabe migliori risultate dalla disfida,
e di dare rilievo alla cosa nei nostri canali di comunicazione (...)
Saremo altresì felici di valutare anche le altre fiabe che avrai voglia di inviarci.

Facci sapere se la proposta ti interessa,
un caro saluto e ancora complimenti per l'idea e la carica di creatività che evidentemente possiedi,
BRAVA!! Il mondo ha bisogno di Storytellers

Complimenti a parte... Così presto?
Che cosa avreste fatto voi?
Io ho inoltrato la lettera agli altri Cantafiabe invitati alla disfida. I diritti sulle fiabe rimangono degli autori, sta a loro decidere che cosa vogliono farne. Come sempre, spero che vogliano essere leali e almeno informarmi di che cosa intendono fare.
Ma che emozione!

 Credo che qui si siano battuti tutti i record di velocità tra la nascita di un progetto e una proposta di pubblicazione.
Mi aspettavo che le fiabe fossero capaci di far volare un progetto, ma non così tanto.
In quanto alla creatività... sono convinta che l'abbiamo tutti. 
La differenza credo che sia nell'allenamento e nell'uso che se ne fa. A questo proposito, è spassosissimo  leggere sui vari manuali di scrittura creativa (e non solo) le diverse tecniche adottate dagli scrittori per entrare nello spirito giusto e iniziare a scrivere.
Chi esce a fare una passeggiata, chi si dedica per almeno mezzora all'uncinetto, chi sospira: "Se solo avessi un pavimento da pulire!" Perché, sì, sembra che dedicarsi a un'attività ripetitiva prima di mettersi a scrivere aiuti.
Ma ancora non credo che i folletti delle fiabe si lascino incantare da simili trucchi. Capricciosi sono e capricciosi rimangono, questo è certo.
Nei prossimi giorni ci sarà tempo e modo per capire che cosa succede quando si inventa una fiaba.
Per oggi, come mi ha scritto una mia collega del corso, la fiaba la vivo.


domenica 6 aprile 2014

Tutto procede e i draghi nelle fiabe

Anche oggi c'è una piccola novità. Un altro Cantafiabe ha risposto:

Buonasera Emanuela,
la proposta è davvero simpatica e stimolante. Andrò senz'altro a leggere il regolamento per rendermi conto dell'impegno richiesto :-).
Grazie per avermi contattato e invitato a  partecipare alla tua bella iniziativa!
A presto

Sembra proprio che tutto proceda per il meglio, ma ieri, a tradimento, mi è venuta una gran voglia di scrivere una fiaba in cui quattro arcieri coraggiosi devono abbattere un drago.

Curiosamente i draghi, nelle fiabe occidentali, sono quasi sempre simboli cattivi, mentre in quelle orientali sono spesso potentissimi simboli benefici, come il Fortunadrago della Storia Infinita.
Secondo me, quel drago di cui ho avuto bisogno di scrivere è quello della titubanza.
Capisco che ci sia un po' di titubanza quando si fa una cosa nuova e non si sa che cosa succederà. Il bello è proprio questo: che nessuno lo può sapere.
Se i miei colleghi sono come, per quanto abituari a stare sempre con un piede nella realtà e l'altro nel mondo della fantasia, si chiederanno che cosa ne sarà di questa storia, se le ali della fantasia reggeranno, se prevarrà la stanchezza o l'entusiamo, se le fiabe, mandate così allo sbaraglio per il mondo, sapranno cavarsela.
Io credo di sì. Credo che le fiabe siano molto più potenti di quanto si pensi e che reggeranno anche l'impatto di una simile "maratona" creativa. Credo che i draghi del dubbio e della titubanza vadano centrati con le frecce, presto e bene. Non solo per noi Cantafiabe, ma per chiunque abbia un progetto nuovo e rimanga a tentennare sulla soglia.
Vedo tante persone che vorrebbero magari cambiare lavoro, trasferirsi in campagna, aprire una loro attività e non osano. Se non si è convinti di un'idea va bene, ma quando si capisce che è davvero quello che si vuole, allora bisogna abbattere il drago.
La vicinanza con il mondo delle fiabe mi ha abituata a queste immagini che vengono così, chissà da dove, e che tanto spesso sono proprio quelle di cui abbiamo bisogno in un dato momento. 
Per questo spero che i genitori vorranno scegliere e proporre spunti per le fiabe insieme ai figli. Che i piccoli abbiano una fantasia inesauribile lo sappiamo tutti, ma spesso trascuriamo anche una saggezza tutta loro, magica e misteriosa. Sono convinta che, se saranno i piccoli a scegliere gli spunti delle fiabe, in qualche modo troveranno proprio quelli di cui c'è più bisogno in quel momento. magari fosse anche per convincere recalcitranti Cantafiabe  a fare quello che viene loro meglio.
Tutti possono votare o suggerire nuovi spunti alla pagina Facebook la Disfida delle Fiabe.
  A presto, miei prodi arcieri!

sabato 5 aprile 2014

Il vero bersaglio


 Come sono contenta, che ormai il grosso del lavoro sia fatto.
Julia Cameron, l'autrice di La via dell'artista e di un mucchio di altri libri magnifici sulla creatività, descrive bene in più occasioni quello che succede quando ci si imbarca in un qualsiasi progetto creativo. Lei si paragona a un arciere che mira il suo bersaglio, ma che all'improvviso viene tirato da tutte le parti e incoraggiato a mirare ad altri bersagli, sotto forma di "Ma non vorresti invece..." "Non sarebbe meglio...?"

C'è sempre qualcosa di "più importante" o "più degno" da fare. Lo so bene. Si potrebbe dire che è la storia della mia vita.
Ma questa volta no. Questa volta sento davvero che sto puntando al MIO bersaglio, che ha aspettato a lungo che le "cose serie" fossero sistemate. 

E adesso, non vedo l'ora di iniziare. Le amiche che hanno seguito il corso con me sono magnifiche.
Abbiamo fatto gruppo e ci incoraggiamo a vicenda. Mi sembra bellissimo il fiorire di progetti che ha avuto inizio dopo quel corso con Chiara Maci. 

Intanto, ho ricevuto una risposta da uno dei Cantafiabe che ho contattato.
Eccola:

Ciao manuela, ora sono fuori. Guardo tutto con calma quando rientro. Per me scrivere una fiaba al giorno non e' fattibile, perche' sono sommersa di lavoro (scrivo fiabe ma lavoro anche come copy). Ad aprile poi vado anche in vacanza accidenti...cque.bella iniziativa.

 Insomma, è un inizio. In un mondo che va terribilmente di fretta, mi piacerebbe che questo gioco della Disfida riuscisse a rallentare un po' il tempo. Per tutti. Aiutandoci a ritrovare il tempo per scegliere e leggere una fiaba insieme ai bambini o a chi amiamo, o per pensarla, una fiaba, nelle giornate piene di cose da fare (lavoro anch'io...).
Perché anche vivere è una cosa da fare.

venerdì 4 aprile 2014

Tutto è pronto

Ecco fatto.
Ho inviato a tutti i Cantafiabe che ho potuto trovare la mia Disfida, con il testo seguente:

Gentili colleghi,
anch’io come voi ho un sito in cui propongo fiabe su misura (www.fiabesettestelle.it).
Poiché la nostra è una professione nuova, ho ideato una disfida che potrebbe permetterci di conoscerci e di far conoscere il nostro lavoro in un modo divertente e giocoso.
Vi invito quindi a prendere parte alla Disfida delle Fiabe, che avrà inizio il 5 maggio 2014.
Tutte le informazioni le potrete trovare sulla pagina FB La disfida delle fiabe e su ladisfidadellefiabe.blogspot.com, su cui è pubblicato anche il regolamento.

Avevo pensato inizialmente a un periodo di tre mesi, ma rendendomi conto che può diventare davvero impegnativo, vi propongo di prendere parte alla competizione per un mese.
Si tratta di dimostrare di saper creare una fiaba al giorno, per un mese, su spunti votati e forniti dal pubblico. Sarà sempre il pubblico a decretare le fiabe preferite e quindi il vincitore.
Spero tanto che vorrete raccogliere la sfida.
Si tratta di un’occasione d’oro anche per capire che cosa le persone si aspettano da noi Cantafiabe e quali sono le fiabe più gradite.
Se avete osservazioni da fare sullo svolgimento della disfida o sul regolamento, sono a vostra disposizione.
Per i siti che dispongono di diversi autori, spero che vorrete gareggiare onestamente, ognuno per proprio conto.
In ogni caso io vi aspetterò “sul campo” il 5 maggio, e che vinca il migliore!

Cordialmente
Emanuela

Adesso non resta altro che aspettare.
Chiedo l'aiuto di tutti, per segnalare l'iniziativa ai Cantafiabe conosciuti. Più saremo, meglio sarà!
 

Spunti per le fiabe

Oggi ho elencato qualche spunto per le fiabe, che in parte  metterò nella pagina FB dedicata alla disfida.
Ormai l'organizzazione è a buon punto.
Non vedo l'ora di iniziare!
Spero che chi legge vorrà suggerire nuovi spunti e idee, ma per ora...


Spunti per le fiabe

1. Palloncino rosso
2. Orchidea blu
3. Coccinella golosa
4. Principessa dai capelli verdi
5. Folletto col singhiozzo
6. Una foresta di torte e cioccolato
7. Sette desideri
8. Ortica socievole
9. Sole di terracotta
10. Ombra del falco
11. Scarpe gialle
12. Montagna di cristallo
13. Treno invisibile
14. Sorrisi perduti
15. Tazza d’oro
16. Dodici chicchi di riso
17. Principe del tramonto
18. Palazzo di rubino
19. Fata dei fiori
20. Spiaggia arcobaleno
21. Non-ci-sono
22. Bambino che non ha mai sonno
23. Salsa magica

24. Spada incantata
25. Domani è un altro giorno
26. Maestra dei raggi di  luna
27. Gomma cancella sgridate
28. Cavalcare la tigre
29. Quattro conigli e un tasso
30. Un due tre stella
31. Fata birbante

Regolamento

Ecco che cosa ho pensato per

La disfida delle Fiabe


Il presente Regolamento è da considerarsi annullato.
Il Regolamento definitivo verrà pubblicato a breve. 






 REGOLAMENTO
  • La prima e al momento unica Disfida delle Fiabe è una competizione giocosa tra persone che si propongono come creatori di fiabe su commissione, personalizzate o su misura. Non ci sono premi in palio, se non la soddisfazione morale.
  • I concorrenti si impegnano a scrivere una fiaba al giorno per la durata di 1 mese, dal 5 maggio al 5 giugno 2014, su spunti scelti dal pubblico di giorno in giorno dall'elenco pubblicato sulla pagina Facebook dedicata (La disfida delle fiabe).
  • Su richiesta dei concorrenti la durata della disfida si potrà prolungare.
  • Il pubblico potrà proporre nuovi spunti in qualunque momento, purché non lesivi o offensivi, che verranno aggiunti all'elenco ufficiale, aggiornato quotidianamente. 
  • Alle 21 di ogni giorno verrà consultato l'elenco degli spunti e quello in quel momento più votato dal pubblico dovrà essere l'argomento della fiaba che i concorrenti si impegnano a presentare entro la mezzanotte del giorno successivo (per esempio: se lo spunto più votato alle ore 21 del 5 maggio fosse "Un palloncino rosso", i concorrenti pubblicherebbero entro la mezzanotte del 6 maggio una fiaba su un palloncino rosso).
  • Per consentire una lettura agevole da parte del pubblico, le fiabe dovranno contenere tra le 2000 e le 3000 batture, spazi inclusi.
  • In caso di spunti con numero di votazioni pari, i concorrenti dovranno far rientrare tutti gli spunti con pari votazione nella fiaba per quel giorno. 
  • Il pubblico voterà le fiabe preferite attraverso la pagina Facebook della competizione. Vincerà chi, a fine disfida, avrà avuto il maggior numero di "mi piace"  sulle sue fiabe nel corso dell'intera competizione.
  •  I partecipanti alla disfida conserveranno la proprietà intellettuale delle loro opere.
  • I concorrenti potranno pubblicare le loro fiabe del giorno mettendo un link al loro sito sulla pagine FB della Disfida o tramite "copia e incolla" direttamente sulla pagina FB. 
  • Ogni fiaba potrà essere corredata da una sola immagine.
  • Tutti sono invitati a mantenere la competizione entro limiti di civiltà e comune senso del pudore. Eventuali contenuti offensivi o lesivi saranno cancellati.
  • In caso di scorrettezze da parte di un concorrente, per esempio con l'utilizzo di fiabe già esistenti,  il concorrente in questione rimarrà escluso dalla competizione per un giorno.  

giovedì 3 aprile 2014

Vincere tutti

Vincere tutti... é possibile?
Mi piacciono i giochi in cui, alla fine, tutti ci guadagnano qualcosa. Come in questa Disfida delle fiabe.
Perché più ci penso e più trovo che tutti ne possano uscire arricchiti. Non ci sono premi in palio, non ci sono soldi nè sponsor.
Ma le persone che ci seguiranno avranno modo di divertirsi, di giocare e interagire con noi.
Noi creatori di fiabe avremo modo di capire che cosa ci si aspetta da noi e di far conoscere il nostro lavoro. I bambini avranno fiabe fresche tra cui spaziare e a chiunque vorrà seguirci cercheremo di regalare attimi leggeri e spensierati, in tempi in cui il buio e le preoccupazioni sono la norma.
E poi... dimostreremo una volta di più, nel nostro piccolo, che qui in Italia sappiamo fare molto anche quando siamo armati solo della nostra fantasia e del nostro coraggio.
 
 Oggi non ho più dubbi. Continuo a imbattermi in coincidenze che mi riportano al mondo delle favole, al mondo dei blogger, a quello che sto organizzando.
Le fiabe scalpitano letteralmente per venire alla luce.
Non ho più nessuna paura. Ho preso la mia decisione e la porterò fino in fondo, costi quello che costi.
Lo so che ci saranno momenti duri. Sono abbastanza abituata ad avere a che fare con le idee e l'ispirazione per sapere che sono bizzose e capricciose. A volte fluiscono come un fiume in piena e quasi non si riesce a tenere il passo. Altre volte ci si ritrova a passeggiare su e giù per la casa come anime in pena, cercando uno spunto qualsiasi che non ne vuole sapere di farsi trovare.
Ma di una cosa sono proprio certa: sarà magnifico e interessante essere qui nei prossimi mesi.

 

C'era e non c'era




Kan ya ma kan, c'era, non c'era...con queste parole iniziano le fiabe in lingua araba.
Una "professione" da inventore di fiabe su commissione (o da Cantafiabe, come mi piace definirmi) non c'era, eppure in qualche modo è sempre stata lì, appena oltre la superficie delle cose.
Una professione inventata, ma che fa riecheggiare i cantastorie, i poeti dell'antichità che si sfidavano ancor prima degli eserciti, i menestrelli che cantavano storie per compiacere i Signori dei manieri... e l'adorata Sherazade, che lo faceva per salvarsi la vita e per salvarla ad altre sventurate fanciulle.
Eppure, come informerò i miei colleghi tra qualche giorno, ci sono alcune falle, in questo sistema.
La prima è che non possiamo pretendere che qualcuno ci commissioni una fiaba senza conoscere il nostro lavoro.
Io non lo farei.
I committenti del passato avevano modo di apprezzare l'opera di qualcuno e solo dopo affidavano un lavoro all'artista di turno.
Perché noi dovremmo essere diversi?
Secondo me non dovremmo.
E poi c'è un'altra falla. Questa professione inventata di fresco, molte persone non sanno ancora che esiste.
E allora bisogna farlo sapere, che esistiamo.
E magari può essere interessante e divertente vederci all'opera, un giorno dopo l'altro. 
Se la disfida ci sarà - e spero proprio di sì - un piccolo quaderno diventerà il mio fedele compagno.
Perché le idee sono capricciose, vanno e vengono a loro piacimento e tutto quello che possiamo fare noi è cercare di essere pronti ad afferrarle quando passano.
Sarà interessante vedere che cosa succede con una fatica (perchè sarà faticoso) così intensa e prolungata.
Un motivo in più per fare qualcosa di mai tentato prima. 

Giorni di dubbi

Oggi è stata una giornata piena di dubbi.
Ha ragione Chiara Gamberale (un'altra Chiara!), quando nel suo libro "Per dieci minuti" spiega come il semplice impegnarsi in  cose mai fatte prima ci fa sentire fragili, quasi spezzati.
Ieri, dopo aver resistito a lungo, mi sono rassegnata a iscrivermi a FB. Non so fare quasi niente, ma ho qualche giorno per imparare.

Mi sembra di aver imboccato tutta sola un tunnel, che non so dove mi porterà.
Non mi riconosco nemmeno. Io sono sempre stata schiva, più impegnata a cercare di rendermi invisibile che a emergere.
Sto bene nel mio angolino di mondo, a sognare e ascoltare il fruscio delle ali delle fate.
Le regole del mondo reale a volte (spesso) mi sfuggono, mentre mi muovo a mio agio nelle regole che governano il mondo incantato. Il mio mondo.

Luoghi in cui  parole come onore, lealtà e sincerità hanno un senso; luoghi in cui a vincere non sono mai i più malvagi o i più astuti, ma i coraggiosi, gli intrepidi, gli appassionati...
  
Per questo oggi continuavo a interrogarmi sul regolamento da dare a questa competizione, sul modo di tutelare al meglio i partecipanti e il pubblico.
Non ho mai fatto prima una cosa del genere e probabilmente niente al mondo potrà convincermi a rifarlo in futuro: non stupisce che mi senta in un territorio inesplorato.
Eppure, anche adesso, è come se le fiabe non ancora scritte premessere per venire alla luce e mi incoraggiassero ad andare avanti. Ancora avanti.
 

Un corso, un'idea

Un corso, un'idea





Probabilmente se sabato scorso, il 22 marzo, non avessi seguito il corso be.a.blogger di Chiara Maci non sarei mai stata in grado di crearmi un blog da sola. E forse non mi sarebbe nemmeno venuta quest'idea bizzarra che oggi, 25 marzo, mi frulla per la mente.
Ma il corso c'è stato, l'idea pure e adesso sarebbe codardo far finta di niente.
Chiara dice di aver iniziato a fare la blogger perché era stufa di sentire la gente lamentarsi senza mai fare nulla per cambiare le cose. Ha ragione.
Ero giusto lì che mi lamentavo senza fare nulla per cambiare le cose.
Le "cose", in questo caso, erano l'amarezza per non avere avuto abbastanza fiducia in una mia idea, averla messa in rete senza convinzione e poi averla trascurata. Mi spiego: da più di 20 anni preparo fiabe "su misura" per i bambini della tribù di parenti e amici. Mi sembra a volte l'unico modo per catturare l'emozione di una nuova vita che nasce o di un momento particolare nella vita di un bambino.
Dopo un bel po' di anni in cui mi sentivo dire da tutti che l'idea era bella e originale, in attesa di nipotini da inondare di fiabe ho deciso di offrirmi di scrivere le fiabe  personalizzate per chi ne fa richiesta. Quindi ho creato un sito (www.fiabesettestelle.it) e... mi sono buttata.
In qualche modo ho buttato evidentemente anche l'idea, perchè mi rendo conto che di questi tempi è tutto un proliferare di persone che si offrono per fare la stessa identica cosa.
Per carità, può succedere che la stessa idea venga a più persone... e poi siamo ancora pochi, una manciata appena di cantafiabe mercenari.
E allora ho pensato di lanciare una sfida, anzi una disfida.
In popoli e tempi lontani era d'uso lanciarsi sfide tra poeti, nelle piazze, alle feste e ai ricevimenti, prima delle battaglie...   
Se io e i miei colleghi ci proponiamo come creativi, in grado di prendere gli spunti lanciati dalle persone per trasformarli in belle fiabe, allora dimostriamolo.
La mia idea di oggi è quella di lanciare una disfida tra persone che si propongono per creare fiabe su commissione: una fiaba al giorno, per tre mesi, su spunti scelti dai lettori sulla pubblica piazza virtuale. Sarà sempre il pubblico a scegliere le sue fiabe preferite.

In fondo, ho sempre pensato che chi ha molta fantasia sia una specie di alchimista moderno, che deve essere capace di trasformare il piombo della vita in oro.  Il piombo delle amarezze, dei mugugni, delle cose che non vanno si può sempre trasformare nella leggerezza luminosa di una fiaba. Dicono che essere pesanti è facile, essere leggeri è difficile.
E allora via. Subito. Dimostriamo di saper essere leggeri.
Oggi mi sono cimentata nella creazione del blog, nei prossimi giorni metterò a punto quanto serve. Io e gli altri creatori di fiabe che accetteranno la sfida ci impegneremo in questa sorta di torneo. E che vinca il migliore!