venerdì 15 gennaio 2016

La casetta nera

Finalmente una nuova fiaba per il fine settimana.

Ringrazio il blog The rooms of my life per la gentile concessione della splendida immagine che me l'ha ispirata.




La casetta nera

C’era una volta un ridente villaggio arrampicato su una dolce collina, pieno di graziose casette di tutti i colori che si pavoneggiavano nelle belle giornate primaverili.

“Guardate come sono bella!” diceva una casetta gialla che scintillava nella luce del sole attirando tutti gli sguardi.
“E io, allora?” interveniva una casetta azzurra: ”Persino il cielo mi ha rubato il colore!”

Quello che è certo è che quelle casette, tutte insieme, erano proprio belle e i visitatori se le indicavano l’un l’altro senza stancarsi mai di guardarle.

Solo una casetta se ne stava sempre zitta, in disparte. Il suo esterno era nero come la pece e, anche se le stanze al suo interno erano chiare e ariose, nessuno aveva mai voluto abitarci.

Arrivò l’estate e tutti i balconi e i davanzali si coprirono di fiori che rendevano le costruzioni ancora più allegre e attraenti. Rossi gerani attiravano gli sguardi e petunie di tutti i colori tracimavano dai vasi come cascate di arcobaleno. Ma naturalmente nessuno mise fiori alle finestre della scura casetta disabitata.

Quando venne anche l’autunno e i grandi alberi iniziarono a perdere le foglie, le case gialle, ocra e rosse si stagliarono orgogliose contro l’orizzonte richiamando i colori delle foglie, come dipinte direttamente dalla mano di Dio per ornare il paesaggio, ma ancora una volta la casetta nera sembrava fuori luogo, quasi estranea a quel borgo così felice.

Infine giunse anche l’inverno, che con la sua fredda luce e la foschia rese tutto indistinto e un po’ triste, mentre la neve ricopriva ogni cosa.
E poi ci fu il giorno della grande tormenta. La neve vorticava nell’aria mentre uno straniero sperduto cercava faticosamente di orientarsi in tutto quel bianco.
Era stanco, affamato e gli bruciavano gli occhi per lo sforzo di scrutare tra i fiocchi candidi che sembravano ricoprire ogni cosa.
Portava con sé un prezioso fagotto, coperto con cura per evitare che il freddo ne danneggiasse il contenuto.
Quando ormai iniziava a perdere ogni speranza di trovare un riparo, ecco svettare da lontano una macchia scura come la pece.
Lo straniero ne fece il suo faro, e seguendo quella macchia scura riuscì finalmente a trovare riparo nel villaggio.

Si stupì molto, quando scoprì che quella casetta dai muri neri che lo aveva salvato era vuota e subito chiese di andarci ad abitare.
Una volta acceso un bel fuoco scoppiettante nel camino, svolse con cura il suo fagotto.
Conteneva un prezioso tulipano nero, forzato a fiorire d’inverno e rarissimo.
La casetta nera provò un brivido di piacere nell’essere finalmente abitata e capì immediatamente di avere trovato una persona che andava a puntino per lee, come lei per lui.

Da allora la casetta splende di vita in ogni stagione, con rarissimi tulipani e iris neri che ne ornano i davanzali nella bella stagione e stupende stelle di neve che la ornano durante l’inverno mentre sul balcone, in una piccola serra, altri rari fiori neri si preparano per la prossima primavera.


    




mercoledì 13 gennaio 2016

Certe volte....

Certe volte vorrei essere davvero una strega cattiva e trasformare qualcuno in ranocchio....

Peccato che non si può. 

Ecco che cosa è successo con l'esperimento della fiaba collettiva sulla pagina FB. 

Ho proposto un inizio:

"Occhidambra tirò un calcio alla polvere della strada, chiedendosi ancora una volta come fosse possibile che la siccità proseguisse ancora.
 Non pioveva da mesi...." 

e in tanti si sono prestati a proseguire, aggiungendo frasi per far proseguire la storia, che stava diventando così:

"Occhidambra tirò un calcio alla polvere della strada, chiedendosi ancora una volta come fosse possibile che la siccità proseguisse ancora.
 Non pioveva da mesi e quelli che prima erano lussureggianti pascoli dipinti da mille colori ora apparivano come spettrali paesaggi lunari. Gli alberi avevano ormai perduto tutte le loro foglie e ripiegati su loro stessi sembrava aspettassero solo che il gelido vento del nord li spezzasse definitivamente.
Aveva percorso più volte quel sentiero che serpeggiava tra campi e si inoltrava in fitte boscaglie , spesso sentiva il rumore del vento che scuoteva rami foglie....quasi pareva parlassero tra loro, ora quei rami orfani di foglie si rivestono di strane figure, figure alate che volteggiano, si rincorrono e si posano quasi a fare da ornamento a rami desiderosi di compagnia.
Tornare indietro non si poteva ed andare avanti poneva molte domande.  Il Gufo Solitario lo guardò dritto negli occhi quasi a rassicurare Occhidambra...."La strada è lunga e difficile ma la Regina della Pioggia ti aiuterà....corri piccolo amico della Terra, occorre il tuo aiuto."
Così il ragazzo si armò di coraggio e determinazione e con i soli abiti che teneva indosso, partì alla volta dell'ignoto. Nel cuore custodiva le parole d'amore e sprone della mamma, nell'anima portava il dolore e la speranza dei suoi compaesani, che da molto ormai soffrivano la fame e fiduciosi avrebbero atteso il suo ritorno.
Il Gufo Solitario lo guardò allontanarsi, mentre il buio della notte copriva ogni cosa. “Avrà bisogno del mio aiuto,” pensò. “I suoi occhi non sono abituati all’oscurità come i miei.” Così, spalancate le ali, si apprestò a seguirlo.
Ignara di tutto, la Regina della Pioggia…"


... e a questo punto il post è sparito. O meglio, io lo vedevo, ma gli altri no. 
Mistero misterioso, non è vero?

Adesso ho rilanciato. Speriamo che funzioni. I contributi sono i benvenuti.