domenica 14 dicembre 2014

Scarpe e cappello






Ecco la fiaba del fine settima.

Per piacere, non smettete mai di sognare.


 Scarpe e cappello

C’era una volta un uccellino brontolone, che trovava sempre il modo per lamentarsi di tutto. Il sole era troppo caldo, la pioggia troppo bagnata, gli alberi troppo alti o troppo bassi…

I suoi parenti dello stormo erano sempre di buonumore e iniziavano ogni giorno cantando felici, mentre lui si lamentava di aver dormito in un  nido troppo scomodo e di essere stato disturbato da una goccia di rugiada.

Tutti gli volevano bene e lo ascoltavano pazientemente, ma quell’autunno, quando venne il momento di migrare, l’uccellino brontolone si stava lamentando a voce tanto alta che non udì il richiamo.

Così, lo stormo partì senza di lui, che era talmente impegnato a lagnarsi da accorgersi di essere rimasto  indietro solo diversi giorni dopo. All’improvviso, sporgendosi dal nido un bel mattino, si rese conto di uno strano silenzio. Nessuno cinguettio, nessuno che cantava felice.

Chiese informazioni a uno scoiattolo, scoprendo che lo stormo ormai era partito ormai da troppo tempo per poter sperare di raggiungerlo.

L’uccellino scese a terra e iniziò a passeggiare avanti e indietro, tenendosi dietro le alucce e a capo chino. Naturalmente, la sua situazione era molto preoccupante e l’uccellino ragionava e si lamentava a voce alta. Così non si rese conto dell’arrivo di un coniglio bianco che arrivava a tutta velocità, a testa bassa, lamentandosi a sua volta: “Povero me. Povero me. Sono DI NUOVO in ritardo.”

Lo scontro fra i due fu bello tosto e ruzzolarono in direzioni opposte. Si rialzarono entrambi tenendosi le capoccine, ma l’uccellino – che era più allenato – iniziò per primo a lamentarsi.

“ Ma dico io se bisogna andare in giro senza nemmeno guardare dove si va!”
Ma anche il coniglio fu lesto a riprendersi: “Proprio! E sono già in tremendo ritardo!”
“Ma almeno lei non è stato abbandonato dal suo stormo, con l’inverno alle porte e nessun riparo conveniente e…”
“Va bene, va bene” tagliò corto il coniglio, che non era un tipo molto paziente e inoltre andava di fretta. “Facciamo così, caro uccellino. Per farmi perdonare, vi invito a trascorrere l’inverno nella mia tana. È dotata di tutti i comfort, è calda e c’è spazio in abbondanza. Se volete seguirmi, vi mostro la strada.”
Detto ciò il coniglio riprese a filare a perdifiato e l’uccellino dietro, sempre brontolando.

Ma… un momento. Perché l’uccellino adesso camminava, invece di volare?
Che cosa dite? Colpa della botta in testa?
Può darsi. Può darsi…

Dopo un bel tratto di strada, il coniglio bianco si infilò in una tana e l’uccellino lo seguì.
In effetti era una bella tana spaziosa, arredata con gusto e con un bel camino in cui ardeva un fuoco scoppiettante. Ma credete che il nostro brontolone fosse soddisfatto? Nemmeno per sogno.

Mentre il coniglio si aggirava per la casa cercando chissà che, l’uccellino gli andava dietro pigolando: “E non sono nemmeno equipaggiato per questo freddo tremendo. Non possiedo nemmeno un paio di scarpe, né un cappello…”
“Scarpe e cappello” ripeté il coniglio, tirando fuori un ventaglio da un cassetto. “Molto bene, amico mio. Devo uscire per una commissione. Vi comprerò io quanto vi necessita. Intanto, mettetevi a vostro agio, io tornerò tra poco. Scarpe e cappello. Scarpe e cappello…”
Ripetendo quelle parole, il coniglio uscì in fretta e furia.

L’uccellino si guardò intorno. Era completamente solo nella tana silenziosa e così non c’era gusto a brontolare. Sedette accanto al fuoco e ben presto si appisolò.

Fu svegliato di soprassalto dal coniglio che rientrava nella tana gridando trionfante: “Scarpe e cappello!”
L’uccellino sbatté gli occhi. Non ricordava niente. “Dove mi trovo?”
Il coniglio scoppiò a ridere. “Oh bella! Siete a casa mia, caro amico. Mi sono ricordato di comprarvi quello che avete chiesto, vedete?”  Così dicendo, il coniglio bianco gli sventolò sotto il becco un paio di stivalucci rossi e un cappellino di foggia alquanto strana. “ A proposito, io sono Bianconiglio. Con chi ho l’onore di parlare?”

L’uccellino scrollò la testa, cercando di ricordare. “Scarpe e cappello…” mormorò.
“Scarpe e cappello?” rise ancora il coniglio. “Un nome singolare.”
Il coniglio era di ottimo umore e si diede da fare per allestire una buona cena per il suo ospite. Parlò ininterrottamente per tutto il tempo della cena e anche dopo, mentre rigovernavano e si sedevano accanto al fuoco. Così l’uccellino, che aveva perso la memoria, non si ricordò nemmeno una volta di lamentarsi.
Così trascorse i mesi seguenti, in compagnia del coniglio che era sempre allegro e chiacchierone, vivendo come un coniglio.
La memoria gli riaffiorava solo a tratti, cogliendolo come una strana nostalgia di un’immensità azzurra o di voci cinguettanti.
Ma fu solo in primavera, quando uscito per una commissione udì il cinguettare festoso dei suoi parenti, che ritrovò la sua identità. Mentre camminava indossando ancora i suoi indumenti un uccellino gli si parò davanti. “Ehi, ma non sei tu l’uccellino brontolone?”
“Io? Io no. Sono Scarpe e cappello.”
L’altro volatile iniziò a ridere così forte che finì a pancia all’aria sull’erba.  
“Ma no! Mi ricordo di te. Tu sei mio cugino di nono grado. Ne sono sicuro. Sei quello che si è perso durante la migrazione dello scorso autunno! E perché cammini, invece di volare?”
L’uccellino si guardò le zampe, perplesso. Poi piano piano gli tornò la memoria. Aprì le ali e fece un voletto. Com’era bello, tornare a volare! E quante cose aveva da raccontare alla sua famiglia!
Da quel giorno, l’uccellino fu sempre felice e cinguettoso come gli altri della sua razza. Non si lamentava più, perché adesso la sua vita gli sembrava stupenda. Rimase per sempre amico del coniglio, però, che continuò nel corso degli anni a chiamarlo Scarpe e cappello.

4 commenti:

  1. sei troppo brava!!!!! mi fai sognare.....grazie mille per il tuo commento al mio blog e ti faccio tantissimi auguri di serenità per le prossime feste Lory

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  2. Certo che ne hai di fantasia! Ma anche fiabeggiare é segno di grande creatività, brava!

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  3. No non si può smettere mai di sognare!!! non si può vivere senza sogni!!!
    Mi piace molto questa fiaba!!! Ciao ...

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  4. Complimenti....le tue fiabe sono bellissime!
    A presto Mya

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