domenica 11 gennaio 2015

Il palazzo e la stella degli elfi



Fiasba del fine settimana! L'altra fiaba verrà pubblicata a giorni...

Il palazzo e la stella degli elfi


C’era una volta, c’era, un giovane di belle speranze ma di pochi beni, che alla morte del vecchio padre decise di andare per il mondo in cerca di fortuna.

Solo una barchetta, possedeva, con cui si pescava nel grande mare quanto bastava a sfamarlo.
La sera, approdava in qualche caletta riparata, si accendeva un fuoco e trascorreva la notte guardando le stelle e sognando un futuro prospero e ricco di onori.

Non era una brutta vita, invero, quando le tempeste non ci mettevano lo zampino.
E quella notte, appunto, un mare arrabbiato lo scaraventò su una spiaggia sconosciuta, danneggiando la barca.

Il giovane guardò attentamente da una parte e dall’altra. Non si vedeva nemmeno una lucina di qualche abitazione e non si sentivano altri suoni se non il ruggire del vento e le onde che si infrangevano contro gli scogli.
Tirata in secca la barca, il giovane si avviò in una direzione a caso, sperando di trovare ospitalità in qualche casetta di pescatori.

Dopo molto camminare, infreddolito ed esausto vide infine una luce in lontananza. Era una casupola assai misera, ma in quel momento gli parve una reggia. Gli aprì la porta una donna né giovane né vecchia, con lunghi capelli neri che le ondeggiavano ben oltre le spalle.
Lo accolse senza una parola e gli servì una minestra calda da un paiolo che bolliva sul fuoco. Poi gli diede una coperta affinché si mettesse a dormire accanto al fuoco e se ne andò a dormire anche lei.

Al mattino, quando il giovane si svegliò, la donna gli rivolse finalmente la parola.
«Non ti consiglio di proseguire nella stessa direzione, giovane sventato. C’è grande agitazione, tra gli elfi che abitano quelle terre. Hanno smarrito la loro stella rossa e stanno frugando ogni angolo della costa per ritrovarla. Stanne lontano.»
Un po’ stupito da quella rivelazione, il giovane chiese dove poteva trovare aiuto per riparare la sua barca e, ricevute le indicazioni che gli servivano si rimise in cammino, tornando da dove era venuto. Ma quando si voltò per salutare con la mano la sua ospite, la casupola era scomparsa, e al suo posto c’era un bellissimo palazzo tutto bianco.
“Sicuramente, qualche illusione degli elfi!” pensò il ragazzo allontanandosi velocemente.
In quella quasi inciampò in una gattina minuscola, dal manto rosso. Se ne stava seduta in mezzo al sentiero, come se lo stesse aspettando.
Il giovane la prese in braccio. Aveva un aspetto strano, quella micetta, con il lungo pelo fulvo e gli occhi e le orecchie sembravano un po’ più appuntiti del normale.
Il giovane la rimise giù con delicatezza e riprese la sua strada, ma la gattina lo seguiva, miagolando sonoramente.
“Forse ha fame” pensò il giovane. Sollevatala di nuovo e tenendola in braccio si avviò verso la sua barca, dove era sicuro di avere qualche avanzo di pesce per la sua nuova piccola amica.
La gattina rossa mangiò di buon appetito, poi si accoccolò su alcune funi e si mise a fare le fusa. Il giovane si rese conto che avrebbe voluto tenerla con sé. E così decise.
Riparata la barca, la curiosità sulla misteriosa terra degli elfi riprese il sopravvento e ignorando gli avvertimenti della donna  dai capelli neri proprio in quella direzione diresse la prua.
Navigando a vista vicino alla costa, rivide il maestoso palazzo bianco e poi meraviglie e costruzioni quali non ne aveva mai viste in vita sua.  C’erano palazzi che seguivano i tronchi di enormi alberi dalle foglie tintinnanti e tutto era immerso in una bellissima luce dorata.

Il giovane si era ripromesso di tenersi lontano dalla costa, ma non avendo avvistato nessuno decise di approdare.
Appena ebbe tratto la barca a riva, la gattina scese a terra e iniziò a scrollarsi, rimanendo avvolta in un nube di pulviscolo d’oro.
Quando la povere si posò, al posto della gattina c’era una bellissima giovane elfa, dai capelli fulvi e le orecchie a punta.
In quel momento iniziò a raccogliersi lì intorno una folla di elfi, come spuntati dal nulla.
Il più autorevole si avvicinò al giovane e gli rivolse la parola.
«Grazie. Grazie straniero, per averci riportato la nostra principessa, la nostra Stella Rossa.»
Il giovane si guardava intorno a bocca aperta. «Non avevo idea…» riuscì a dire infine.
I grandi festeggiamenti per il ritrovamento della Stella Rossa gli diedero modo di riprendersi, e quando all’alba gli elfi gli chiesero di restare con loro, il giovane ne fu ben lieto. Le leggende dicono che ancora, nelle sere di nebbia, si può vedere un giovane navigare vicino alla costa, cantando felice.

5 commenti:

  1. Ciao Ema, le storie degli elfi hanno sempre un tocco magico, Un ben tornata a casa a Stella Rossa

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  2. Che bello leggere una fiaba!!!!!!!!! In questo mondo tremendo è proprio quello che ci vuole, sei fortunata ad avere questo fantastico dono. Grazie
    Emi

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  3. Le tue fiabe sono sempre di una tale lievità e dolcezza!

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  4. Che bella atmosfera e che belle sensazioni mi hai trasmesso con questa fiaba...

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