domenica 11 settembre 2016

Come Thoreau

"Sono andato nei boschi perché volevo vivere consapevolmente, affrontare solo i fatti essenziali della vita, vedere se potessi imparare ciò che dovevo insegnare e non dover scoprire, al momento della morte, di non aver vissuto."

Thoreau (Da Walden - Vita nei boschi)









Lo so. È stato un lungo silenzio.
So che in senso generale è sbagliato. Ho letto anch'io tutti i manuali e le istruzioni per  i social e i blog e le raccomandazioni ripetute all'infinito di pubblicare regolarmente.

Ma io avevo bisogno di fermarmi per  tanti ottimi motivi.

Il primo: dovevo capire dove voglio andare.
Per tutta la vita ho cercato di fare la “cosa giusta”: compiacere i genitori, gli insegnanti e dopo i datori di lavoro, il marito, la suocera, cercando di fare del mio meglio per mio figlio. Anche se poi me lo sono dovuta crescere da sola. Volevo essere una brava persona. Io, figlia di una casalinga, volevo riuscire a tenere insieme tutti i pezzi tra lavoro, casa, affetti e chissà che altro.  
Ve lo devo dire: nel mio caso non ha funzionato. L’unica cosa che sono riuscita a ottenere sono state perdite pesanti e, soprattutto, l’aver perso me stessa per strada.
Perché in questo infinito mare di regole insulse, in questo cercare di adeguarsi agli innumerevoli “si fa così” stabiliti da chissà chi e per quale motivo, io ero diventata niente di più di una maschera. Magari accettabile, ma vuota.
Se qualche mese fa mi aveste chiesto chi ero e che cosa volevo davvero, vi avrei risposto con una sfilza di luoghi comuni alla prima domanda e non avrei saputo rispondere alla seconda.
Non lo sapevo più, che cosa volevo davvero.
Ero in caduta libera, come Alice nella tana del Bianconiglio, e potevo solo sperare che prima o poi la caduta sarebbe finita, preferibilmente su un mucchio di foglie per non farmi troppo male.

Questa crisi ci vuole, almeno una volta nella vita. Dopo che i figli sono diventati grandi, gli amori perduti e ogni dannata parte della società si è servita a dovere di un pezzettino di noi, prendersi il tempo per ricostruirsi e per decidere una buona volta in che direzione andare seguendo solo la bussola del cuore è un nostro sacrosanto diritto. 
Come Thoreau, volevo scoprire che cosa è essenziale per non dovermi accorgere, al momento della morte, di non aver vissuto.
La scritta che vedete nella foto è sistemata vicino al lago Walden, tra i boschi degli Stati Uniti, dove visse da solo per diversi anni.

Il secondo motivo: dovevo ritrovare la mia voce.
Per circa 20 anni l’ho prestata agli editori, collaborando con periodici o facendo traduzioni. Dietro di me c’è sempre stato un editore, un direttore o un caporedattore a dirmi quali argomenti, delle miriadi di proposte che facevo, potevo trattare e in che modo. C’è sempre stato uno stile editoriale ben preciso a cui adeguarsi, su cui costruire frasi e periodi. E una lunghezza stabilita per farci stare quello che avevo da dire.
Intendiamoci, adoro l’editoria. È il mio pane. È stata quella che mi ha permesso di essere un genitore single e lavorare senza avere l’impressione di “abbandonare” mio figlio in mani mercenarie, anche se a prezzo di tanto stress, tanta ansia per le scadenze e nessuna sicurezza. .
Ma dopo tutti questi anni non sapevo più nemmeno da che parte iniziare per recuperare la mia vera voce. Quella degli esordi, quella piena di entusiasmo e di sogni e di speranze.
Tiziano Terzani lo racconta molto bene, questo malessere che a volte prende i giornalisti da lunga data nel suo libro “Un indovino mi disse”, spiegando che alla fine si ha l’impressione di usare sempre le stesse parole “consumate”.

Gli altri motivi (e ce ne sono) ve li risparmio.

Adesso sono qui. Atterrata e anche un po’ ammaccata.
Sarà il tempo a dire se la mia lunga caduta mi ha portato nella grotta di Aladino o solo in uno stralunato Paese delle Meraviglie.

Ma a tutti voi che siete rimasti con pazienza ad aspettare, grazie. Grazie di cuore. 






4 commenti:

  1. bentornata e ti auguro di trovare quello che il tuo cuore desidera. Lottiamo tutte per affermarci in qualche campo molte volte per dovere, raramente per piacere, a volte si riesce a conciliare tutto spesso no e lo stress aumenta all'infinito. Ma l'importante è ritagliarsi almeno uno spazio dove poter essere liberamente se stessi senza dover dare conto al alcuno, e spesso le nostre casette virtuali sono proprio questo! Ti abbraccio forte forte e ti ringrazio per il tuo commento al mio blog Lory

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  2. Spero che tu sia atterrata su un mucchio di foglie. Bentornata!
    A volte occorre fare come hai fatto tu, fermarsi, per percorrere poi la strada giusta per noi, per smettere di fare gli equilibristi e trovare la serenità.
    In bocca al lupo per i tuoi progetti personali e professionali.

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  3. Ciao, ho letto con attenzione il tuo post e sinceramente ti ammiro... credo che sia importante fermarsi a volte. Ti auguro con tutto il cuore che questo nuovo anno ti porti ciò che desideri.. In bocca al lupo per tutto, un abbraccio, Ivana! :-)

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  4. Fermarsi a riflettere è utile soprattutto quando la vita ci "travolge" con i suoi problemi, le urgenze, i doveri...dovremmo farlo tutti perchè ci aiuta ad andare avanti in una società che come tu scrivi "si è presa" e si prende costantemente "un pezzettino di noi", del nostro essere più autentico.
    Un abbraccio
    Patrizia

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