Thoreau (Da Walden - Vita nei boschi)
Lo
so. È stato un lungo silenzio.
So
che in senso generale è sbagliato. Ho letto anch'io tutti i manuali e le
istruzioni per i social e i blog e le
raccomandazioni ripetute all'infinito di pubblicare
regolarmente.
Ma
io avevo bisogno di fermarmi per tanti
ottimi motivi.
Il
primo: dovevo capire dove voglio andare.
Per
tutta la vita ho cercato di fare la “cosa
giusta”: compiacere i genitori, gli insegnanti e dopo i datori di lavoro,
il marito, la suocera, cercando di fare del mio meglio per mio figlio. Anche se
poi me lo sono dovuta crescere da sola. Volevo essere una brava persona. Io,
figlia di una casalinga, volevo riuscire a tenere insieme tutti i pezzi tra
lavoro, casa, affetti e chissà che altro.
Ve
lo devo dire: nel mio caso non ha funzionato. L’unica cosa che sono riuscita a
ottenere sono state perdite pesanti e, soprattutto, l’aver perso me stessa per
strada.
Perché
in questo infinito mare di regole insulse, in questo cercare di adeguarsi agli
innumerevoli “si fa così” stabiliti da chissà chi e per quale motivo, io ero
diventata niente di più di una maschera. Magari accettabile, ma vuota.
Se
qualche mese fa mi aveste chiesto chi ero e che cosa volevo davvero, vi avrei
risposto con una sfilza di luoghi comuni alla prima domanda e non avrei saputo
rispondere alla seconda.
Non
lo sapevo più, che cosa volevo davvero.
Ero
in caduta libera, come Alice nella tana del Bianconiglio, e potevo solo sperare
che prima o poi la caduta sarebbe finita, preferibilmente su un mucchio di
foglie per non farmi troppo male.
Questa
crisi ci vuole, almeno una volta nella vita. Dopo che i figli sono diventati
grandi, gli amori perduti e ogni dannata parte della società si è servita a
dovere di un pezzettino di noi, prendersi il tempo per ricostruirsi e per
decidere una buona volta in che direzione andare seguendo solo la bussola del
cuore è un nostro sacrosanto diritto.
Come
Thoreau, volevo scoprire che cosa è essenziale per non dovermi accorgere, al
momento della morte, di non aver vissuto.
La
scritta che vedete nella foto è sistemata vicino al lago Walden, tra i boschi
degli Stati Uniti, dove visse da solo per diversi anni.
Il
secondo motivo: dovevo ritrovare la mia
voce.
Per
circa 20 anni l’ho prestata agli editori, collaborando con periodici o facendo
traduzioni. Dietro di me c’è sempre stato un editore, un direttore o un
caporedattore a dirmi quali argomenti, delle miriadi di proposte che facevo, potevo
trattare e in che modo. C’è sempre stato uno stile editoriale ben preciso a cui
adeguarsi, su cui costruire frasi e periodi. E una lunghezza stabilita per
farci stare quello che avevo da dire.
Intendiamoci,
adoro l’editoria. È il mio pane. È stata quella che mi ha permesso di essere un
genitore single e lavorare senza avere l’impressione di “abbandonare” mio
figlio in mani mercenarie, anche se a prezzo di tanto stress, tanta ansia per
le scadenze e nessuna sicurezza. .
Ma
dopo tutti questi anni non sapevo più nemmeno da che parte iniziare per
recuperare la mia vera voce. Quella degli esordi, quella piena di entusiasmo e
di sogni e di speranze.
Tiziano
Terzani lo racconta molto bene, questo malessere che a volte prende i
giornalisti da lunga data nel suo libro “Un indovino mi disse”, spiegando che alla
fine si ha l’impressione di usare sempre le stesse parole “consumate”.
Gli
altri motivi (e ce ne sono) ve li risparmio.
Adesso
sono qui. Atterrata e anche un po’ ammaccata.
Sarà
il tempo a dire se la mia lunga caduta mi ha portato nella grotta di Aladino o
solo in uno stralunato Paese delle Meraviglie.
Ma
a tutti voi che siete rimasti con pazienza ad aspettare, grazie. Grazie di
cuore.
bentornata e ti auguro di trovare quello che il tuo cuore desidera. Lottiamo tutte per affermarci in qualche campo molte volte per dovere, raramente per piacere, a volte si riesce a conciliare tutto spesso no e lo stress aumenta all'infinito. Ma l'importante è ritagliarsi almeno uno spazio dove poter essere liberamente se stessi senza dover dare conto al alcuno, e spesso le nostre casette virtuali sono proprio questo! Ti abbraccio forte forte e ti ringrazio per il tuo commento al mio blog Lory
RispondiEliminaSpero che tu sia atterrata su un mucchio di foglie. Bentornata!
RispondiEliminaA volte occorre fare come hai fatto tu, fermarsi, per percorrere poi la strada giusta per noi, per smettere di fare gli equilibristi e trovare la serenità.
In bocca al lupo per i tuoi progetti personali e professionali.
Ciao, ho letto con attenzione il tuo post e sinceramente ti ammiro... credo che sia importante fermarsi a volte. Ti auguro con tutto il cuore che questo nuovo anno ti porti ciò che desideri.. In bocca al lupo per tutto, un abbraccio, Ivana! :-)
RispondiEliminaFermarsi a riflettere è utile soprattutto quando la vita ci "travolge" con i suoi problemi, le urgenze, i doveri...dovremmo farlo tutti perchè ci aiuta ad andare avanti in una società che come tu scrivi "si è presa" e si prende costantemente "un pezzettino di noi", del nostro essere più autentico.
RispondiEliminaUn abbraccio
Patrizia