giovedì 17 luglio 2014

Tutto l'aiuto possibile





Tutto l’aiuto possibile

Per scrivere, a volte, dobbiamo garantirci tutto l’aiuto possibile.
Abbiamo appurato che è piuttosto difficile che questo aiuto provenga dall’esterno e forse va bene così. le persone intorno a noi hanno da fare e noi dobbiamo imparare a fare tanto con poco e ad attingere alle nostre risorse interiori. 
Ok, ma come?
Scoprendo come funzioniamo.
Vi ho accennato di sfuggita, in passato, al fatto che scrivere è in qualche modo uno stato d’animo.
Adesso vediamo come entrarci, in questo stato d’animo.
Per quanto tutti diversi (e meno male!) abbiamo meccanismi simili. Tra l’altro, disponiamo tutti di un corpo che può diventare  il nostro migliore alleato. Lo so che siamo abituati a considerare le attività mentali e quelle fisiche come “separate”, ma non è così. Quello che facciamo con il nostro corpo influenza il nostro modo di scrivere.
Vi ho già detto che il semplice fatto di scrivere la nostra storia può essere una prima tappa per innescare processi di guarigione fisica e adesso analizziamo il processo contrario: come la nostra parte fisica può influenzare il nostro modo di scrivere.
Il primo punto è abbastanza banale e forse molti ne hanno fatto esperienza: un corpo “incriccato” e dolorante difficilmente sarà felice di stare per ore seduto a una scrivania senza protestare.
Quindi, meglio stancarlo un po’ prima di mettersi a scrivere.
Un’attività qualsiasi va bene, a patto che vi piaccia e che sia possibilmente abbastanza ripetitiva, in modo da lasciare la mente sgombra.
L’ideale, dicono gli esperti, è un’attività che preveda movimenti asimmetrici come una bella camminata. Camminando rilassati, portiamo in avanti in modo del tutto spontaneo una gamba e contemporaneamente il braccio del lato opposto del corpo (gamba destra, braccio sinistro e poi si alterna). Sembra che questo semplice fatto favorisca notevolmente le connessioni tra i due emisferi cerebrali destro e sinistro e di conseguenza la capacità di far lavorare meglio e in contemporanea le aree cerebrali preposte all’immaginazione e quelle che si attivano all’atto della scrittura e della produzione del linguaggio. Il cervello, mi dicono, è il pezzetto di materia più complesso dell’universo e lo studio delle diverse aree cerebrali che si attivano nel corso delle varie attività è semplicemente sbalorditivo.
Le discipline molto antiche, come lo Yoga, il Tai Chi Chuan e il Qi Gong tenevano conto di questo aspetto e sono infatti composte da moltissimi movimenti asimmetrici.

Da queste stesse discipline deriva un altro potente alleato della scrittura: il rilassamento profondo.
Quello che facciamo durante il giorno lascia tracce nel nostro organismo sotto forma di tensioni, di cui spesso non ci rendiamo nemmeno conto. Ci prendiamo un’arrabbiatura e ci viene “un nodo allo stomaco”. Siamo concentrati su un obiettivo e senza accorgercene alziamo le spalle e procediamo “a testa bassa”. Cerchiamo di contenere le emozioni e “stringiamo i denti” contraendo la mascella. Queste tensioni vanno sciolte con le tecniche di rilassamento che si possono apprendere in diversi corsi o con un buon manuale.
Il metodo più semplice consiste nello stendersi  supini con gli occhi chiusi e passare in rassegna mentalmente tutte le parti del corpo, cercando di rilassarle una per una. Questo “inventario” mentale in genere si completa nel giro di  15 minuti, ma con l’abitudine diventa più veloce e efficace.

Adesso siamo pronti e possiamo metterci al tavolo da lavoro, ma possiamo garantirci ancora qualche piccolo aiuto. Molti lavorano meglio con un po’ di musica in sottofondo. L’importante è creare intorno a sé un’atmosfera in cui ci si senta a proprio agio. A me la musica quando lavoro non piace tanto, invece mi aiuta moltissimo tenere una candela accesa o una piantina sul tavolo, chissà perché.
Un’altra cosa che può ci aiutare è avere intorno delle immagini o degli oggetti evocativi, che ci consentano di entrare nello stato d’animo adatto per quello che vogliamo scrivere.
Quello di cui ci piace circondarci mentre scriviamo può essere molto personale, ma l’importante e che funzioni per noi.
Il mio “aiutante” di oggi è quello che vedete nella foto. Era così bello rilassato sul mio davanzale da diventare un promemoria vivente del fatto che il momento più prezioso è adesso e che non c’è un altro luogo in cui dovrei essere se non qui. Noi fantasiosi a volte ci perdiamo, appunto,  a fantasticare su come sarebbe bello essere altrove, su come sarà bello il futuro o quella volta che in passato…
Gli animali sono molto più intelligenti di noi, in questo senso. Loro vivono nel presente e si godono quello che hanno qui.
Un davanzale assolato in una giornata estiva? Bello! E si mettono comodi.
Se questo post vi è piaciuto, ringraziate il pennuto. È stato lui a ricordarmi di tutto questo e a convincermi a mettermi al lavoro. Qui e adesso.

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