martedì 3 giugno 2014

La regina dei cigni

La regina dei cigni

Fu più o meno a metà dell’Era di Smeraldo che la Regina dei cigni venne uccisa nel corso di una sanguinosa battaglia contro l’esercito dei Corvi.
Ma quello che nessuno sapeva era che la Regina aveva lasciato una figlia, accuratamente nascosta in un luogo sicuro fino a quando non fosse diventata abbastanza grande da reclamare il suo trono…

“Siamo qui da ore, Ametista, adesso dobbiamo proprio rientrare,” disse il cigno pazientemente alla fanciulla adagiata sulla riva del laghetto. L’aveva cresciuta come una figlia, portandola sul dorso, quando era piccola, a nuotare sul lago. Adesso era una splendida fanciulla che stava per compiere sedici anni. “Ancora qualche istante, Gelsomina. Ti prego…” disse la fanciulla giocando con le ninfee e i fior di loto che crescevano vicino alla riva.
Il cigno chinò il lungo collo in segno di assenso. Anche se c’era ancora molto da fare per preparare la festa di compleanno della principessa Ametista, si poteva aspettare ancora un po’. Dopo tutto, se nessuno aveva scoperto il loro nascondiglio in quei lunghi anni, perché mai i loro nemici avrebbero dovuto scoprirlo adesso, che mancavano  solo pochi giorni al compleanno della futura regina?
Un grido di cornacchia risuonò tra gli alberi, facendole correre i brividi lungo la schiena e arruffare le piume.
Di sicuro non era niente di grave, ma le venne una grande urgenza di rientrare a casa.
“Adesso andiamo, Ametista.”
“Ancora un attimo…”
“No. ADESSO!”
La principessa si alzò controvoglia, ma non poteva ignorare l’autorità di colei che l’aveva cresciuta.
Inoltre, Ametista ignorava ancora tutto del suo lignaggio e del suo destino. Pensava di essere una ragazza qualsiasi, anche se cresciuta  tra i cigni, di cui aveva la grazia e il candore.
Gelsomina si levò in volo per accompagnarla, ma ecco altre strida di cornacchia risuonare nelle vicinanze.
Gelsomina si alzò un po’ sopra il bosco e quello che vide le ghiacciò il sangue nelle vene.
Una nube scura di corvi e cornacchie avanzava velocemente verso di loro.
“Corri, nasconditi!” riuscì a dire prima di essere investita da una prima avanguardia di corvi che la circondarono da ogni parte. Gelsomina non era molto giovane, ma esperta di volo sì.
Riuscì con le sue manovre a portare i corvi lontano, verso la casa, sperando in cuor suo che le sentinelle si accorgessero di quello che stava accadendo e venissero in loro aiuto.
Così fu, in effetti, e ben presto uno stormo compatto di cigni arrivò in volo a fronteggiare i corvi e le cornacchie.
Ametista si era infilata in un tronco cavo, ma sentendo le strida non riuscì a resistere alla tentazione di sbirciare.
Quello che vide era impressionante, lo scontro tra i grandi uccelli neri e quelli bianchi copriva quasi tutto il cielo.
In qualche modo, le riportava alla mente un ricordo… No, non lo aveva sognato, adesso ne era sicura. Lei doveva aver già assistito a una battaglia simile, quando era molto piccola.
I ricordi iniziarono a tornare, spezzati e incerti. Ma in quel momento Gelsomina atterrò vicino al suo nascondiglio. Era coperta di sangue e di ferite. “Presto! Salimi sul dorso!” le disse.
“Ma sei ferita. Non vorrei…”
“Non discutere con me, signorina!”
Ametista salì sul dorso del cigno, che immediatamente prese il volo. C’era un palazzo pronto per Ametista, sul fianco di una montagna scoscesa, in cui si stavano facendo i preparativi per l’incoronazione che avrebbe seguito il suo compleanno.
Il cigno voleva con tutte le sue forze portare in salvo l’erede al trono. Solo questo importava.
Ma evidentemente i corvi e le loro nuove alleate, le cornacchie, avevano previsto anche questa mossa.
Ben presto le due furono intercettate da uno stormo e impegnate in una battaglia impari che le vide infine  precipitare al suolo. Gelsomina si ferì un’ala nella caduta, ma la principessa si fece solo una lieve contusione a una gamba.
I corvi le chiusero in una rete, trattenendone i lembi con il becco mentre si levavano in volo.
Le portarono in un palazzo completamente nero, dove furono prese in consegna da altri corvi che le rinchiusero in una segreta oscura.
Lì le due poterono parlare in fretta di quello che le attendeva. Gelsomina cercava di informare la principessa delle sue origini e del suo ruolo, ma ebbe la sorpresa di scoprire che adesso la ragazza  ricordava perfettamente la battaglia in cui aveva perso la vita sua madre.
C’era ancora qualcosa, però, che non riusciva a ricordare. Qualcosa che sua madre le aveva dato, o detto, e che doveva essere importante. Ma che cosa? Era così piccola, quando erano avvenuti quei fatti. “Cerca di ricordare,” la incitava il cigno, ma il ricordo le sfuggiva come sabbia tra le mani.
Intanto Gelsomina si era avvicinata alle sbarre che chiudevano l’unica strettissima finestrella che dava luce alla cella e stava cercando di convincere un passerotto reticente a portare un messaggio all’esercito dei cigni, per informarli sulla loro posizione.  
Alla fine, stremata, Gelsomina si lasciò cadere sul fondo della cella. E iniziò a cantare. Ametista si disperò, nell’udire quel canto, perché significava che il cigno stava morendo.
Iniziò a piangere, accanto al cigno morente quando all’improvviso ricordò quello che sua madre le aveva detto, prima di morire. Le aveva consegnato un incantesimo potentissimo, in grado di controllare le forze del cielo e di curare le ferite. Allora anche Ametista iniziò a cantare le formule dell’incantesimo.
Arrivò dapprima un forte vento, che fece tremare fino alle fondamenta la fortezza nera in cui erano rinchiuse. Poi chiamò la pioggia e la grandine. Le mura iniziarono a sgretolarsi intorno a loro, mentre il vento chiamato dalla principessa aiutava l’esercito dei cigni a raggiungere più velocemente quel luogo desolato.
Ametista si inginocchiò accanto al cigno e cantò, fino a quando le ferite si rimarginarono e l’ala guarì. Il potere della principessa era arrivata all’improvviso e con una potenza di cui non si conoscevano eguali da molte ere. La battaglia fu vinta dai cigni, i corvi e le cornacchie scacciate e finalmente Ametista poté raggiungere con Gelsomina il palazzo che l’attendeva e dove fu incoronata Regina dei Cigni, che governò a lungo in pace e prosperità.
   


 Buonanotte.

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