Gugliabianca
Il
villaggio di Gugliabianca era stato un luogo pacifico e felice, prima dell’arrivo
delle Ombre.
Ma
poi, non più.
Nessuno
sapeva da dove venivano e in molti non riuscivano nemmeno a vederle, tanto si
muovevano silenziose evitando accuratamente ogni zona di luce.
Strisciavano
negli angoli bui, nelle pieghe nascoste delle anime dove nessuno arriva a
guardare. Si acquattavano nei boschi d’inverno, quando la luce del giorno era
breve, e lunghe le notti.
Le
Ombre avevano iniziato a manifestarsi in piccole cose. Persone che erano sempre
andate d’accordo iniziavano a litigare. Chi aveva sempre lasciato l’uscio di
casa aperto, adesso lo sprangava, pieno di diffidenza. L’avidità e la paura
avevano preso il posto della gentilezza e della fiducia.
Gli
abitanti del villaggio non riuscivano a rendersi conto di quello che stava
succedendo e si incolpavano gli uni con gli altri di quel cambiamento, ma la Foresta,
che tutto vedeva, aveva capito e cercava a suo modo di lanciare l’allarme.
Quando
un uomo colpito dalle Ombre toccava un fungo, un frutto o un albero, questi
avvizzivano immediatamente, tornando in salute solo quando gli uomini corrotti
si erano allontanati. All’inizio, le donne e i bambini riuscivano ancora a
raccogliere qualcosa, ma all’avvicinarsi del solstizio, con le giornate sempre
più brevi, l’intero villaggio era stato colpito dalla maledizione delle Ombre e
ovunque c’erano oscurità, disperazione e fame.
Fu
per una felice combinazione che il giovane gnomo Hans passò proprio in quel
periodo per la Foresta.
Era
in viaggio per raggiungere certi suoi parenti alla lontana, con i quali avrebbe
trascorso l’intero inverno a scopo di istruzione. Quei parenti infatti erano
abili nella Cura delle Foreste e Hans voleva imparare da loro, per poi tornare
a casa e curare quello strano male stava colpendo le foreste della sua gente.
Dunque
quel giorno attraversava la Foresta e si stupiva di trovare anche lì i segni a
cui era abituato: alberi che sembravano avvizziti, funghi rinsecchiti, animali
silenziosi e diffidenti, ben nascosti nelle loro tane. Mentre si guardava attentamente intorno, Hans
scorse appena l’accenno di un’Ombra che non era stata abbastanza veloce da evitare
il bagliore del campanello d’argento che ornava il cappellino a cono dello gnomo.
Una
volta individuata l’Ombra, Hans decise di seguirla. Nascose il campanello per
evitare ogni rumore e si mise alle calcagna dell’Ombra che, credendosi non
vista, scivolava verso il villaggio.
Qui
tutte le porte erano sprangate e nessuno voleva dare accoglienza al forestiero
dal buffo cappello, ma origliando un po’ qui e un po’ là Hans riuscì a farsi un’idea
abbastanza precisa di quello che stava succedendo.
Per
fortuna, un po’ di istruzione in materia di Ombre l‘aveva anche lui.
Sapeva
esattamente che cosa fare e quella era proprio la notte giusta, poiché sarebbe
stata la notte più lunga dell’anno.
Fischiettando
andò a cercare un bell’albero, che portò proprio al centro del villaggio.
Già
gli abitanti del villaggio socchiudevano gli usci, incuriositi dal fatto che
quell’albero non era avvizzito.
Poi
Hans iniziò a decorare l’albero con mele succulente, noci colorate d’oro,
funghi carnosi, candele accese e ogni sorta di oggetti luccicanti e brillanti.
Un
po’ per curiosità, un po’ per fame, tutto il villaggio si fece intorno all’albero,
mentre le Ombre infastidite da tutto quel luccicare si tenevano in disparte.
Quando
tutti si furono riuniti, Hans iniziò dolcemente a cantare una canzone magica
degli Avi. Aveva una voce limpida e ben presto alcuni iniziarono timidamente a
seguire il ritmo con i piedi e poi a cantare sottovoce.
Ora,
se c’è una cosa che le Ombre odiano quasi quanto la luce, quella è il canto.
Appena
vedeva che una persona era stata liberata dalle Ombre, Hans continuando a
cantare lanciava lesto qualcosa da mangiare. Le persone mangiavano e poi
riprendevano a cantare con più convinzione. L’alba li trovò così, intenti a
cantare intorno all’albero luminoso. La
notte più lunga dell’anno era trascorsa e l’incantesimo delle Ombre era
spezzato.
Da
quel giorno, la luce avrebbe preso a crescere sempre di più.
Ringraziato
e colmato di doni da tutto il villaggio, Hans si rimise in cammino per tornare
a casa. Aveva imparato ciò di cui aveva bisogno e ora doveva riportare la luce
anche nella sua foresta.
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