sabato 17 maggio 2014

Gita a Feeria II - I fulmini

Gita a Feeria II – I fulmini

Avevo promesso di parlarvi dei “fulmini”, intesi come segnali che siamo sulla strada giusta nel processo creativo e nella scoperta del mondo incantato.
Per Julia Cameron, i fulmini sono, sì, spaventosi, ma sono quelli che in qualche modo ci rischiarano il cammino.
Per spiegarmi meglio, devo andare un po’ lontano nel tempo.
Fino alla distruzione dell’antica biblioteca di Alessandria, che nell’antichità conteneva la più grande raccolta di sapere umano. Quando la biblioteca andò distrutta in un incendio, dice la leggenda, i più grandi sapienti si riunirono per vedere come salvare tutta quella conoscenza.
Non c’era modo di riscrivere tutti i testi a memoria, anche considerando che la memoria con il tempo si sarebbe affievolita.
Allora decisero di condensare la conoscenza in simboli. Simboli complessi in grado di racchiudere in un’immagine tutto quello che era importante ricordare.
Sempre secondo la leggenda, in questo modo nacquero gli Arcani Maggiori dei Tarocchi, ossia quelle 22 carte, o “lame”, che da secoli vengono studiate per scoprirne i numerosi significati.
Ora, la sedicesima carta, la Torre, è quella che ci interessa qui.
Raffigura una torre colpita da un fulmine. In molti casi due figure cadono dalla torre a testa in giù.
Per quanto possa sembrare un’immagine spaventosa, il significato tramandato per questa carta è molto positivo: raffigura quello che di vecchio si deve lasciare andare per costruire qualcosa di nuovo.
Muovendosi nel mondo dei simboli, si impara presto che esistono numerosi livelli di significato, ma il confronto più evidente che si può fare è quello con il comune modo di pensare, considerando come quello che noi crediamo vero o possibile può influenzare in modo molto tangibile la nostra vita.
Numerosi psicologi hanno approfondito questo tema, finendo per concordare sul fatto che spesso è necessario abbandonare un vecchio modo di pensare (la torre colpita dal fulmine) per poterne costruire uno nuovo, più sano e più vantaggioso per noi.
Ok adesso ci siamo, arriviamo ai fulmini. Il fulmine, per sua natura, illumina. Tradotto nei processi mentali, è quell’istante in cui si vedono le cose con una chiarezza inusuale. A volte questo modo di vedere situazioni consuete sotto una nuova luce innesca inevitabilmente dei cambiamenti positivi.
Ora, questo è proprio quello che molto spesso fanno i processi creativi e, in modo particolare, le fiabe.
Perché succede? Perché le fiabe ci portano  a vedere le cose in modo completamente diverso dal solito. Il figlio di un povero mugnaio diventa proprietario di terre e ricchezze e sposa la figlia del re nel Gatto con gli stivali. Ancora la figlia di un mugnaio diventa regina nella storia del nano Tremotino. Nella Serpe bianca, un semplice valletto conquista ricchezze, onori e (di nuovo) la figlia del re.
Nelle fiabe, l’impossibile diventa possibile.
Ok, ma sono fiabe, direte voi.
Sì. Ma quel senso di “possibilità”, ci rimane appiccicato addosso esattamente come la polvere di fata e, quando torniamo alle nostre faccende, è facilissimo che ci venga un’idea che non ci era mai venuta prima e che risolve egregiamente la situazione, il problema, l’impasse. Ecco, i “fulmini” sono questo. Una luce improvvisa che ci fa vedere aspetti della faccenda che non avevamo considerato, rendendoli chiarissimi. A volte sono piccole cose, come un modo diverso di sistemare gli oggetti che abbiamo in casa o per svolgere in modo più rapido e efficiente un lavoro consueto. 
Altre volte sono lampi che ci mandano letteralmente sottosopra come le figurine dei tarocchi, facendoci cambiare radicalmente prospettiva su qualche aspetto della nostra vita.
Provate a farci caso: dopo la lettura o la scrittura delle fiabe, succede spessissimo.
Significa che siamo sulla strada giusta. Che ci stiamo avvicinando al mondo incantato.
Certo, cambieremo. Ma in meglio, ve lo assicuro.









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