lunedì 26 maggio 2014

La ginnasta


 la fiaba di oggi è dedicata alla piccola Gaia, con tantissimi auguri per una rapida guarigione.


La ginnasta
Gaia si stava allenando per le Olimpiadi, che sarebbero iniziate l’indomani.
Era nervosa, molto nervosa. Aveva smesso di contare da quanti anni eseguiva quegli esercizi che le avevano fatto guadagnare fama e medaglie, anche se a prezzo di tanto lavoro e sacrifici.
Adesso, stava per cogliere i meritati frutti di tanta fatica, se tutto fosse andato bene. Le altre ginnaste erano molto brave e lei era un po’ inquieta, ma sapeva di essersi preparata al meglio delle sue possibilità e di avere ottime probabilità di vincere.
Chissà perché, le tornò in mente quell’anno di tanti anni prima, in cui aveva dovuto rinunciare a un’importante competizione per un soffio.
Non proprio un soffio, in realtà. Una brutta frattura. Era da molto tempo che non ripensava a quell’episodio. Chissà perché le tornava in mente proprio adesso.
E mentre inseguiva con la mente quell’episodio lontano, Gaia si distrasse. Un brutto movimento, il tonfo della caduta.
“Oh no!” riuscì a pensare Gaia prima di perdere conoscenza.
Le sembrò di precipitare nel buio e poi vide una luce in lontananza. La seguì e sbucò in un paesaggio aperto, che non riusciva a scorgere bene a causa della luce abbagliante. Si guardò stupefatta. Era tornata quella Gaia di tanti anni prima, quando la frattura le aveva impedito di partecipare alla competizione. Una figura le si avvicinava, in mezzo a tutta quella luce. Sembrava… ma sì, Mago Merlino. Un vecchio con una lunga barba bianca e il cappello a punta.
“Benvenuta, Gaia” le disse il vecchio. “Ti stavamo aspettando.”
Gaia rimase per un pezzo senza parole. “Mi stavate aspettando?” riuscì a chiedere infine.
“Naturalmente” disse il vecchio mago con un lieve sorriso e un tono sereno.
“So che tu volevi incontrare soprattutto me, ma vedi, per il tuo problema io non ho potere. Seguimi, ti prego. Ti porto da chi potrà aiutarti.”
Gaia non ricordava di avere un problema, veramente. Però era vero, che era sempre stata affascinata dalla figura di Mago Merlino. Ora che lo guardava bene, sembrava più che altro un miscuglio tra Mago Merlino, Gandalf e Albus Silente.
Insomma un grande vecchio, di quelli che ci aspetta che conoscano tutti i segreti del mondo.
E lui le stava dicendo che non poteva aiutarla?
Gaia iniziò a preoccuparsi, forse il suo problema era davvero serio…
Gli occhi si erano finalmente abituati a tutta quella luce e scoprì di trovarsi  in una valle tra alti monti. Una montagna spiccava bianca davanti a lei, coperta di neve e ghiaccio. Era il riverbero del sole sulla neve e sul ghiaccio ad averla abbagliata.
Mago Merlino le porse un paio di morbidi stivaletti foderati e un mantello altrettanto morbido e caldo, poi si avviò su una mulattiera che sembrava percorrere il fianco della montagna. Gaia si strinse nelle spalle, indossò i suoi nuovi indumenti e lo seguì.
Camminarono a lungo, ma Gaia riusciva a procedere senza fatica. Il panorama era splendido, e la stradina tortuosa che stavano percorrendo offriva sempre nuovi scorci e nuovi paesaggi. A un tratto, di trovarono davanti a un ponte sospeso che sembrava pericolosamente malmesso.
Il ponticello di legno e corde oscillava al vento su una gola scoscesa, irta di rocce.
Mago Merlino si voltò e le sorrise. “Coraggio! Siamo quasi arrivati!” disse il vecchio facendole segno di avanzare.
Gaia sentiva un senso di nausea stringerle lo stomaco. Ma si costrinse ad avanzare e in qualche modo superò il ponte, che si sgretolò subito dopo il loro passaggio.
“Come faremo a tornare indietro?” si preoccupò la ragazza. “Non ti preoccupare,” rispose Merlino continuando ad avanzare canticchiando.
Arrivarono a un tratto davanti a una parete di roccia e ghiaccio. Il sentiero sembrava svanire in quel punto. “Per di qua!” disse allegramente Merlino toccando la parete di ghiaccio con il suo bastone, e immediatamente ecco un arco aprirsi, consentendo ai due di entrare in quella che sembrava un’enorme caverna di ghiaccio. Era talmente splendida, che Gaia rimase senza fiato. Le pareti erano trasparenti e la luce giocava sui cristalli e sul ghiaccio formando ovunque piccoli arcobaleni danzanti.
In mezzo alla caverna c’era una sorta di alta fontana di ghiaccio, da cui sgorgava un’acqua limpidissima.
“Benvenuti” risuonò una voce cristallina. La donna che avanzò verso di loro era maestosa.
Alta e bionda, indossava un abito incredibilmente luccicante  che sembrava di cristallo sottile e morbido, tra cui spiccavano gemme luminosissime. La donna aveva al tempo stesso un aspetto giovane e una saggezza che sembrava antichissima. Salutò rapidamente Merlino, che si inchinò dinanzi a lei, e poi si rivolse a Gaia.
“Eccoti qui, finalmente,” disse la donna osservando Gaia con un sorriso. La ragazza, sotto quello sguardo, si sentì compresa fino in fondo all’anima, senza sapere perché.
“Mi scuso per non averti dato prima il tuo dono, ma per ogni cosa, bisogna aspettare il moento adatto,” disse la donna prendendo posto su un trono di ghiaccio e indicando un sedile sontuoso, pure di ghiaccio, a Gaia.
“Ma sono contenta di potertelo dare adesso.” Con quelle parole, porse a Gaia una scatolina di cristallo, che custodiva al suo interno un numero imprecisato di stelline di ghiaccio.
“Che cosa sono?” chiese Gaia, pentendosi subito di quel tono confidenziale con quella che evidentemente era una creatura fatata.
La donna sorrise. “Sono i tuoi desideri, Gaia. Quelli che a ogni donna è dato di realizzare nel corso della vita. Questi sono quelli che ti spettano. Ogni volta che ne realizzerai uno, una stella di ghiaccio si scioglierà. Vedi? Una si sta già sciogliendo…”
All’improvviso, anche la caverna di ghiaccio e tutto il resto sembrarono sciogliersi. Gaia si ritrovò sul stesa a terra, mentre la sua allenatrice la scuoteva. “Gaia! Tutto bene!”
Gaia si sollevò a sedere, guardandosi intorno.
Ma sì, gli allenamenti, le Olimpiadi…
Scosse la testa e mosse con cautela gli arti, uno alla volta. Tutto funzionava alla perfezione. Non si era fatta niente.
Si alzò e provò qualche movimento. Perfetto! Le sembrava di essere più sciolta, più leggera. Si sentiva lucida e piena di energia. E il giorno dopo, avrebbe partecipato alle Olimpiadi!
Chissà perché, adesso si sentiva piena di fiducia. Nulla le sembrava impossibile. Non più.

   


      

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