martedì 20 maggio 2014

La pensilina del bus 53

Non avevo molta voglia di scrivere questa fiaba, a dire il vero, ma poi è finita che mi sono divertita un a sacco.

La pensilina del bus 53

Era una piovosa sera primaverile, quando Strega Marletta si rifugiò tutta fradicia di pioggia sotto la pensilina del bus 53.
Ma… era una sua impressione, o quella pensilina si era davvero protesa un po’, come per andarle incontro, come per ripararla meglio?
Strega Marletta si scrollò gli abiti inzuppati e si tolse il cappello. Certo, spostarsi volando su una scopa era comodo, ma quando iniziava a piovere davvero forte era meglio un bell’autobus.
Adesso, poi, il vento faceva cadere la pioggia tutta di traverso e lei si bagnava anche se era sotto la tettoia… Ma ecco che la pensilina si protendeva un po’, per ripararla meglio.
Questa volta ne era proprio sicura! Aveva visto bene!
“Oh, bella questa,” disse Marletta scoccando un incantesimo affinché la pensilina potesse parlare. “Ma che cosa mi combini, tu?”
“Scusa…” disse timidamente la pensilina. “E’ che non riesco a resistere. Quando vedo le persone in difficoltà, è più forte di me…”
“Sei davvero una brava pensilina,” la incoraggiò Marletta. “Si vede che fai per bene il tuo lavoro e chissà quante ne vedi…”
“Oh, sì,” rispose la pensilina infervorandosi. “Io vedo un sacco di gente! Vedo chi va al lavoro, chi va a scuola, chi va a passeggio… Vedo le persone tristi, quelle allegre, quelle che hanno smesso di chiedersi come si sentono. Non hai idea di tutte le cose che sa una pensilina!”
“Inizio a rendermene conto,” disse Strega Marletta lanciando un’occhiata al display di attesa. Mancavano 15 minuti all’arrivo dell’autobus 53. C’era tutto il tempo per fare una bella chiacchierata.
Si fece comparire una bella cioccolata calda, si accomodò tranquillamente sul sedile e proseguì: “Ma non ti senti un po’ sola?”
“Io?” si stupì la pensilina “Ma scherzi? Io sto in mezzo alle persone dalla prima corsa del mattino fino all’ultima della notte. E poi, anche quando non passano più gli autobus, posso offrire riparo a persone e animaletti sperduti. Veramente non sto da sola quasi mai. E poi, anche quando non c’è nessuno, ho le tante storie che ho visto a tenermi compagnia.”
“Dai, racconta!”
“Sono moltissime, non saprei da dove cominciare… Ah sì, potrei raccontarti di quella volta che una bella ragazza dimenticò un piccolo ombrello, di quelli pieghevoli, proprio dove sei seduta tu. Dopo un po’ arriva un bel giovane, si siede e guarda l’ombrello. Lo solleva, lo osserva, e alla fine se lo porta via. Da allora, tutte le sere viene qui più o meno alla stessa ora, anche se c’è bel tempo. Si siede lì e aspetta. Osserva il via vai delle persone, zitto zitto, e dopo un po’ se ne va.”
“E poi?”
“E poi viene il bello! Una sera, scoppia un temporale. Pioveva che non ti dico! Arriva di corsa una ragazza che si sta bagnando tutta. Lui la vede arrivare da lontano e le corre incontro tenendo aperto il piccolo ombrello per ripararla. Corrono fin qui, si riparano sotto di me e lei si stupisce, perché riconosce il suo ombrello! Parlano seduti uno accanto all’altra. Passa un autobus, ne passa un altro e loro sono sempre qui a parlare. Alla fine, se ne vanno tenendosi per mano.
Sai che si sono voluti sposare qui?  Mi avevano tutta coperta di nastri e fiori, avessi visto come ero bella!”
Strega Marletta, che era una gran romanticona, bevve un sorso di cioccolata per mascherare la commozione e poi si schiarì la voce. “E poi?”
“E poi potrei raccontarti di quel cucciolo di cane bellissimo, ma piccolo piccolo, che si veniva a nascondere qui per dormire, avvolto in un pullover caduto per terra a qualcuno. Si metteva in quell’angolo, vedi? E io vedevo sempre un signore tutto solo, che quando vedeva i cani sospirava, e speravo tanto che quei due si incontrassero, il signore e il cagnolino, perché starebbero stati proprio bene insieme. Ma non si incrociavano mai. Così… be’, questo non dovrei dirtelo, ma una sera ho fatto lo sgambetto al signore."
”Cosa?”
“Eh sì. L’ho fatto inciampare. Ha sbattuto un ginocchio per terra e ha anche imprecato, ma poco. Poi si è seduto a massaggiarsi il ginocchio, che si stava gonfiando come una zucca. Così era ancora qui, quando è arrivato il cagnolino.”
“Ma poi?”
“Me lo sentivo, che sarebbero andati d’accordo quei due e infatti adesso sono inseparabili. Li vedo spesso passare, il cane con il suo bel collarino rosso e il signore tutto allegro. E non saprei dire chi dei due è più fiero di farsi vedere in compagnia dell’altro!”
Ormai l’autobus 53 stava arrivando e Marletta, controvoglia, si alzò e fece sparire la tazza della cioccolata. “Ma dimmi,” chiese infine, “ti dispiacerebbe se ogni tanto ti venissi a trovare? Così, solo per fare due chiacchiere…”
 “Mi troverai sempre qui,” rispose la pensilina con quello che sembrava un piccolo cenno d’assenso.
Marletta si arrampicò sull’autobus, tutta assorta nei racconti che aveva appena sentito. Al punto che si dimenticò completamente di annullare l’incantesimo che permetteva alla pensilina del bus 53 di parlare!



Buonanotte. A domani.

Nessun commento:

Posta un commento