venerdì 23 maggio 2014

La principessa del deserto

La principessa del deserto
C’è un’antica leggenda che viene raccontata tra gli abitanti  del Sahara.
Secondo la leggenda, un tempo nel vasto territorio che è oggi occupato dal deserto  fiorivano migliaia di giardini e la terra era fertile.
Ma gli uomini non rispettavano le leggi divine e la loro vita era costellata di decine di piccoli e grandi peccati.
Allora un giorno Dio disse agli uomini che, a partire da quel momento, avrebbe mandato sulla terra un granellino di sabbia per ogni loro peccato.
Gli uomini scioccamente pensarono “Che differenza potrà mai fare un granellino di sabbia?” e continuarono cocciutamente a peccare.
Così, un granellino di sabbia dopo l’altro, nacque il deserto del Sahara…


C’era una volta un giardino fiorente, in una terra lontana.
Era un giardino davvero bello, che un padre amorevole aveva voluto per la sua bellissima figlia, Suheila.
C’erano frutti dolcissimi di ogni tipo e fiori che nelle sere d’estate profumavano l’aria per miglia intorno. Le belle fontane rivestite delle più preziose ceramiche erano collegate da rivoli d’acqua gorgogliante che sembravano cantare.
Nel giardino passeggiavano stupendi pavoni dal piumaggio straordinario e sugli alberi vivevano gli uccellini dal canto più melodioso. Piccoli padiglioni ornati, tutti diversi, fornivano angoli di frescura per chi aveva voglia di riposare sui cuscini di seta.
Quel giardino era un paradiso in terra ed era protetto dagli sguardi e dagli intrusi da alte mura ornate.
Ma anche le cose più belle possono venire a noia e la fanciulla per cui era stato creato quel meraviglioso giardino se ne sentiva prigioniera e sognava solo di andarsene fuori, a vedere il mondo.
“Ma figlia mia,” le diceva il padre, “non troverai in tutto il mondo un luogo bello come questo.”
Suheila amava il padre, ma il desiderio di vedere quello che c’era fuori da quelle mura la consumava.
Infine, un giorno, scambiò i suoi ricchi abiti con quelli di una domestica e uscì per le strade della città. Non era abituata alla calca e alla libertà e ben presto si perse.
Vagò a lungo per le vie e un astuto mercante che la vide passare e ripassare si rese conto che si era perduta. Allora le si avvicinò e disse facendo finta di niente: “Ah, fa proprio caldo oggi. Meno male che ho una giara piena di acqua fresca, proprio lì.”
Suheila aveva in effetti una gran sete e ingenuamente gli chiese se poteva berne un poco anche lei.
L’astuto mercante acconsentì subito, dicendo: ”Bada, però, che non ho tazze. Dovrai bere direttamente dalla giara.” Inesperta com’era, la ragazza cadde nel tranello e si sporse all’interno della giara. A quel punto il mercante le diede uno spintone, chiuse il coperchio e caricò la giara su un cavallo veloce che partì al galoppo.
“Ben mi sta,” pensava Suheila chiusa dentro la giara. “Mi sentivo prigioniera dentro il mio bel giardino, e adesso sto rinchiusa dentro una giara.”
A quei tempi, ormai la sabbia aveva invaso gran parte di quei territori. Gli abitanti si stavano radunando tutti verso la città, ma la scarsità di risorse li rendeva sempre più astuti e sempre meno onesti, così i granelli di sabbia continuavano a moltiplicarsi e il deserto invadeva rapidamente ogni cosa.
Il mercante aveva intenzione di portare la ragazza a un mercato di schiavi in una città vicina, ma non sapeva che ormai il deserto l’aveva completamente cancellata.  Cercò e ricercò la strada, ma la città non c’era più.
Stava decidendo sul da farsi, quando si scatenò una tempesta di sabbia. Spaventato di farsi cogliere allo scoperto, voltò il cavallo per tornare a casa, ma la tempesta lo investì in pieno. Il vento soffiò per ore o per giorni, Suheila non avrebbe saputo dirlo, chiusa dentro la sua giara.
Quando finalmente il vento smise di ululare, la ragazza aprì piano il coperchio della giara e uscì fuori.
Intorno a lei c’era solo deserto.
Sabbia ovunque. Ma per fortuna in quel mare di sabbia spiccavano in lontananza le bianche mura del suo giardino.
Stupita, camminò in quella direzione. Non c’era alcuna traccia del mercante né della città. Solo il suo giardino era rimasto intatto, forse perché il padre era un uomo giusto e buono.
Alla fine, esausta, giunse a casa, si fece aprire e corse ad abbracciare il padre, scusandosi per la sua bravata.
Da allora, il giardino rimase l’unica oasi di verde in mezzo alla sabbia e la ragazza, che non volle mai più lasciarlo, divenne la protagonista di tanti racconti che narravano della misteriosa principessa del deserto.

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