mercoledì 21 maggio 2014

La leggenda della cicogna

Fiaba del 21 maggio.

 La leggenda della cicogna


C’era una volta una cicogna di nome Arturo, purtroppo per lei.
Doveva il suo nome a un certo pasticcio con un bambino che veniva, appunto, trasportato da una cicogna e che avrebbe dovuto chiamarsi Arturo, mentre invece per un po’ di confusione aveva finito col chiamarsi Ala Nera. Al bambino non dispiaceva tanto, quel nome così particolare, ma alla cicogna il fatto di chiamarsi Arturo proprio non andava giù.
In ogni caso ormai era fatta, così Arturo cercava di non pensarci mentre volava alta nei cieli del nord Europa.
Le piacevano molto quei villaggi di casette con i tetti a punta e gli alti comignoli, anche se ci poteva stare solo nella bella stagione, perché in inverno faceva un freddo tremendo e tutto si copriva di neve.
Allora Arturo, come le altre cicogne, se ne volava verso sud in cerca di climi più confortevoli.
O piuttosto, diciamo che lo aveva sempre fatto fino a quel momento.
Perché quell’autunno Arturo aveva una “consegna” da fare.
Le cicogne consegnavano da sempre i neonati alle famiglie e per millenni e millenni erano state sempre attente a non farsi scoprire.
I genitori trovavano i neonati, spesso all’ombra di un cavolo e quindi si diceva che i bambini nascessero sotto i cavoli.
Alle cicogne non dispiaceva. Loro avevano un patto stretto all’origine dei tempi, per cui dovevano essere le portatrici della nuova vita. Poi. se agli esseri umani faceva piacere credere che i bambini che loro portavano nascessero sotto i cavoli, a loro andava bene così.
L’importante era che nessuno scoprisse il loro segreto.
Ed era appunto quel segreto che stava trattenendo Arturo oltre il tempo previsto in quei climi freddi.
Stava aspettando il “segnale” per andare a prendere un bambino e consegnarlo a casa dei genitori. Poi si sarebbe affrettata a raggiungere le altre cicogne in climi più caldi.
Ma il “segnale” tardava e tardava e tardava. Era già scesa la prima lieve nevicata e faceva sempre più freddo.
Arturo passava le notti accoccolata nel suo nido in cima a un albero, sognando il sole…
Alla fine il “segnale” arrivò, ma per suo sfortuna durante la prima tormenta di neve della stagione.
Arturo si gettò nella Fonte della Vita per prendere il neonato e immediatamente le goccioline d’acqua le si ghiacciarono sulle piume.
Per fortuna, non doveva andare molto lontano.
Affrontò coraggiosamente la tormenta e depositò il suo prezioso carico sotto un cavolo, pensando: “Appena smette questa nevicata, me ne volo al sud!”
Ma subito ricevette un altro “segnale”.
Altro volo nella neve e intanto si era fatto buio.
Tanto buio che non si accorse dello strato di ghiaccio che ricopriva il giardino e, invece di atterrare elegantemente come era abituata a fare, prese uno scivolone pazzesco e si ammaccò una zampa e un’ala. Era lì mezzo stordita da quell’incidente quando i nuovi genitori aprirono al porta di casa.
Arturo volò come poteva sul tetto e cercò di nascondersi dietro al comignolo, così si accorse che quel comignolo era caldo! Caldo come le sabbie delle terre del sud.
Seppur ferita, riuscì a intrecciare qualche fuscello e a farsi un nido, che sistemò proprio su quel comignolo.
In realtà, qualcuno da terra poteva vederla, ma era esausta e dolorante e pensò che non faceva male a nessuno.
Il comignolo rimase caldo per diversi giorni, perché i genitori di un neonato tenevano sempre ben riscaldata la sua cameretta. Così Arturo riuscì a guarire perfettamente, ma arrivò un altro “segnale2 e poi un altro e poi un altro.
Essendo l’unica cicogna rimasta in zona, Arturo fu indaffarata per tutto l’inverno a consegnare bambini e ogni volta, per trovare un po’ di conforto dal freddo, finiva per fare il nido sul comignolo che si trovava sulla stanza del neonato, che rimaneva  sempre caldo di giorno e di notte.
Ben presto, gli abitanti di quella zona si accorsero che ogni volta che arrivava un nuovo bambino la cicogna faceva il nido sul tetto di quella casa e iniziarono a chiedersi se, per caso, quella storia che i bambini nascevano sotto i cavoli non fosse falsa.
All’arrivo della primavera, in quella zona tutti avevano ormai capito che i neonati li portano le cicogne, e l’antico segreto fu infranto.
Ma le altre cicogne, scoprendo che Arturo era rimasta al freddo per tutto l’inverno, non ebbero cuore di rimproverarla e da quel giorno, immaginando le sue ali ricoperte di neve e di ghiaccio, le mutarono il nome in Ala Bianca.


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