domenica 25 maggio 2014

Il pavone blu

Pensavate di esservi scampati la fiaba del giorno, eh?
Invece no. Eccola qui.

Il Pavone blu

C’era una volta una bambina che si chiamava Adele e che amava moltissimo andare a trovare una vecchia zia.
Questa vecchia zia era un po’ scorbutica e di cattivo carattere, quindi andarla a trovare non piaceva quasi a nessuno, in famiglia.
Abitava in una casa che un tempo doveva essere stata sfarzosa, con una serie di stanze, sale e salotti che si affacciavano gli uni sugli altri, ma adesso era solo trascurata, polverosa e piena di vecchie cose.
Adele non aveva capito bene come mai, visto che la zia non aveva mai avuto figli, ma in casa sua c’era anche una grande stanza per bambini, piena di vecchi libri e giocattoli d’altri tempi.
Ma non era nemmeno per quella, che Adele amava andare dalla zia.
Il motivo della sua predilezione per quella casa era un dipinto.
Era un dipinto grande, che raffigurava un giardino in cui passeggiava un volatile straordinario, di un blu incantevole, con una coda grandissima aperta a ruota composta da piume bellissime, leggere e con una decorazione verso la fine.
Adele si sedeva in salotto, rispondeva educatamente alla zia e accettava di buon grado il tè striminzito con appena un pezzetto di pane e burro che veniva offerto per merenda, pur di poter ammirare quel dipinto.
Le provocava una sorta di desiderio struggente di allungare la mano e accarezzarlo, quel pavone, di sentire sotto le dita quelle piume che sembravano più lievi dell’aria.  
Le sembrava così ingiusto, averlo lì a portata di mano, con quell’aspetto più vero del vero, eppure non poterlo raggiungere.
Se ci fosse stata una magia per entrare in quel dipinto, Adele l’avrebbe accettata all’istante e a qualunque costo.
Ma non poteva.
Non conosceva nessuno in grado di fare quella magia, e il suo desiderio cresceva inutilmente a ogni visita alla zia.
Passarono diversi anni, la vecchia zia passò a miglior vita e il dipinto col pavone arrivò infine a casa di Adele.
Adesso poteva guardarlo tutte le volte che voleva, ma quel desiderio struggente di toccarlo, invece di placarsi, diventava sempre più forte.
Fino a che la bambina iniziò a provare un’avversione sorda per quel dipinto che prima l’aveva tanto affascinata. Le sembrava una promessa non mantenuta, quella dell’artista che aveva raffigurato così bene quel giardino e il suo abitante.
Dava l’illusione di trovarsi davvero in quel giardino, di potere allungare una mano e toccare il pavone, ma era solo un imbroglio - ora che era più grande Adele lo sapeva – fatto di tela e colori. Non c’era niente di vero.
Era qualcosa che faceva nascere un desiderio impossibile da realizzare.
Così la bambina evitò accuratamente di guardare ancora il dipinto. Quando era in salotto, sedeva in modo da non doverlo vedere e si teneva sempre impegnata in qualcosa, un libro o un ricamo, per evitare di alzare lo sguardo.
Ma poi un giorno un parente di ritorno da un viaggio portò in dono alla mamma proprio un ventaglio di piume di pavone, definendolo magico, perché in grado di allontanare la malasorte.
Adesso Adele le poteva toccare, quelle piume straordinarie e per qualche tempo si senti felice di passare ore a giocare con il ventaglio di piume di pavone.
Ben presto, però,  tornò a invaderla quel senso di insoddisfazione che non comprendeva.
Adesso cercava di evitare sia il dipinto che il ventaglio.
Fino a quel pomeriggio d’estate in cui, vinta dalla calura, si addormentò sul divano proprio sotto al dipinto del pavone blu.
Sognò il pavone che dolcemente scendeva dal dipinto. Il sogno era molto realistico, e Adele nel sogno sollevava il pavone e percepiva il peso dell’animale e il suo calore attraverso le piume. La lunga coda era chiusa, e il pavone le rivolgeva la parola: “Tu mi hai voluto tanto bene, senza saperlo, e io per gratitudine ti posso esaudire un desiderio. Solo uno, quindi scegli bene.”
Adele nel sogno non ebbe un attimo di esitazione. “Desidero avere un giorno un giardino come quello del dipinto, con un bel pavone come te ad abitarlo.” “Così sarà,” rispose il pavone prima di tornare nel dipinto, aprire la coda a ruota e salutare con un cenno Adele prima di tornare immobile.
Adele si svegliò da quel riposo sul divano stranamente pacata, convinta che il pavone, un giorno, avrebbe mantenuto la sua promessa. E così fu, in effetti.
Adele, una volta adulta, andò a vivere in una casa con un giardino che pazientemente diventò come quello del dipinto, in cui passeggiavano non uno, ma tanti pavoni blu con i loro straordinari piumaggi. E lei fu una donna molto, molto felice.
 
Buone fiabe. Buonanotte.
 

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