sabato 17 maggio 2014

Oltre la cascata

Fiaba del 17 maggio

Oltre la cascata

Serena aveva lavorato parecchio, in quel giorno d’inverno. Come fata della brina, si era occupata di disegnare finissimi decori ghiacciati sui bordi delle foglie, sull’acqua degli stagni, sui fili d’erba e sui vetri delle case. Non vedeva l’ora di oltrepassare la cascata e riposare un po’ nella sua accogliente casetta, ma un suono lamentoso l’attirò verso una piccola conca coperta di foglie secche.
Si avvicinò incuriosita e vide una gattina grigia col musetto bianco, piccola piccola, che miagolava tutta sola.
- Povera gattina, disse Serena. - Ti sei persa? Come ti chiami?
- Non so se mi sono persa, disse la gattina. - Ero in una casa calda con la mia mamma e all’improvviso qualcuno mi ha portato qui. Ho freddo e fame. Mi chiamano Batuffolo.
In effetti la micina aveva tutta l’aria di un batuffolo, per tanto era soffice, e Serena ne fu subito conquistata.
- Puoi venire con me, non temere. Con quelle parole sollevò Batuffolo e se la tenne stretta al petto, coprendola con il proprio mantello.
 Dopo un breve tratto di strada attraverso i boschi, arrivano a una cascata, che però era tutta ghiacciata.
Serena si diresse verso quel muro di ghiaccio e lo attraversò.
Dall’altra parte, c’era la sua casa. Un grotta scavata nella roccia, con tutte le pareti e il pavimento ricoperti di soffice muschio. Serena aveva un grande senso artistico, quindi aveva sistemato qua e là ciuffi di fiori profumati che scendevano dalle pareti come minuscole cascate di petali. In un angolo c’era un camino scavato nella pietra in cui ardeva un caldo fuoco e poi c’erano i pochi mobili di cui può avere bisogno una fata: un letto foderato di petali di rosa per dormire, con una coperta tessuta appositamente per lei dai bachi da seta, calda e leggera; un grande baule di legno di cedro profumato, intagliato per lei dal popolo dei nani con disegni fini e delicati come quelli che Serena faceva con la brina, in cui riporre gli abiti e le altre cose; infine una sedia a dondolo di giunco intrecciato.
Da una piccola madia, la fata prese il calice di un fiore e versò un po’ di latte che offrì a Batuffolo.
La gattina si guardava intorno stupita, annusando tutto, ma accettò volentieri il latte. La fata versò un po’ di nettare caldo per sé in un altro calice di fiore e bevve pensosa.
Con l’arrivo di Batuffolo avrebbe dovuto cambiare alcune cose, affinché la gattina potesse sentirsi a suo agio. Aprì il baule e tirò fuori i petali di rosa che teneva da parte, con cui rapidamente confezionò un cuscino morbidissimo e profumato per la bestiola, che ci si accoccolò subito felice.
In breve, Serena e batuffolo divennero inseparabili.  
Dove c’era una, c’era anche l’altra, che giocava a rincorrere i disegni di brina che Serena stendeva sulle cose.
Passò così l’inverno e durante l’estate le due giocavano spensierate nei boschi. Ma un bel giorno Serena sentì venirle meno le forze. Era sempre bellissima, ma era una fata di diverse centinaia di anni e sentì che stava venendo per lei il momento di andarsene.
Ma che fare di Batuffolo?
Un giorno, intimò alla gatta, che ormai era cresciuta, di aspettarla a casa perché doveva fare una cosa importante.
Batuffolo ci rimase male, ma si accoccolò sul suo cuscino di petali di rosa e attese.
Quando Serena ritornò attraverso la cascata, però, batuffolo continuò a fare l’offesa e le dava le spalle, senza degnarla della minima attenzione.
- Suvvia, Batuffolo! disse infine la fata. Non potevo portarti con me, perché dovevo andare a parlare con la Regina delle fate del tuo futuro. Ho grandi notizie, per te. Diventerai una fata anche tu!
A quelle parole Batuffolo mise da parte il suoi sentimenti feriti e si volse a guardare la fata con attenzione. Serena, con un sorriso, recitò le formule e gettò su Batuffolo un po’ di polvere magica che la fece starnutire. E Batuffolo si mutò. Si mutò in una fata bellissima, con orecchie da gatta e il viso ornato da un pizzo finissimo di brina.
Serena la guardò orgogliosa. Non avrebbe potuto sognare per succederle una fata più bella di così.
Così batuffolo diventò la nuova fata della brina, mentre Serena si ritirò a riposare nel luogo in cui riposano le fate, facendo frequenti visite a Batuffolo.
Se tenete gli occhi aperti nelle notti d’inverno, potreste anche vederla, Batuffolo, con le sue orecchie da gatto, che disegna sottili decori di brina, a volte persino in compagnia di Serena.    


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