martedì 6 maggio 2014

La principessa dai capelli verdi e i cani di pietra rossa

Ecco la fiaba sugli spunti più votati al 5 maggio: la principessa dai capelli verdi e i cani di pietra rossa.

La principessa dai capelli verdi e i cani di pietra rossa

C’era una volta una giovane Regina che aveva lasciato la sua verde terra nei pressi di Odessa per seguire il Re suo marito, ma ne aveva tanta nostalgia che le era venuto il capriccio di vestirsi sempre di verde.
“Non ne verrà niente di buono,” borbottava infastidita la madre del Re, ma poiché egli amava teneramente la sua sposa, lasciava correre.
Così un bel giorno nacque una principessina bellissima, dai capelli verdi come un prato di primavera.
La madre del Re, vedendola, sussultò. E prima che chiunque altro potesse accorgersi delle caratteristiche della neonata, la avvolse in un panno e si allontanò in tutta fretta dal palazzo.
Camminò per giorni, fino una grotta che un tempo era stata una cava dei Nani, con due cani di pietra rossa a guardia dell’ingresso.
Passavano gli anni e la principessa dai capelli verdi, chiamata Esmeralda, diventava sempre più bella e di buon carattere. La vecchia le era molto affezionata e tante volte si era pentita della sua decisione, ma ormai era fatta.
Esmeralda si occupava ogni giorno di portare le pecore al pascolo, coi capelli verdi ben nascosti da un berretto. La fanciulla sapeva scovare l’erba più verde ovunque fosse e guidava le sue pecore con passo sicuro sulle cime dei monti.
Ogni sera, al suo ritorno, i cani di pietra la salutavano così: “Troppo verde, principessa, per la nostalgia di Odessa” e lei rispondeva “Troppo rosso, cari cani, per la volontà dei Nani.”
Esmeralda, infatti, passando lunghe ore a conversare con i cani di pietra, aveva appreso la loro triste storia.  Altri non erano se non un Re e una Regina, partiti molti anni prima alla ricerca del figlio scomparso. Erano capitati per errore nella cava dei Nani che, vedendo i due intrusi, li avevano trasformati all’istante in due cani di pietra.
Quello che la fanciulla non sapeva, era che spesso era seguita nei suoi vagabondaggi da un altro pastore di pecore, di nome Arturo.
Quello che Arturo non sapeva, era che spesso era seguito da un nano di nome Ombretto, che anni prima si era impegnato coi genitori del ragazzo a vegliare su di lui. 
Accadde così che una sera, avendo seguito Esmeralda fino alla grotta, Arturo sentì i cani salutarla: “Troppo verde, principessa, per la nostalgia di Odessa.” E lei di rimando “Troppo rosso, cari cani, per la volontà dei Nani.” Poi uno dei cani sospirò: ”Spero solo che Ombretto sia stato di parola!”
All’udir questo il nano saltò fuori dal suo nascondiglio: “Sì, vostre Maestà! Ecco qui vostro figlio Arturo!”
A quelle parole i cani di pietra iniziarono a piangere calde lacrime rosse, che cadevano per terra formando pozze che si allargavano sempre di più. Anche Esmeralda iniziò a piangere lacrime verdi e quando queste caddero sulle lacrime rosse ci fu un gran lampo e all’improvviso i due cani di pietra tornarono umani, mentre i capelli di Esmeralda diventarono di un bel castano dorato. “Che prodigio è mai questo?” borbottò la nonna uscendo di corsa dalla grotta. “Me lo avete insegnato voi, nonnina, che quando si mescolano il verde e il rosso…” disse Esmeralda.
Così, con ogni colore tornato al suo posto, la principessa poté tornare dai suoi genitori. Dopo poco si celebrarono le nozze fra i due giovani e da allora tutti vissero, per lunghi anni, felici e contenti.


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