martedì 13 maggio 2014

Il vascello invisibile

Ecco la fiaba di oggi, ma che stanchezza!

Il vascello invisibile

Essere l’unica ragazza a bordo di una nave partita a raccogliere rarità botaniche era una vera seccatura. O almeno questo pensava Sonia guardando suo padre, il famoso Capitano Smith, mentre si occupava di stivare tutte le cabine disponibili con rare piante di caffè, cacao e vaniglia.
Ma a Sonia non era permesso scendere a terra, non le era permesso andare a esplorare quelle coste coperte di foreste lussureggianti e nemmeno salire sulle piccole lance che risalivano i fiumi per esplorare quelle terre di animali strani, profumi intensi e fiori incredibili.
Nei suoi abiti femminili, Sonia era d’impiccio ovunque anche a bordo della nave e suo padre la proteggeva come faceva con quelle rare specie botaniche: tenendola chiusa e al riparo. Ma Sonia non voleva rimanere al riparo. Se fosse stata un ragazzo, a tredici anni avrebbe avuto tutta la libertà del mondo, invece quella lunga traversata era stata un incubo. Il padre sembrava farne una colpa a Sonia, se la zia Antonietta era caduta gravemente ammalata poco prima della partenza della spedizione e non aveva più potuto prendersi cura di lei. E così Sonia era dovuta partire con il padre.
Era così contenta, all’inizio! Sognava avventure, galeoni di pirati, sognava di arrampicarsi sul pennone più alto e guardare i delfini!
Invece era rimasta per tutto il tempo chiusa in cabina, quasi sempre sola, con il divieto di fare praticamente tutto.
Così, una sera, aveva gettato una bottiglia in mare. Con dentro un messaggio: “Aiuto!”    
E adesso passeggiava sul ponte della nave ancorata in una baia tranquilla, ascoltando gli strani suoni che provenivano dalla foresta e osservando quella luna che sembrava immensa e scintillava sul mare.
A un tratto, un suono sordo proveniente dalla fiancata di babordo la fece sobbalzare. Era come se qualcosa di molto grande avesse urtato la nave. Sonia andò a vedere, ma non c’era proprio nulla, se non una strana increspatura sul mare…
In modo del tutto irragionevole, allungò una mano e quello che sentì la riempì di stupore. Lei al tatto sentiva una nave, ma non la vedeva. Poi una voce femminile: “Coraggio, salta! Non avere paura!”
Sonia esitò solo un attimo, poi prese la rincorsa e saltò.
Atterrò piuttosto rudemente sul ponte dell’imbarcazione invisibile, che silenziosamente si allontanò sulle acque tranquille. Quando furono abbastanza lontani, la stessa voce di prima disse: “Ci sono degli abiti per te nella tua cabina, sul ponte di comando.”
Fino a pochi mesi prima, Sonia non avrebbe capito l’indicazione, ma adesso si mosse con sicurezza sul ponte invisibile e raggiunse agevolmente la cabina. Trovò a tentoni una porta e la spinse.
Oltre la soglia, trovò una vera e propria cabina, con un bel letto, un tavolo e una sedia, su cui erano posati degli abiti maschili esattamente della sua misura. Che sollievo fu, liberarsi delle lunghe sottane ornate di merletti!
Dopo essersi cambiata, Sonia tornò sul ponte. “Dove andiamo di bello?” provò a chiedere. E la voce le rispose: “Ovunque tu voglia, capitano!” Sonia non stava in sé dalla gioia. Ordinò di fare rotta verso una baia che aveva visto pochi giorni prima e la nave virò con un’elegante manovra.
Filava che era una bellezza e raggiunse la baia in men che non si dica. Una lancia fu calata per accompagnarla a terra, come aveva chiesto. Sbarcò su una spiaggia di sabbia bianca e scintillante, illuminata chiaramente dalla luna. C’erano strane piante altissime e la sua accompagnatrice invisibile  raccolse per lei i frutti più dolci e succosi, i fiori più straordinari e profumati. Intanto, le illustrava le bellezze del luogo e le raccontava meravigliose storie di pirati che si erano svolte in quei mari.
Infine comparvero come dal nulla due amache tese tra le palme e Sonia si addormentò felice, ascoltando i racconti della sua nuova amica.
Il giorno dopo risalirono un fiume con la lancia, addentrandosi in una foresta quali Sonia non ne aveva mai viste. Alberi alti come torri si intrecciavano gli uni agli altri, coprendo quasi completamente la luce del sole. Vide pappagalli variopinti, alligatori e piante e animali mai visti.
Poi la voce disse: “Si sta avvicinando una tempesta, dobbiamo sbrigarci a salpare.”
Tornarono alla nave invisibile e presero il largo. A un tratto li videro: i pirati. Sonia ebbe un brivido di paura, ma la sua amica la rassicurò: sul vascello invisibile, nessuno avrebbe potuto vederla. Si affiancarono alla nave dei pirati, che proseguirono nelle loro faccende ignari di essere osservati. Sonia era affascinata e ogni tanto chiedeva sottovoce qualche chiarimento alla sua amica invisibile, ma lei la zittì: “Shhht, sul mare le voci corrono!”
Poi Sonia si rese conto che i pirati stavano per attaccare la nave di suo padre, ma prima che potesse dire una cosa qualsiasi la voce la rassicurò sussurrando: “Non temere, lo aiuteremo noi.”
Il vascello si portò rapidamente più vicino alla nave del Capitano Smith e, prima che gli ignari marinai si rendessero conto di quello che stava accadendo, sparò una cannonata per avvisarli del pericolo.
Il trucco funzionò. I marinai avvistarono la nave pirata e si prepararono a difendersi.
Quella battaglia, signori, fu incredibile, con il vascello invisibile che ostacolava in tutti i modi le manovre della nave pirata e i pirati che iniziavano a guardarsi intorno irrequieti, perché, come è risaputo, sono uomini molto superstiziosi.
Quando ormai sembrava che l’arrembaggio fosse inevitabile e le navi erano tutte vicinissime, però, iniziò a piovere. Una pioggia così fitta che le goccioline che rimbalzavano sul vascello invisibile lo resero perfettamente visibile. Anche le sagome delle due ragazze diventò evidente, grazie alla pioggia. Dopo un istante di sconcerto, Sonia chiese alla ragazza più o meno della sua età che riusciva a scorgere: “Ma chi sei?” Non ebbe tempo di aspettare la risposta, perché a quel punto i pirati iniziarono a urlare: “Guardate là! È il vascello invisibile! È la figlia del Pirata Barbaglossa!”
La figuretta annuì, prima di dire a Sonia: “Sì, sono la figlia di una famoso pirata, condannata a vagare per questi mari in solitudine. Almeno fino a quando non ho avuto la fortuna di trovare un’amica come te.”
Sonia guardò la sagoma della ragazza. Non la vedeva bene, ma intuiva che portava un ampio cappello da pirata e che aveva due archibugi infilati nella cintura. Il vascello era bellissimo.
Le stava offrendo la vita che aveva sempre sognato, all’avventura, per mare!
Ma poi vagò con lo sguardo fino alla nave del padre, distinguendone la figura sul ponte che puntava il cannocchiale nella loro direzione.
I pirati avevano rapidamente invertito la rotta e si stavano dileguando.
“Solo tu puoi decidere” disse la figlia del pirata.
E Sonia, dopo una lunga riflessione, rispose con sospiro: “Devo tornare da lui. Anche lui ha solo me.”
Il vascello fantasma si affiancò ancora una volta alla nave del Capitano Smith e Sonia spiccò il salto che la riportò dritta tra le braccia di suo padre.
Poi, abbracciati, osservarono il vascello invisibile che si allontanava nella pioggia, in cerca di nuovi amici. 

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